Il dolore vale di più a Parigi

di Raffaele Crocco

Raccontiamola così: per una settimana – una settimana intera, con le giornate di 24 ore, non tipo orario d’ufficio – più o meno ogni cinque minuti una persona è stata ammazzata con un colpo di pistola o un machete .  E’ successo in questi giorni in Nigeria. Mentre a Parigi venivano massacrati giornalisti e innocenti, duemila esseri umani, più di un piccolo comune italiano, venivano spazzati via, cancellati.

Ad ammazzare uno a uno anziani, bambini, donne, ha pensato ancora una volta Boko Haram. L’organizzazione integralista islamica ha alzato il livello del terrore. Dopo aver rapito ragazze – mai più avuto notizie -, studenti e dopo aver proclamato il califfato in Nigeria, ha iniziato ad uccidere in massa in vista delle elezioni del prossimo 14 febbraio. Ha colpito nel nord est, nella città di Baqa. Chi è fuggito e non ha raggiunto i vicini Camerun o Ciad – raccontano le cronache scarne apparse sui media italiani – rischia di morire di fame. I cadaveri sono ovunque.

Una tragedia, l’ennesima, messa in secondo piano da quanto è accaduto a Parigi. Anche oggi, i nostri giornali, le televisioni, le radio, ci raccontano nel dettaglio cosa sta accadendo in Francia, fanno il punto sulle indagini e scarnificano la vita dei terroristi, narrano dello sdegno che arriva dal m ondo e della manifestazione che nella capitale francese vedrà capi di governo e di stato europei difendere la bandiera della libertà d’espressione.

Giusto, bene. Ma i duemila morti della Nigeria? Perché sono chiusi in pochi reportage a centro giornale, a mezza impaginazione? Dov’è lo sdegno, l’incazzatura, la ribellione? Dove è la piazza che raccoglie la protesta – la nostra protesta – contro chi li ha uccisi?

Ancora una volta, duemila essere umani massacrati dai paranoici integralisti di un dio sono troppo lontani, in fondo ad un Paese che non conosciamo, per diventare notizia principale. Sembra quasi che anche in questo il “fascino di Parigi” sia irresistibile. Così, gli intellettuali, gli analisti, gli editorialisti gridano lo sdegno sacrosanto per l’uccisione dei redattori di Charlie Hebdo, ma dimenticano di tenere di riserva un po’ di fiato per il massacro Nigeriano.

Per favore, qualcuno scenda in piazza anche per loro. Qualcuno ricordi che i morti di Parigi sono stati ammazzati proprio per consentire alla pazzia di continuare indisturbata, nel silenzio, nel terrore, il massacro di innocenti in nome di un dio. Qualcuno si incazzi, pianga e chieda soluzioni anche per quei bambini, quelle donne, quegli anziani che continuano a morire lungo un fiume africano.

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