La guerra del futuro è già cominciata. Il punto

Il bilancio della settimana sui conflitti che attraversano il pianeta
di Raffaele Crocco

Il Risiko planetario si sposta e trova vecchi protagonisti questa settimana. Si spara lungo il confine fra Pakistan ed India. Una guerra antica, iniziata negli anni dell’indipendenza dei due Paesi dal Regno Unito e che torna alla ribalta, nascondendo insidie maggiori di quanto si racconti. Si contendono i confini himalayani, i due Paesi, con i loro tesori d’acqua. Una lotta che corre lungo la linea che divide il mondo musulmano del Pakistan da quello nazionalista-induista indiano. La soluzione non è mai stata trovata. Ma nei decenni i due Paesi sono diventati potenze atomiche. Il rischio che un ordigno nucleare venga sganciato è alto e gli esperti dicono che due sole bombe utilizzate in quell’area garantirebbero anni di cambiamento climatico e di fame a tutto il Pianeta.

Si cerca una mediazione difficile. Mediazione che gli Stati Uniti dicono di voler trovare fra Ucraina e Russia. Trump si dice fiducioso. Dichiara che il Presidente ucraino Zelensky è tornato in riga e che il presidente russo Putin ha sentimenti di stima per lui, tornato a comandare a Washington. La realtà, è che nulla si muove sul piano diplomatico. Il piano elaborato dagli Stati Unti parte da un presupposto che Kiev non può accettare: l’Ucraina si deve dichiarare vinta e mollare terre e sovranità. Trump propone il riconoscimento della Crimea – occupata militarmente nel 2014 –  come parte della Russia. Poi, l’astensione dell’Ucraina da qualsiasi tentativo di entrare nella Nato e il riconoscimento, non ufficiale, del controllo russo su quasi tutte le aree occupate dall’invasione del febbraio 2022. A parte tutto ciò, ovviamente Kiev dovrebbe anche accettare di cedere l’uso e lo sfruttamento delle proprie terre rare agli Stati Uniti, a titolo di risarcimento delle spese di guerra.

Washington aspetta la risposta da parte di Kiev a stretto giro di posta, con Donald Trump che parlava di “buone chance di accordo in settimana”. In realtà, non c’è stata intesa. Zelensky non potrebbe mai giustificare tante concessioni fondamentali per arrivare ad un accordo.  E la scelta per la pace non viene certo aiutata dall’atteggiamento russo. Ci sono continui bombardamenti russi su città e infrastrutture. Fra martedì e mercoledì scorsi, in una sola notte Mosca ha lanciato all’attacco più di 100 droni. Dnipro è stata tra le città più colpite. Gli ucraini appaiono stanchi, ma dopo aver fatto tanti sacrifici sembrano, ora, restii a concedere la vittoria ai russi, accettando una pace a tutti i costi. D’altrocanto, il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, in un’intervista al quotidiano brasiliano O Globo, ha spiegato di considerare “imperativo riconoscere come russi i territori ucraini occupati, in tutto o in parte, dalle truppe del Cremlino per trovare una soluzione alla guerra”.

Altrove, nel Vicino Oriente, il dramma palestinese non conosce fine. Sono più di 52mila i morti dall’ottobre 2023. Ogni giorno vengono bombardate le tende degli sfollati e da due mesi non entrano più cibo né aiuti.  Gli eccessi delle Forze Armate israeliane e i delitti contro l’umanità sono all’ordine del giorno: cinquanta dipendenti dell’Agenzia dell’Onu che si occupa dei rifugiati palestinesi, l’Unrwa, sarebbero stati usati come scudi umani, privati del sonno, attaccati dai cani, minacciati e torturati dalle Idf dal 7 ottobre del 2023. A denunciarlo è stato Philippe Lazzarini, il direttore generale dell’Agenzia. “Sono stati trattati nel modo più scioccante e disumano”. Un caso che, se confermato, indicherebbe come il governo israeliano sia ormai andato ben al di là di quanto previsto dal diritto internazionale e umanitario.

Intanto, non cessa la corsa planetaria alle armi. I dati sul commercio d’armi nel 2024  sono spaventosi. Rete Italiana Pace e Disarmo ha denunciato come nel 2024 la spesa complessiva, a livello planetario, sia stata di 2.718miliardi di dollari, con un aumento del 9,4% rispetto al 2023. L’Italia ha stanziato, per le proprie Forze Armate, più di 30miliardi di euro. Sono cifre enormi, che crescono ogni anno. Le armi cambiano con il cambiare delle alleanze e del modo di fare la guerra. In questi giorni, il congresso degli Stati Uniti ha pubblicato i progetti di MQ_25 Stingray. Gli esperti dicono che si tratta di un enorme drone, destinato a modificare profondamente la guerra in mare. Verrà principalmente usato come “drone cisterna”, per rifornire in volo gli aerei da combattimento. Con una capacità di trasferire fino a 6,8 tonnellate di carburante in voli fino a 926 km di distanza, l’MQ-25 è molto più efficace degli attuali aerei cisterna. Inoltre, può  operare più vicino alle zone di conflitto, riducendo l’esposizione ai radar nemici e ampliando le possibilità operative dei caccia imbarcati, come il F/A-18 Super Hornet e il F-35C. Una specie di miracolo tecnologico, che potrà subire evoluzioni ed essere trasformato in drone da ricognizione o da attacco.

La guerra del futuro, in fondo, è già cominciata.

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