La guerra “compagna quotidiana”. Il punto

Il bilancio della settimana sui conflitti che attraversano il pianeta

 

di Raffaele Crocco

Se vogliamo capire cosasignifica davvero giocare a Risiko oggi, dobbiamo fare un salto in Svezia. Il Paese non combatte, ovviamente, ma sente di avere il nemico alle porte. Cosi’ si scopre che lassù, l’installazione di parchi eolici nel Mar Baltico comporterebbe “rischi inaccettabili” per la difesa del Paese dei suoi alleati, perché disturberebbe la capacità di identificare le minacce. Lo ha messo nero su bianco il vertice dell’esercito svedese, in una mail scritta a France Press. “Le forze armate svedesi – si legge – sono state chiare nella loro valutazione dell’energia eolica offshore nel Mar Baltico. Essa comporterebbe rischi inaccettabili per la difesa del nostro Paese e dei nostri alleati”.
Non bastasse il fallimentare risultato di Cop29 a Baku a far crollare le speranze di intervento sulla crisi climatica globale, ci pensa la guerra a rendere vana ogni speranza di poter mitigare il cambiamento climatico. La “sicurezza armata” e la “capacita’ di difesa e offesa” hanno la priorità su ogni altra cosa. La neo eletta commissione europea guidata, da Ursula Von der Leyen, ne e’ un’altra prova: l’industria continentale nei prossimi anni sara’ a trazione militare.
La guerra come compagna quotidiana, questa la prospettiva dello scontro mondiale fra “filoamericani” e “antagonisti” per il controllo dei mercati. E intanto si muore. Piu’ di mille giorni di guerra d’invasione fra Russia e Ucraina raccontano cifre spaventose. La statistica, questa volta, e’ del britannico The Economist. Il settimanale parla di morti, non di perdite e stima in 100mila i militari di Kiev uccisi da questa guerra. Un numero spaventoso, se rapportato alla popolazione complessiva. Per la stessa testata, due mesi i militari russi uccisi si attestavano ad una quota compresa fra 104.000 e 140.000. Mosca avrebbe perso addirittura 720.000 effettivi, contando morti, feriti e dispersi.
Intanto, la battaglia prosegue, continua. Le forze russe sembrano essere ad un passo dallo sfondamento definitivo delle difese ucraine. Questo raccontano gli esperti e non a caso, i governi di Gran Bretagna e Francia fanno sapere di “valutare l’invio di loro truppe in Ucraina”. Contemporaneamente, il nuovo segretario generale della NATO, Mark Rutte, ha spiegato che l’alleanza “deve spingersi oltre” per sostenere l’Ucraina. Ha accusato Mosca di avere inasprito il conflitto, schierando migliaia di uomini dell’esercito della Nord Corea. Da Mosca, iI ministero della Difesa ha risposto annunciando che le forze ucraine hanno lanciato altri due attacchi con missili americani Atacms contro la regione russa di Kursk, il 23 e il 25 novembre, usando in totale 13 missili.  Gli obiettivi erano installazioni militari, il numero dei morti e’ imprecisato.
Sull’altro fronte di questa lotta, nel Vicino Oriente, il ministero dalla Salute di Gaza ha aggiornato il bilancio delle vittime palestinesi dal 7 ottobre 2023. Sono 44.282 i morti e 104.880 feriti. Chi e’ vivo, e’ in fuga permanente e sopravvive in condizioni disastrose. Si cercano soluzioni negoziali. Il presidente Tayyip Erdogan ha dichiarato che la Turchia è pronta ad aiutare in ogni modo possibile a stabilire un cessate il fuoco duraturo a Gaza. Il presidente uscente Joe Biden ha dichiarato che gli Stati Uniti spingeranno ancora per un soddisfacente cessate il fuoco nell’enclave palestinese di Gaza “con la Turchia, l’Egitto, il Qatar, Israele e altri”.
Il negoziato pare aver funzionato in Libano, dopo settimane di invasione israeliana e di contrattacchi di Hezbollah. Il quotidiano The National, degli Emirati Arabi Uniti, ha pubblicato il testo completo dell’accordo tra Israele e Hezbollah. Il documento in 13 punti incarica le forze armate libanesi di far rispettare la risoluzione 1701 delle Nazioni Unite del 2006. E’ la risoluzione che impedisce a Hezbollah di rifornirsi di armi e infrastrutture militari a sud del fiume Litani. Per raggiungere questo obiettivo, verranno inviati nell’area 10mila soldati libanesi, sotto la guida di Stati Uniti e Francia. A garantire l’applicazione dell’accordo sara’, in pratica, il lavoro congiunto della forza di osservazione internazionale Unifil, degli Stati Uniti e della Francia. L’accordo incarica l’esercito libanese di controllare l’accesso alle aree a sud del Litani. Per il mondo arabo e islamico la tregua rappresenta una vittoria del gruppo politico-militare sciita Hezbollah, capace di resistere agli attacchi israeliani e di costringere Tel Aviv alla trattativa. Lo spiegano i ribelli Houthi dello Yemen, alleati dell’Iran, in un comunicato. “Salutiamo la resistenza di Hezbollah e del caro popolo libanese di fronte alla brutale aggressione di Israele – scrivono -. Grazie a questa resistenza, il Libano ha potuto ottenere un’altra vittoria”.

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