Il vero costo di questo conflitto

A pesare, a cambiare le nostre vite e il nostro futuro saranno gli irreparabili danni che stiamo facendo alla cultura della Pace, quella vera, intelligente, conveniente, solida. L'editoriale del direttore dell''Atlante

di Raffaele Crocco

I danni di questa guerra peseranno come piombo, per anni. Non si tratta di fare i conti con la tragedia di chi ha conosciuto la morte, la paura, la fuga. Gli esseri umani sanno rinascere. Non sarà nemmeno questione di confrontarsi con i danni economici: quelli alla lunga diventano affari, speculazione, ricchezza. A pesare, a cambiare le nostre vite e il nostro futuro saranno gli irreparabili danni che stiamo facendo alla cultura della Pace, quella vera, intelligente, conveniente, solida.

L’Orso Russo ha ruggito e la reazione del nano Europa, mai unita nella sua breve storia, è stata di correre ad armarsi. Ogni singolo Paese del vecchio Continente, ogni capitale, ha abbandonato la maschera da tutore della “civiltà del diritto” indossata dal secondo dopoguerra, per riprendere il vestito militarista tanto caro alla nostra tradizione. Non basta mai, evidentemente. Rileggere la storia non serve. La memoria è corta e faticosa.

Ha iniziato la Germania: in un discorso di appena mezz’ora al Bundenstag, il Cancelliere socialdemocratico Scholz ha cancellato anni di politica estera tedesca. Ha annunciato un aumento delle spese per la Difesa dall’1,5% al 2% del Pil. E’ la richiesta avanzata da anni dalla Nato e dagli americani. Tradotto significa che Berlino raddoppierà gli investimenti in armi, arrivando a 100 miliardi di euro. Poi, invierà armi all’esercito ucraino.

La stessa scelta l’ha fatta l’Italia, votando alla Camera il via libera all’aumento della spesa militare. Anche in Italia arriveremo al 2% del Pil, toccando quindi i 36miliardi di euro. Armi, sistemi d’arma, aerei, destinati a potenziare le nostre Forze Armate, che già oggi sfiorano la top ten mondiale fra gli eserciti più importanti. Anche Roma, come Berlino, invia armi alla resistenza ucraina, alimentando all’infinito la guerra. Il tutto in un Paese, il nostro, che nella Costituzione dice di ripudiare “ la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali”. La Francia non si tira indietro. Il presidente Macron ha detto che il Paese deve potenziare il suo esercito per essere pronto a rispondere a “una guerra di alta intensità che può tornare sul nostro continente”. L’obiettivo, ha spiegato, è rendere l’Europa maggiormente autonoma dinanzi alle sfide future, a cominciare dal settore della Difesa tornato di dirompente attualità dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Vladimir Putin.

Torniamo così alla vecchia Europa in armi e sappiamo come va a finire la cosa. La corsa al riarmo delle grandi potenze a cavallo del ‘900 portò al massacro della Prima Guerra Mondiale. Il riarmo tedesco degli anni ’30 del secolo scorso portò alla Seconda. Riarmarsi non porta nulla di buono. Non regala pane e lavoro a chi non ce l’ha. Non distribuisce diritti e giustizia. Non fa nascere democrazie solide. Soprattutto, non riesce a tranquillizzare gli esseri umani. Eserciti sempre più armati e potenti faranno nascere paure sempre più forti. Per farle tacere, per sentirci sicuri, correremo a comperare armi e a quel punto ci sarà chi si sentirà minacciato da noi. Per avere meno paura, comprerà a sua volta armi e la spirale si interromperà solo quando qualcuno comincerà ad usarle, quelle armi.

I danni di questa guerra li pagheremo nella follia di questa corsa. Li pagheremo con la morte dell’idea di una Europa libera, democratica e con pochi confini, capace di essere d’esempio. Li pagheremo con la paura che lasceremo in eredità ai giovani. Ancora una volta, reagiamo irrazionalmente, stupidamente, ciecamente. E come sempre, a rimetterci saranno milioni di esseri umani che chiedevano solo di vivere in pace.

In copertina una fabbrica di bombe durante la Prima Guerra Mondiale

 

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