In fuga dallo Sri Lanka

In un Paese ancora non pacificato un sondaggio rivela che uno srilankese su quattro emigrerebbe se solo ne avesse la possibilità

di Alessandro Graziadei

Nel 2009, dopo la fine del decennale conflitto etnico tra l’esercito governativo e i separatisti tamil dell’LTTE che ha lasciato in eredità quasi 100.000 morti, lo Sri Lanka era riuscito faticosamente a riconquistarsi un posto tra i paesi pacificati. Colombo aveva ricostruito un’economia e una società a lungo lacerata, che adesso il Covid-19 sembra aver nuovamente minato, compromettendo industrie come la pesca, l’abbigliamento e il turismo, tutte messe in ginocchio dalla pandemia. Il risultato e che oggi un srilankese su quattro emigrerebbe se solo ne avesse la possibilità. È quanto emerge dai risultati del sondaggio “Sri Lanka Opinion Tracker Survey”, condotto e pubblicato lo scorso novembre dall’Institute for Health Policy (Ihp), secondo il quale: “I giovani e le persone istruite sono quelle che vogliono emigrare di più, circa uno su due ha dichiarato di voler lasciare il Paese. Di coloro che vorrebbero emigrare, uno su quattro ha intenzione di farlo”. Un certo pessimismo nei confronti della situazione economica e l’insoddisfazione per la risposta del governo al Covid-19 sembrano essere i fattori chiave del disappunto di una buona parte dell’elettorato: due terzi degli elettori del Primo Ministro Mahinda Rajapaksa, infatti, si aspettano che l’economia peggiori il prossimo anno, e più del 50% valuta la risposta dell’attuale Governo alla pandemia inadeguata.

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In copertina: Colombo, capitale reale dello Sri Lanka

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