Il fu selvaggio Borneo
Testo e foto di Silvia Orri
Il Borneo è un’isola del sud-est asiatico suddivisa tra Malaysia, Indonesia e Brunei. Il disegno attuale dei confini è il risultato di secolari contese per il monopolio commerciale. Indonesia e Malaysia sono le maggiori produttrici di olio di palma, coprendo insieme intorno all’80% del fabbisogno globale di questo prodotto ed il Borneo è da decenni terra dedicata a tale settore.
La filiera per l’esportazione di olio da palma venne vissuta inizialmente dagli abitanti del luogo principalmente come fonte di un’entrata economica stabile. Dopo alcuni decenni di entusiasmo dovuto all’incremento dell’occupazione però, l’altro lato della medaglia si è mostrato: malattie dovute al contatto con gli erbicidi, quasi estinzione di alcune specie animali come l’orango, espropriazione di terreni.
Nel giugno di quest’anno, Cina e Malaysia hanno concordato di estendere la durata della politica di esenzione reciproca dall’obbligo del visto implementata a fine 2023. Le agenzie turistiche malesi si sono specializzate preparando i propri dipendenti ad interloquire in cinese ed offrendo durante le gite giornaliere pranzi al sacco con tradizionale cibo cinese.
Le guide turistiche, interrogate sul perché di tanta spazzatura sulle spiagge e nei dintorni, spiegano che i sistemi di raccolta dei rifiuti fanno fatica ad evitare l’accumulo degli stessi dovuto all’improvviso aumento dell’uso della plastica specialmente per imballaggi, bottiglie (durante le escursioni vengono date 1 o 2 bottiglie di plastica d’acqua ad ogni partecipante) buste ed oggettistica varia, specialmente usa e getta. È l’impatto delle azioni dettate dall’obiettivo del profitto immediato e da dinamiche economiche e geopolitiche innescate dalla volontà di arrivare a benefici di breve termine.
Un altro equilibrio spezzatosi negli ultimi anni è quello della catena alimentare all’interno della giungla nella parte sud della regione del Sabah. Nel gennaio 2021 la peste suina africana (Psa) è arrivata in questa zona. Nel giro di un mese i cinghiali barbuti, un tempo abbondanti, erano praticamente scomparsi dalle zone adiacenti al fiume Kinabatangan. L’assenza del cinghiale barbuto è stata collegata ad un aumento degli attacchi nei confronti degli esseri umani da parte dei coccodrilli in quanto i cinghiali erano una delle loro principali prede. Per fortuna segnali di riequilibrio sembrano apparire: nel maggio di quest’anno i filmati delle fototrappole hanno restituito le immagini di gruppi di cinghiali barbuti all’interno della foresta.
Rimangono, comunque, ancora ampi spazi preservati e porzioni di territori autogestiti dalle comunità locali. Nel piccolo villaggio di Kiau abita Jimmy, coltivatore di caffè, ananas, banane, cacao e riso, falegname e guida turistica. Accoglie i visitatori munito di calze da sanguisuga per ciascuno, non fa sconti sul ritmo della camminata ed incalzando i dislivelli ai piedi del Monte Kinabalu si inerpica passando dalla foresta secondaria a quella primaria.
La storia del reportage
Le foto sono state scattate da Silvia Orri tra giugno e luglio 2024