La guerra delle élite in Kazkhstan

Dopo i moti di piazza repressi nel sangue è venuto il momento di fare i conti interni. Cosa c'è in ballo nel Paese ricco di fonti energetiche

di Ambra Visentin

Il Presidente Kassym-Jomart Tokayev torna a promettere di risanare il Paese ma i cittadini sembrano non credergli più. “Al popolo kazaco” è il nome del fondo sociale pubblico per lo sviluppo economico annunciato lo scorso 11 gennaio. Queste le sue parole: “Grazie al primo Presidente Elbasy (Leader della Nazione, titolo onorifico di Nursultan Nazarbayev ndr), si è costituito nel Paese un gruppo di aziende molto redditizie (…) credo che sia giunto il momento di rendere omaggio al popolo del Kazakhstan e aiutarlo in modo sistematico e regolare”. Una dichiarazione che, secondo gli analisti, mira soprattutto a calmare gli animi dei cittadini, ancora sconvolti dalla violenza esercitata in gran parte su civili disarmati.

Secondo le stime, (oltre a 225 vittime ufficiali)  i danni delle proteste avvenute in Kazakhstan ad inizio gennaio potrebbero ammontare a 2 o 3 miliardi di dollari. Tokayev si dichiara intenzionato a colpire le élite economiche del Paese arricchitesi negli ultimi decenni. Oltre alla promessa di riforme economiche e all’incarico per l’istituzione del nuovo fondo sociale, il Presidente ha chiesto la cessazione di una delle attività della società “Operator ROB”, appartenente ad Aliya, la figlia minore di Nazarbayev e una revisione delle procedure di appalto in seno alla holding di investimento Samruk-Kazyna, la principale “fortezza” della famiglia Nazarbayev. Il Governo del Kazakhstan è considerato l’unico azionista di questo fondo, le cui attività influirebbero per il 60% sul PIL e i cui redditi dovrebbero essere allocati a settori di sviluppo nazionale.

Fondato dall’ex Presidente nel 2008, al fine di unire tutte le principali società nazionali e ispirato all’omologa holding di Singapore Tamasek, Samruk-Kazyna ha riunito più di una dozzina di società fra cui Kazakh Railways, Kazpost, Kazakhtelecom, Kazatomprom e società energetiche. Al fondo appartiene inoltre KazGPZ, l’impianto di trattamento del gas kazako, struttura che versa in pessime condizioni a causa della mancanza di investimenti per la manutenzione e lo sviluppo. I soldi necessari per il suo funzionamento sarebbero stati sottratti attraverso società offshore con l’aiuto di ATF, banca di proprietà del genero del nipote di Nazarbayev, Galimzhan Yessenov.

Questa battaglia per il controllo sui patrimoni delle élite potrebbe inoltre avere bisogno del sostegno delle autorità dell’Europa occidentale. La scorsa settimana Tom Tugendhat, parlamentare conservatore britannico che presiede la commissione per gli affari esteri, ha fatto esplicita richiesta di sanzioni contro i patrimoni kazachi. Come riportato dal Telegraph, in base ai dati di Transparency International, nel Regno Unito si troverebbero asset per un valore di 370 milioni di sterline (pari a circa 442 milioni di euro) di proprietà della famiglia dell’ex Presidente.

Ma quanto sono credibili le promesse di Tokayev? Il politologo Dosym Satpayev trova che le critiche rivolte dal Presidente al suo predecessore siano incoerenti, in quanto egli stesso promette cambiamenti radicali ma attorniandosi degli stessi collaboratori che contribuirono alla costruzione del sistema che ha portato alle rivolte. Insomma pare proporre una “cura” con le stesse “medicine” finora rivelatesi letali per il popolo. In pratica si parla di un nuovo governo composto in buona parte dai vecchi ministri e di strette collaborazioni con chi ha permesso al precedente regime di prosperare.

In questi ultimi 30 anni la popolazione ha più volte invocato un governo migliore e rivendicato il diritto ad una maggior partecipazione politica. Diritto negato anche durante le ultime elezioni parlamentari del 2021 alle quali, nonostante le promesse di cambiamento, hanno partecipato solo gli storici 5 partiti “di sistema”. Nonostante il carattere interno delle rivendicazioni, che hanno spinto i cittadini alla rivolta, si continua a speculare su influenze straniere. Putin parla anche qui di “tecniche di Maidan”, facendo riferimento alle interferenze politiche estere in Ucraina. “Si tratta di una retorica che potenzialmente tutti possono utilizzare ma a cui nessuno davvero crede – ironizza il politologo Kirill Shamaev – È come per la retorica marxista contro il capitalismo, quando tutti volevano comunque comprare i jeans americani”.

In copertina l’immagine del sito Dunga Field tratto dal sito della società MSS JSC, uno dei tanti luoghi di estrazione energetica del Paese. Nle testo il logo della Samruk

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