Israele attacca nuovamente l’Iran

Presi di mira strutture nucleari, fabbriche di missili balistici, comandanti militari, tecnici del programma nucleare con un’operazione militare che potrebbe durare settimane

Dopo l’attacco israeliano all’Iran, Teheran ha colpito ieri notte Israele in un’escalation prevedibile e dal futuro altrettanto imprevedibile. E dopo il mortale bombardamento missilistico dell’Iran Tel Aviv  avverte: “Teheran brucerà”. Gli americani sono in imbarazza e nessuno sembra in grado di fermare quella che potrebbe diventare l’ennesima guerra. Di seguito ricostruiamo le mosse israeliane iniziate nella notte tra giovedì e venerdì

di Alessandro De Pascale

Nuova allerta rossa. Le sirene antiaeree tornano a suonare in tutto il Medio Oriente. Aeroporti chiusi e voli civili dirottati in tutta l’area. In poche ore, a partire dalle 2 di notte di venerdì, per le compagnie aeree diventano off-limits Iran, Iraq, Israele, Giordania e Paesi limitrofi. Più che un bombardamento, l’attacco di Israele all’Iran iniziato giovedì notte si starebbe configurando come l’apertura di un nuovo fronte di guerra da parte dello Stato ebraico. “L’operazione è ancora all’inizio”, ha dichiarato il portavoce dell’esercito israeliano Effie Defrin. Nome in codice Am Kalavi, ‘il leone che si alza’. “Non si tratta di un’operazione: è una guerra, pianificata e condotta a 1.500 chilometri da casa”, lo hanno subito contraddetto fonti ufficiali delle forze armate con la stella di David, le Idf. Aggiungendo che la nuova campagna aerea potrebbe durare settimane.

Per l’Iran è una “dichiarazione di guerra”. Nella nottata di giovedì 12 giugno, Israele ha avviato e rivendicato un attacco su larga scala all’Iran: venerdì sera erano oltre 200 gli obiettivi dichiarati colpiti dai raid. Dopo aver distrutto sistemi radar e sistemi missilistici di attacco e difesa della Repubblica islamica, dalle 2 di notte di giovedì ora locale sono state prese di mira strutture nucleari, fabbriche di missili balistici, comandanti militari, tecnici del programma nucleare. Obiettivo dichiarato, impedire a Teheran di ottenere armi atomiche.

Sotto le bombe sono così finiti il principale impianto iraniano sotterraneo di arricchimento dell’uranio, quello di Natanz, il sito atomico di Parchin e la struttura per la produzione di acqua pesante di Arak. Le bombe israeliane sono poi cadute anche nella capitale Teheran: colpita la sede dell’Organizzazione per le Industrie Aerospaziali (Oia), in piazza Nobonyad; un presunto sito nucleare nel quartiere nordorientale di Lavizan; la sede della società Pars Garna controllata dalla Defense Industries Organization, impegnata nella costruzione di strutture sotterranee rinforzate; una centrale elettrica nel distretto di Amir Abad.

Colpiti anche diversi siti civili. Bombe e missili sono cadute sul complesso residenziale di Asatid-e Sarv, lungo l’arteria urbana legata alla rete militare di via Patrice Lumumba o sulla Torre Jahan Koudak, situata nel cuore della capitale. Ieri, a metà giornata, i media iraniani parlavano di almeno 78 morti tra i residenti e 329 feriti causati dai raid dello Stato ebraico. Un’operazione a quanto pare studiata per anni dai servizi d’intelligence esterni dello Stato ebraico. A quanto sembra sempre più infiltrato all’interno dell’Iran, come già avvenuto per i vertici di Hamas e Hezbollah, il Mossad ha stanato la catena di comando militare della Repubblica islamica dell’Iran e del programma nucleare iraniano. Consentendo alle forze armate israeliane di colpirli nei raid con omicidi extra-giudiziali mirati.

