I cento giorni della guerra in Ucraina

Il conflitto tra Mosca e Kiev  sta scivolando sul Mondo: un rumore di fondo a dispetto della tragedia vissuta dalle persone

di Raffaele Crocco

Sono 100 giorni più o meno. La guerra fra Russia e Ucraina sta scivolando sul Mondo, diventando rumore di fondo a dispetto della tragedia vissuta dalle persone. Esemplare quello che è accaduto a Leopoli, con la sfilata degli scuolabus gialli vuoti: hanno voluto ricordare così i 243 bambini uccisi ad oggi dalla guerra. I dati delle agenzie internazionali sono impietosi: ufficialmente ogni giorno sono stati uccisi almeno due bambini in Ucraina.

Mosca continua l’offensiva militare. Le fanterie russe hanno raggiunto il centro di Severodonetsk e cercano di consolidare le posizioni. Lo ha ammesso il portavoce del ministero della Difesa ucraino, Oleksandr Motuzyanyk. Le forze armate di Mosca avrebbero concentrato lì le riserve, con l’obiettivo di raggiungere il confine della regione di Lugansk. L’ obiettivo tattico è controllare Severodonetsk. E poi circondare Lysychansk. Gli ucraini continuano a resistere. Riceveranno nuove armi dagli Stati Uniti. Il presidente Biden ha tergiversato, poi ha deciso: fornirà a Kiev i lanciatori Himars. Possono lanciare razzi sino a 80 chilometri e, quindi, potrebbero essere usati per colpire il territorio russo. “Un fatto estremamente negativo”, ha spiegato il vice ministro degli Esteri russo, Serghiei Ryabkov. “Qualsiasi fornitura di armi a Kiev – ha aggiunto – aumenta il rischio di uno scontro diretto tra Stati Uniti e Russia”. Per il ministro degli Esteri russo Lavrov, “la fornitura Usa dei lanciarazzi multipli MLRS a Kiev rischierebbe di provocare un allargamento del conflitto con il coinvolgimento di Paesi terzi. Le richieste di armi straniere da parte dell’Ucraina sono provocazioni che mirano a coinvolgere l’Occidente nel conflitto”. Nel frattempo, le forze nucleari russe si esercitano a nordest di Mosca e la ultramoderna fregata Ammiraglio Golovko, equipaggiata con armi ipersoniche, entro la fine del 2022 entrerà in servizio nella Flotta settentrionale russa.

Sono le armi a parlare, insomma, mentre la diplomazia e la politica balbettano o sono mute. L’Unione Europea si espone al ridicolo con il sesto pacchetto di sanzioni. Prevede le restrizioni sull’acquisto del petrolio e l’accordo fra i 27 è stato raggiunto faticosamente, solo grazie ad una forte deroga concessa all’Ungheria. Appena 24 ore dopo l’approvazione, Budapest ha rimesso il bastone fra le cigolanti ruote europee, chiedendo di escludere il patriarca ortodosso Kirill – da sempre favorevole alla guerra decisa da Putin – dalle sanzioni. Inevitabilmente è iniziata una nuova trattativa, che dimostra le difficoltà dei 27 a muoversi in modo unitario.

Un minimo di risultati li porta a casa Erdogan: il presidente turco avrebbe raggiunto con Putin un accordo sulla partecipazione della sua flotta alle operazioni di sminamento del porto di Odessa. La Russia, dal canto suo, avrebbe assicurato la garanzia sui transiti. Questo consentirebbe la ripresa dei traffici, soprattutto del trasporto di grano. Partita importante, questa: la nuova guerra in Ucraina, con il conseguente blocco del commercio di grano, sta mettendo in ginocchio interi Paesi dell’Africa sub sahariana e del Vicino Oriente. Si parla di centinaia di milioni di esseri umani a rischio fame. Papa Francesco ha lanciato un appello: “Non si usi il grano, alimento di base, come strumento di guerra”. Il dramma della guerra ucraina sta rischiando di diventare una catastrofe.

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