La nave civile di ResQ è più concreta

Successo per la maratona di interventi realizzati da personaggi della società civile: 50mila gli spettatori, almeno 156mila euro raccolti, più di 1000 le donazioni

8 ore di diretta, tra riflessioni, risate, ma anche conscia celebrazione della dignità umana, dell’importanza della solidarietà e della responsabilità di agire per aiutare chi fugge da miseria, guerra, ingiustizia e povertà a non morire naufrago dell’indifferenza e dell’ingiustizia nelle acque del Mediterraneo. La lunga diretta di ResQ “Tra dire e il mare: 8 ore per fare una nave” è stata anche questo e si è svolta di filata per otto ore, a partire dalle 10.00 di domenica 13 dicembre.

L’evento, è stato mandato in onda online anche sulla pagina Facebook dell’Atlante Guerre e dei Conflitti del Mondo, che sin dall’inizio ha scelto di unirsi all’equipaggio di ResQ per “Mettere in mare una nuova nave di soccorso e allargare la flotta civile nel Mediterraneo”. Perché anche noi come loro, crediamo fermamente che, “Soccorrere è un obbligo, essere soccorsi è un diritto.” Anche i nostri direttori Raffaele Crocco e Emanuele Giordana hanno contribuito alla diretta, ecco i video dei loro interventi:

Innumerevoli gli spunti e le riflessioni offerti dalle decine tra artisti, professionisti, giornalisti, attivisti, sportivi ed esponenti di spicco della società italiana che si sono uniti all’equipaggio di ResQ e che hanno donato e cercato di convincere gli spettatori a fare altrettanto, al fine di poter effettivamente mettere in mare una nave, con la quale salvare appunto vite umane, persone. Impossibile citare tutti gli interventi, ecco però alcuni spunti, che hanno visto Cecilia Strada spiegare l’importanza dei giocattoli come “strumento di soccorso” per accogliere i naufraghi più piccoli sulle navi e Gianfranco Carofiglio riflettere sull’importanza di lasciarsi non solo impressionare ma anche di agire concretamente di fronte all’orrore dei naufragi: “La questione vera è non girare la testa: il male avviene quando i buoni diventano indifferenti”.

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ResQ incarna “la banalità del bene. È naturale. L’ennesima supplenza a quel che manca all’Europa”, ha invece dichiarato il vignettista Mauro Biani, denunciando anche i fallimenti dell’Unione Europea e dei Governi che la compongono nella gestione dei migranti e delle politiche di accoglienza. D’altro canto il giurista Alberto Guarisio ricorda invece che “Anche come ResQ, vogliamo tenerci cara la nostra costituzione”, riferendosi ai concetti di solidarietà, mutuo aiuto, accoglienza e rifiuto di una politica di guerra ed odio che essa sancisce. 

“Si tratta di mettere prima del dolore la speranza”, ha invece chiosato lo scrittore Fabio Geda, mentre Gad Lerner ha incalzato: “Illudersi che si migliori l’assistenza delle nuove fragilità tagliando la solidarietà è il modo di fregate gli uni e gli altri. È un alibi.” smontado le argomentazioni di chi sostiene che non ci si potrebbe permettere l’accoglienza. 

“Simbolicamente costruire una barca vuol dire cambiare il proprio destino” ha invece suggerito la cantante e attrice Saba Anglana. Mentre la Parlamentare e già portavoce dell’Unhcr Laura Boldrini, ha invitato a calarsi nei panni di chi fugge, spiegando: “Mi sembra necessario domandarsi che faremmo noi al posto loro. Se mi dovessi salvare, se dovessi scappare con la mia famiglia, non userei ogni opzione per mettermi al sicuro?” 

Il medico di Lampedusa, attualmente Parlamentare Europeo Pietro Bartolo, ha invece ribadito l’importanza di ricordarsi che si sta soprattutto parlando di persone, non numeri o oggetti inanimati, dicendo: “Io ho visto, accolto ed abbracciato 350mila persone, non flussi. Perché quello sono, persone”. Il direttore di RaiRadio3 Marino Sinibaldi ha invece chiosato: “Non esiste il reato di soccorso, esiste il reato di omissione di soccorso”.

Carico di significato l’intervento di Abralehey Tesfai, che ha spiegato di non esitare a sostenere ResQ perché se era presente alla diretta era proprio perché qualcuno lo aveva salvato dalle acque del Mediterraneo. Il giovane ragazzo di origini eritree ha infatti raccontato come nella propria terra la dittatura prima e il nuovo governo dopo “ci hanno rubato i nostri sogni… sono stato costretto a fuggire piangendo”. Ha quindi elencato le mete del proprio migrare animato dal desiderio di sopravvivenza, che lo ha visto approdare in Sudan, dal quale è dovuto scappare per la scarsa sicurezza, arrivare nell’ “inferno della Libia” e quindi salire su un gommone e naufragare, trascorrendo “36 ore in acqua” fino a quando qualcuno non gli ha ridato speranza, salvandolo dalla morte, la Guardia Costiera italiana.

50mila persone hanno seguito la diretta, 1000 sono state le donazioni ricevute e almeno 156mila gli euro raccolti (ai quali da lunedì si aggiungeranno i bonifici), ha spiegato dal palco il Presidente di ResQ Luciano Scalettari, confessando: “E’ un successo… metà abbondante della nave è più concreta”. Lella Costa, conduttrice d’eccezione con Massimo Cirri, ha invece chiuso la diretta con un monito, recitando parte de “La canzone degli Infelici Molti e dei Felici Pochi” di Elsa Morante: “Forse, il primo segreto essenziale della felicità si potrebbe ancora ritrovare. L’importante sarebbe di rimettersi a cercare.”

Red/ E.G.

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