“Martiri”, che lo stesso ayatollah Ali Khamenei ha salutato per sempre attraverso i suoi profili social, confermandone così la morte. Figure di primo piano, come Mohammad Bagheri (capo di stato maggiore dell’esercito iraniano), Hossein Salami (comandante del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica), Gholamali Rashid (vice capo dello Stato Maggiore) e, secondo gli israeliani, anche il generale Amir Ali Hajizadeh, a capo del programma missilistico della Guardia Rivoluzionaria. Gravemente ferito sarebbe l’ammiraglio Ali Shamkhani, consigliere della Guida suprema. In tutto Israele avrebbe ucciso almeno venti leader militari iraniani. Cui si aggiungono gli scienziati ritenuti coinvolti nel programma nucleare Fereydoun Abbasi-Divani, Mohammad Mehdi Tehranchi, Abdolhamid Manouchehr, Ahmad Reza Zolfaghari, Amirhossein Feghi e Motalibizadeh.

L’attacco è avvenuto allo scadere dei due mesi di trattative avviate lo scorso 12 aprile dagli Stati Uniti sul programma nucleare iraniano. Ancora una volta, come sempre al centro c’è la rimozione delle sanzioni internazionali che stanno strangolando l’Iran, in cambio dello stop all’arricchimento dell’uranio. Giovedì scorso, il Consiglio dei Governatori dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) ha criticato l’Iran per non aver collaborato con i suoi ispettori. Non accadeva da vent’anni. Negoziati ora in stallo, con l’Iran che ha annunciato la creazione di un terzo sito di arricchimento nel Paese e l’ammodernamento delle centrifughe esistenti. Per gli israeliani Teheran starebbe addirittura valutando di ritirarsi dal Trattato di non proliferazione delle armi nucleari.

Alle Nazioni Unite è stata rinviata la conferenza co-presieduta da Francia e Arabia Saudita, in programma a New York dal 17 al 20 giugno per rilanciare la soluzione a due Stati tra Israele e Palestina. In seguito ai raid è stata invece convocata per una riunione straordinaria del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Russia e Cina hanno immediatamente condannato l’attacco militare israeliano sull’Iran. Per il quale Teheran ha rapidamente risposto con il lancio di centinaia di droni kamikaze e missili verso Israele, tanto che lo Stato ebraico ha invitato la popolazione a recarsi nei rifugi e ha chiuso in tutto il mondo le proprie ambasciate, chiedendo ai propri cittadini di non esibire simboli ebraici o israeliani in luoghi pubblici.

L’attacco israeliano all’Iran ha preso il via poche ore dopo la crisi politica andata in scena in Israele sul servizio militare obbligatorio e l’esenzione per gli ultra-ortodossi, che avrebbe potuto provocare le elezioni anticipate, con lo scioglimento del Parlamento e la caduta del governo di destra di Benjamin Netanyahu. L’opposizione sperava nei voti degli ultra-ortodossi, ai ferri corti con il premier che vuole costringere gli studenti dei seminari religiosi in età avanzata a prestare servizio nell’esercito. Ma giovedì, poco prima dei raid sull’Iran, la proposta di legge è stata respinta con 61 voti contro i 53 che la supportavano. Consentendo al gabinetto di guerra del governo Netanyahu di aprire questo nuovo fronte.

Nella foto in copertina, l’ayatollah e Guida suprema dell’Iran, Ali Khamenei ©Photo Agency/Shutterstock.com

Tags:

Ads

You May Also Like

Cosa fanno, cosa vogliono i Brics

Un'analisi su una realtà già molto operativa e concreta

di Maurizio Sacchi Nei giorni scorsi, quando i Brics si sono ampliati, includendo nell’alleanza ...

Il rischio atomico nel mondo

L'infografica sul nucleare militare nel mondo pubblicata nella decima edizione dell'Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo

Ucraina: sì alle armi, no ai negoziati. Il punto

I combattimenti non si fermano e la richiesta di tregua per l'Epifania è inascoltata. La situazione a 316 giorni di guerra

di Raffaele Crocco È arrivata la Befana, ma la calza è vuota, senza regali ...