Il Sudamerica rifiuta di inviare armi all’Ucraina

Il cancelliere tedesco Scholz riceve un secco "no" da Argentina, Messico e Colombia

di Maurizio Sacchi

Il Presidente argentino Alberto Fernández è si è opposto pubblicamente il 2 febbraio all’invio di armi all’Ucraina, durante un incontro con il cancelliere tedesco Olaf Scholz, che la scorsa settimana ha visitato diversi Paesi dell’America Latina. Fernández ha chiarito che l’Argentina “non sta pensando di inviare armi” all’Ucraina. Questo fa seguito a simili prese di posizione da parte del colombiano Gustavo Petro, del messicano Lopez Obrador, e del presidente brasiliano Ignacio Lula da Silva, in risposta al capo del Comando Sud dell’esercito americano, il generale Laura Richardson, che aveva chiesto a sei Paesi dell’America Latina di donare all’Ucraina le attrezzature militari acquistate negli ultimi anni dalla Russia. I sei Paesi in questione sono Argentina, Brasile, Colombia, Ecuador, Messico e Perù.

Gli armamenti russi sono i più familiari ai soldati ucraini, che hanno poco tempo per addestrarsi con le armi fornite dai Paesi della Nato, in attesa della prevista offensiva russa alla fine dell’inverno. Benché solo i governi di Cuba, Venezuela e Nicaragua siano apertamente alleati della Russia ha come alleati, altri sei Paesi hanno attrezzature militari russe. Gli Stati Uniti stanno cercando di convincere questi sei Paesi a donarle all’Ucraina e a sostituirle con armi statunitensi.

Il Presidente colombiano Gustavo Petro è stato il più schietto nella sua risposta alla Richardson, che aveva già visitato la Colombia e il Brasile lo scorso settembre. Parlando dal vertice della Comunità degli Stati dell’America Latina e dei Caraibi (Celac), a Buenos Aires il 25 gennaio, Petro ha riconosciuto che “la Colombia, negli anni passati – non durante il mio governo – ha acquistato materiale bellico russo, elicotteri, ecc. per i propri scopi all’interno del Paese. Quel materiale è lì, [ma] ha problemi di manutenzione perché è ormai impossibile l’assistenza tecnica, e avere i pezzi di ricambio”, ha detto. Ma non si tratta solo di un problema tecnico, ha infatti chiarito: “Ho detto [alla Richardson] che la nostra Costituzione prevede la pace come principio sulla scena internazionale e che, anche se finissero come rottame in Colombia, non consegneremmo le armi russe perché le portino in Ucraina per continuare una guerra”.

Il presidente del Messico, Andrés Manuel López Obrador, è stato altrettanto duro, facendo riferimento alla questione lo stesso giorno, anche se dal suo Paese, in quanto non ha partecipato al vertice Celac perché aveva “impegni in Messico”. Lungi dall’accettare la richiesta di fornire armi all’Ucraina, Lopez Obrador ha criticato la decisione della Germania di inviare carri armati Leopard-2 al Paese in difficoltà. “Il potere dei media è utilizzato dalle oligarchie di tutto il mondo per soggiogare i governi. Ad esempio, la Germania non voleva essere troppo coinvolta nella guerra russo-ucraina e contro la popolazione tedesca, o la maggioranza dei tedeschi, il governo ha deciso di inviare più armi all’Ucraina sotto la pressione dei media”, ha denunciato durante una conferenza al Palazzo Nazionale messicano.

Sebbene non abbia commentato pubblicamente la questione, anche il nuovo presidente brasiliano, Luiz Inácio Lula da Silva, avrebbe rifiutato di fornire armi all’Ucraina. Lo ha dichiarato il 27 gennaio il quotidiano Folha de Sao Paulo in un articolo in cui si legge che Lula “ha respinto la richiesta del governo tedesco di fornire al Brasile munizioni per i carri armati che Berlino consegnerà all’Ucraina”, sostenendo che “non valeva la pena provocare i russi”. Né il Perù, né l’Ecuador, hanno commentato ufficialmente la questione, ma finora nessun Paese latinoamericano ha inviato armi a sostegno dell’Ucraina.

Negli ultimi giorni, i media russi in lingua spagnola come Sputnik e Russia Today hanno evidenziato il rifiuto di vari governi latinoamericani alle richieste di Washington e Berlino. “La corsa agli armamenti in Ucraina non ha il sostegno del Sud America”, titolava Sputnik il 30 gennaio. Tuttavia, tutti i leader che hanno escluso l’invio di armi hanno condannato l’invasione russa e non hanno sostenuto Mosca di fronte alle Nazioni Unite, dichiarandosi “neutrali”. Secondo alcuni analisti, la richiesta degli Stati Uniti ai Paesi latino americani ha, più che un significato bellico – le armi in questione sono antiquate e di quantità irrisoria – ha un valore diplomatico, per ottenere voti alle Nazioni Unite quando si tratterà del tema.

* In copertina, nell’immagine ufficiale della Celac, le bandiere dei Paesi membri

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