Il summit in Turchia non sblocca lo stallo ucraino

Lavrov e Kuleba si sfidano nel primo vero contatto di vertice anche se la soluzione appare lontana e in salita. La Turchia incassa il ruolo di mediatrice

Antalya non sblocca la situazione ucraina. Lavrov e Kuleba si sfidano. Ma il primo contatto c’è: grazie alla Turchia. Oggi  ad Antalya, i Ministri degli affari esteri di Ucraina e Russia si sono incontrati per la prima volta dopo l’inizio della guerra. Una successo per la Turchia e per il Ministro degli affari esteri Mevlüt Cavusoglu, che hanno mediato l’incontro finito però in un nulla di fatto

di Filippo Rossi da Antalya

Antalya (Turchia) – Nulla di fatto. Nella stazione balneare di Belek, vicino ad Antalya, il vento gelido e invernale ha accolto i Ministri degli affari esteri russo e ucraino, Sergej Lavrov e Dmytro Kuleba. Anche se l’incontro ha marcato un punto di svolta ed è stato un successo per la Turchia, che sin dall’inizio della crisi ha tenuto un ruolo di mediatrice fra i due Paesi, è stato anche macchiato di sangue visto che non molte  ore prima, un ospedale nella città di Mariupol era stato  bombardato dalle forze russe.

Dopo la serie di negoziati svoltisi precedentemente in Bielorussia, il summit si è concluso senza particolari risultati. Nonostante ciò, il Ministro degli esteri turco, Mevlüt Cavusoglu – presente durante il colloquio fra le due controparti – lo ha descritto come “un primo incontro importante che potrebbe rappresentare un passo per un vertice a livelli più alti”. Dopo un’ora e mezza di discussioni, il Ministro ucraino ha parlato di conversazioni “difficili” con la controparte, punzecchiando il suo omologo russo con una battuta provocatoria: “Sembra che ci siano altri poteri decisionali in Russia” riferendosi, probabilmente, ai ranghi alti del Cremlino. In un clima di grande attesa fra i giornalisti, il Ministro degli esteri ucraino ha infatti sottolineato il fatto di non essere riuscito a progredire in merito alla richiesta di un cessate-il-fuoco di 24 ore e a una soluzione alla crisi umanitaria. Dal canto suo, Lavrov, ha espressamente dichiarato che questa riunione non avrebbe potuto prendere il posto dei colloqui in atto attualmente in Bielorussia.

Sempre Kuleba ha accusato la Russia di non aprire e rispettare i corridoi umanitari, specialmente nella città di Mariupol, dove avrebbe descritto la situazione come “preoccupante”, aggiungendo che “Il Mininstro Lavrov non ha potuto mantenere questo impegno”. La controparte, il Ministro degli esteri russo Sergej Lavrov, ha ribadito invece la volontà della Russia di mantenere dei corridoi umanitari e di averli messi in funzione, accusando al contrario “le forze ucraine che non permetterebbero l’evacuazione di civili, tenuti ostaggi”. “Vogliamo una soluzione con mezzi diplomatici” ha dichiarato.

Ma non si è parlato solamente di cessate-il-fuoco e corridoi umanitari. Al margine dei negoziati, Lavrov, per la prima volta dall’inizio della guerra e di fronte a una platea di giornalisti, ha avuto modo di spiegare e rendere chiare le ragioni che hanno spinto Mosca a invadere, due settimane fa, l’Ucraina. Secondo il Ministro russo però “la Russia non ha invaso l’Ucraina, bensì ha dovuto agire per contrastare una minaccia seria contro l’etnia, la cultura russa, la lingua e la popolazione”. Su questo aspetto si è soffermato particolarmente sull’importanza avuta nell’invasione dalla presenza di laboratori biologici in Ucraina, che sarebbero stati finanziati dagli Stati Uniti allo scopo di “annientare un’etnia”. “Sono un pericolo per noi. Com’è possibile che l’Europa non avesse informazioni su questo? Gli americani lo hanno fatto in molti Paesi dell’ex-URSS”.

Lavrov si è poi concentrato sulla presenza di un governo “ostile in Ucraina” e sulla sempre più grande influenza della Nato nella regione. E ha focalizzato sulla volontà di Kiev di “abbandonare il suo stato di Paese senza bomba atomica”. “Noi, la Russia” – ha detto – “non siamo una minaccia per l’Occidente e per la Nato, vogliamo solamente che l’Ucraina diventi un Paese demilitarizzato. Un’Ucraina neutrale è nell’interesse di tutti. I Paesi che finanziano e sostengono militarmente l’Ucraina, si mettono in pericolo da soli. La Russia non ha mai parlato né di guerra atomica né di terza guerra mondiale. Nessuno vuole espandersi. Sono i Paesi occidentali che continuano a parlarne. Come si può solamente immaginare una cosa del genere?”.

Infine, il Ministro russo si è soffermato sulle sanzioni contro il suo Paese e sulla necessità per la Russia di “diventare indipendente da tutti” quindi anche dall’Europa. “Questo è un atto di guerra per distruggere la nostra economia – ha aggiunto – e la Russia stessa. Troveremo dei modi per diventare indipendenti” ha detto ancora, accusando l’Occidente di una “chiara aggressione politica”. Infine, il Ministro ha risposto anche alle domande sull’ospedale bombardato a Mariupol, giustificando l’attacco e dicendo che il luogo “era stato occupato dal battaglione estremista Azov. Il gruppo sta provando a far diventare gli ucraini degli scudi umani”.

Lavrov, in nome della Russia, si è detto disposto a negoziare. “Vogliamo un’Ucraina libera e denazificata” ha concluso, dicendo che il presidente Vladimir Putin non sarebbe contrario a un incontro con Zelensky. Mentre si parla già di un possibile incontro al massimo livello dunque, ad Antalya però nulla è stato fatto di concreto. E la situazione umanitaria peggiora mentre il numero di vittime sul fronte ucraino continua ad aumentare.

In copertina Lavrov in uno scatto di Filippo Rossi

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