La fine dell’accordo del grano

Russia vs Ucraina. Le reazioni e l'impatto della crisi delle esportazioni in due infografiche

“L’accordo sul Mar Nero ha cessato di funzionare oggi”, ha dichiarato lunedì 17 luglio il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov. Al momento si conclude così il patto, mediato dalla Turchia, per l’esportazione nel resto del mondo del grano ucraino. La decisione sull’accordo è definitiva e non sono previsti ulteriori negoziati, ha dichiarato la delegazione russa alle Nazioni Unite, come riportato dal quotidiano moscovita politico-finanziario Kommersant.

Per l’ambasciatrice degli Usa alle Nazioni Unite, Linda Thomas-Greenfield, questo stop deciso dal Cremlino è “un atto di crudeltà”. Senza la proroga “i prezzi in tutto il mondo aumenteranno di nuovo”, ha tuonato il Ministro degli Esteri del Governo di Kiev, Dmytro Kuleba, come riportato sul proprio canale Telegram dall’agenzia di stampa RBC Ukraine. “La Russia ha lentamente ucciso l’accordo sul grano da un’estensione all’altra”, ha dichiarato Kuleba, ricordando come l’anno scorso, quando è stata attuata l’iniziativa sui cereali del Mar Nero, “i prezzi alimentari globali sono scesi del 20%”. Il ministro degli Esteri ucraino ritiene che Mosca “usi la fame come strumento” per ricattare il mondo intero. “Condanno fermamente la mossa cinica della Russia di porre fine all’iniziativa per i cereali del Mar Nero, nonostante gli sforzi delle Nazioni Unite e della Turchia”, ha scritto a caldo in un tweet la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen. La quale ha poi assicurato che “l’Ue sta lavorando per garantire la sicurezza alimentare per le persone vulnerabili in tutto il mondo. I corridoi di solidarietà dell’Unione Europea – ha promesso la von der Leyen – continueranno a portare i prodotti agroalimentari dall’Ucraina ai mercati globali”.

Il Presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, all’agenzia di stampa RBC Ukraine ha ricordato che c’erano due accordi: uno tra “Ucraina, Turchia e Nazioni Unite” e “l’altro tra Russia, Turchia, ONU”. Questo significa, a suo dire, che la Russia “sta violando gli accordi con il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, e con il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan, non con noi”, poiché “non avevamo accordi con loro”. In una conferenza stampa all’aeroporto Atatürk di Istanbul, prima della sua partenza per l’Arabia Saudita, Erdogan si è detto convinto “che Vladimir Putin voglia portare avanti l’accordo” sui cereali ucraini.

Per il Presidente turco, “l’iniziativa del Mar Nero, che sta per entrare nel suo primo anno, è passata alla storia come un importante successo diplomatico. Sono state spedite più di 33 milioni di tonnellate di prodotti cerealicoli. A molti Paesi è stato impedito di essere trascinati in una crisi alimentare”. La produzione del grano e la sua esportazione resta quindi al centro delle questioni geopolitiche mondiali. Tale ‘crisi’ ha contribuito ad affamare molti Stati africani, la Regione del Corno d’Africa in primis. Il blocco delle esportazioni di cereali da Russia e Ucraina, tra i maggiori produttori globali, si è infatti tradotto in un fattore di vulnerabilità per molte nazioni, soprattutto a basso reddito, esacerbando crisi alimentari e instabilità sociali.

Nelle due infografiche seguenti, presenti nell’undicesima edizione dell’Atlante delle Guerre, si riportano alcuni aspetti collegati a questa crisi: i Paesi con più persone vulnerabili dal punto di vista alimentare, i maggiori esportatori e importatori di grano, oltre a dati sull’aumento del prezzo delle materie prime e sui saldi commerciali per le nazioni a basso reddito.

*Nella foto di copertina, il trasporto via mare del grano a Odessa, Ucraina © VolodymyrT/Shutterstock.com

di Red/Est/ADP-AP

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