Idlib, la guerra continua

Un attacco aereo compiuto dal governo siriano di Damasco e dalla Russia ha colpito un campo militare filo turco in un'area densamente popolata. L'allarme di Msf

Nella giornata di lunedì 26 ottobre un attacco aereo compiuto dal governo siriano di Damasco e dalla Russia ha colpito un’area densamente abitata vicino al confine tra Siria e Turchia dove solitamente il conflitto non è attivo e dove migliaia di siriani sfollati si erano rifugiati durante l’ultima offensiva militare nella Siria Nord-Occidentale, nella speranza di trovarsi in un posto sicuro.

L’Osservatorio siriano per i diritti umani, il gruppo di monitoraggio con sede nel Regno Unito, ha dichiarato che l’attacco è stato compiuto bombardato con razzi e artiglieria pesante le postazioni dei combattenti filo-governativi nelle aree controllate dal governo di Damasco adiacenti a Idlib. L’Osservatorio ha stimato a 78 il numero dei morti anche se alcuni dei feriti erano in gravi condizioni e il bilancio delle vittime è con ogni probabilità maggiore.

“Gli ospedali in questa specifica area del governatorato di Idlib – ha spiegato Cristian Reynders capo progetto di Medici senza Frontiere per la Siria Nord-Occidentale – non sono abituati a ricevere feriti di attacchi aerei. Si trovano in una zona considerata relativamente sicura dalle persone che vi abitano. Un attacco in quest’area è davvero preoccupante”.

Msf ha anche sottolineato che è la terza volta nelle ultime due settimane che le strutture co-gestite dalla ong a Idlib ricevono feriti a seguito di attacchi aerei. Il 21 ottobre 2020 sono stati bombardati i villaggi di al-Magarah e di al-Rami, occupati da Hayat Tahrir al-Cham (Al Qaeda) e dal Fronte Nazionale di Liberazione (Turchia).

Il raid di del 26 ottobre 2020

Una escalation di violenza che colpisce una regione della Siria che ospita oltre 1milione di sfollati e con un sistema sanitario già in sofferenza a causa della pandemia di Covid-19. Secondo i medici, il mese scorso il numero di casi positivi di Covid-19 è aumentato di dieci volte nella regione di Idlib. Nel tentativo di aiutare ad alleviare la situazione, nei giorni scorsi l’Organizzazione mondiale della sanità ha inviato in Siria 8,8 tonnellate di materiale protettivo e medico contro la pandemia.

Su Al Jazeera gli osservatori affermano che l’attacco del 26 ottobre avvenuto nell’area di Jabal al-Dweila, voleva colpire un campo di addestramento militare per Failaq al-Sham, uno dei più grandi gruppi armati della zona sostenuti dalla Turchia e che questo sia un chiaro messaggio inviato dal Cremlino alla Turchia. Proprio Russia e Turchia all’inizio del 2020 avevano mediato una tregua a Idlib dopo settimane di intensi combattimenti tra i ribelli appoggiati dalle truppe di Erdogan e le forze governative siriane sostenute dalla Russia. Ma la tregua a Idlib è rimasta fragile con bombardamenti intermittenti nell’area compiuti da entrambe le parti. Quello del 26 ottobre è stato però l’attacco più mortale da quando il cessate il fuoco è entrato in vigore a marzo.

Il presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdogan, durante un vertice del suo Partito della giustizia e dello sviluppo (Akp) ha così commentato: “Il recente attacco al centro di addestramento dell’Esercito nazionale siriano nell’area di Idlib è segno che non si desidera una pace duratura nella regione” e ha aggiunto che “se necessario, la Turchia è in grado di ripulire la Siria da tutti i gruppi terroristici”. I ribelli siriani filo-turchi del Fronte di liberazione nazionale hanno risposto al bombardamento lanciando centinaia di razzi contro le postazioni delle Forze armate siriane.

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