I «pistola» più «pistola» del West

di Ilario Pedrini
 Quanto vale il mercato della morte. L’industria americana eccelle nella produzione di armi. Milioni di dollari destinati ai soliti “happy few”. Prodotti di morte destinati al mercato estero e, per una fetta, a quello interno. È un Paese che, periodicamente, apre gli occhi e fa i conti con le stragi interne ad opera di pazzi o invasati. Ecco allora i numeri crudi, con la classifica dei dieci maggiori produttori e i relativi fatturati milionari. Lo fornisce il sito internet Mother Jones, ripreso – come appendice ad un documentato articolo – da Lettera43.
1. Sturm Ruger: Armi prodotte: 1,64 milioni – Fatturato: 551 milioni di dollari.
2. Remington: Armi prodotte: 1,47 milioni – Fatturato: 939 milioni di dollari
3. Smith&Wesson: Armi prodotte: 1,31 milioni – Fatturato: 552 milionidi dollari
4. Glock: Armi prodotte:794 mila- Fatturato: 400 milionidi dollari
5. Sig Sauer: Armi prodotte: 678 mila- Fatturato: 500 milionidi dollari
6. O.F. Mossberg: Armi prodotte: 658 mila- Fatturato: 185 milioni di dollari
7. Savage: Armi prodotte: 639 mila- Fatturato: 185 milionidi dollari
8. Springfield Armory: Armi prodotte: 576 mila- Fatturato: 117 milionidi dollari
9. Beretta: Armi prodotte: 463 mila- Fatturato: 596 milioni di dollari
10. Taurus: Armi prodotte: 365 mila- Fatturato: 171 milioni di dollari
«Il giorno dopo il massacro di Orlando – si legge – i titoli di Smith & Wesson e di Sturm Ruger sono saliti rispettivamente dell’11,6% e del 9,6%». E ancora: «Negli ultimi cinque anni le azioni delle due società hanno abbondantemente superato la media dell’indice S&P 500, salito del 61%: le azioni di Smith & Wesson sono cresciute del 600%, mentre il rendimento di Sturm, Ruger è aumentato del 200%». Le stragi e le morti con vittime americane non rappresentano un’occasione per riflettere sull’industria della morte né, tantomeno, per ragionare sui problemi correalti alla diffusione di pistole, fucili e mitragliatrici tra la popolazione civile: «Ad andare a ruba dopo gli omicidi di massa sono proprio le armi che li provocano. L’AR-15, un modello di fucile molto simile a quello usato dal killer di Orlando», in quei giorni era il mitra più comprato dagli americani. Ma cosa spinge alla corsa all’acquisto? Secondo l’associazione dei rivenditori il motivo principale è la paura, non la paura di subire un attacco da non meglio identificati nemici stranieri, ma il timore «che il governo porti via loro le armi, lasciandoli senza una difesa personale». Poi c’è il fattore economico. Jay Wallace, titolare di un negozio, ha dichiarato che «c’è gente che pensa che le armi saliranno di valore, quindi le comprano per fare un investimento. Acquistano oggi un AR-15 a 500 dollari ma in futuro ne varrà tremila». Si tratta di un business da 8 miliardi di dollari. E la politica anti armi promossa dal presidente Usa Barack Obama? Inefficace, dicono gli analisti del mercato, se non deleteria, proprio perché innescherebbe l’effetto paura di restare senza armi di “difesa personale”. E allora… avanti con gli acquisti. Un grosso investitore nel mercato di riferimento ha dichiarato: «Obama è il miglior venditore di armi sul pianeta». «La fotografia del Paese mostra una situazione in cui se da una parte le famiglie in cui si possiede un’arma sono scese a circa la metà del totale, dall’altra quelle che le possiedono tendono ad accumularle in numeri record».
foto tratta da www.activistpost.com

Tags:

Ads

You May Also Like

Nicaragua: repressione e debolezza di una dittatura

Il Paese della Rivoluzione sandinista e' ormai un affare di famiglia. Analisi di una traiettoria politica

di Adalberto Belfiore In Bolivia l’affermazione con il 52% dei consensi del Movimento verso ...

Afrin e non solo: i crimini di guerra in Siria

Intervista a Martina Bianchi, dottore di ricerca in diritto internazionale all’Università di Pisa e membro del Coordinamento Toscano per il Kurdistan

di Alice Pistolesi La guerra in Siria è stata ed è caratterizzata da una ...

Giustizia per Thomas Sankara

Il suo successore Blaise Compaoré condannato all'ergastolo in Burkina Faso

Trentacinque anni dopo l’omicidio di Thomas Sankara, allora alla guida dell’Alto Volta (oggi Burkina ...