Nigeria, tra attacchi jihadisti e ingresso nei Brics

di Sara Cecchetti

L’eredità coloniale è un bagaglio che continua a costituire ovunque un peso, tuttavia, per alcuni Paesi è un peso più incombente che per altri. La Nigeria porta su di sé i segni evidenti della sua storia: in una prima fase, nel 1903, viene conquistata come colonia britannica; nel 1914 diviene protettorato che vede unite la parte settentrionale e quella meridionale. È importante ricordare questi eventi non per pure velleità storiche ma perché- anche una volta proclamata l’indipendenza nel 1960- le distanze tra il Nord mussulmano e il Sud a maggioranza cristiana rimarranno evidenti. Il conflitto di religione sembra costituire tutt’oggi una delle maggiori cause del sangue che si continua a versare, tuttavia è necessario contestualizzarlo in una cornice più ampia.

In primis non si può non considerare l’impatto che il cambiamento climatico gioca nel peggiorare le condizioni di vita della popolazione: nel Borno lo straripamento della diga di Alau nel settembre del 2024 ha causato circa 400.000 sfollati nella la città di Maiduguri, dove si è registrata una delle maggiori crisi alimentari del Paese. Si tratta della medesima area in cui Boko Harama che, dopo la morte del suo leader Abubakar Shekau nel 2021 aveva subito un arresto, dallo scorso anno ha ripreso la sua attività. Le vittime continuano ad essere i cristiani: sacerdoti, catechisti o semplici fedeli. A portare testimonianza delle violenze a cui i cristiani sono soggetti c’è Don Gideon Obasige che- una volta giunto in Italia- ha avviato un’importante opera di sensibilizzazione sul tema: “I cristiani sono in tribolazione, ma hanno ancora speranza. Maiduguri è stata la diocesi più colpita: oltre trecentocinquanta chiese attaccate in questi anni, quindicimila orfani e cinquecento vedove”. Molte delle donne cristiane, una volta rapite e stuprate, se riescono a fuggire ma portano in grembo un figlio di Boko Haram hanno difficoltà ad essere reintegrate nelle loro comunità. Di fronte a collettività divise, uccisioni, villaggi distrutti le autorità nigeriane non sembrano capaci di un intervento risolutivo: arresti sporadici e violenze arbitrarie non fermano un fenomeno che si sta ripresentando con una potenza superiore al periodo passato.

Non è solo la zona settentrionale della Nigeria ad essere instabile, lo Stato di Plateau (nella parte centrale) nell’aprile di quest’anno è stato sede di numerosi massacri: secondo Amnesty International solo nella sera del 14 aprile sono stati uccise 54 persone. Se le autorità locali non sono state in grado di individuare i responsabili di questo specifico attacco, quello che invece sappiamo è che l’area è costantemente vittima delle incursioni dei pastori Fulani, mussulmani dediti alla pastorizia, in contrasto con agricoltori cristiani per terreni fertili. Il rischio di desertificazione a nord, nelle terre tradizionalmente usate per il pascolo, ha condotto i Fulani a emigrare verso sud dove gli scontri con i cristiani sono aumentati esponenzialmente.

Nel mentre il 17 gennaio 2025 la Nigeria è entrata nei BRICS come Paese partner il che- assieme ad altri Paesi come Bielorussia, Bolivia, Cuba, Kazakistan, Malesia, Thailandia, Uganda e Uzbekistan- le permette di prendere parte a collaborazioni e progetti economici di varia natura. Infatti, sebbene questo ruolo non le consenta di disporre del diritto di voto, potrebbe comunque risultare vantaggioso per estendere le relazioni con le nuove economie emergenti. Ricollegandosi a quanto delineato sopra, una delle svolte più significative potrebbe riguardare la sfera agricola: in particolare la condivisione di conoscenze e tecnologie brasiliane in materia risulterebbe fondamentale per un crescente sviluppo della produzione agricola e dei beni da essa derivante. Svolta di cui il Paese avrebbe enorme necessità per contrastare gli effetti del cambiamento climatico e l’instabilità politica che ne deriva.

In copertina immagine da Shuttelstock

Tags:

Ads

You May Also Like

Cinque nuove basi per l’esercito somalo

Accordo tra Mogadiscio e Washington

 In una cerimonia alla presenza dal Presidente somalo Hassan Sheikh Mohamud, Stati Uniti e ...

Essere partigiani

Il 25 aprile è una festa che dice chi sono i giusti e che dice con chiarezza chi sta dalla parte della legge- gli antifascisti - e chi è contro

Iran atomico, un film da rifare

Gli Stati Uniti si sfilano dall'accordo sul nucleare. Tra le istituzioni e la popolazione iraniana c'è preoccupazione e senso di insicurezza. Ai microfoni di Caravan la giornalista Marina Forti dice: «Gli Usa di Trump deludono e sono pericolosi». Colpo mortale all'economia e alla stabilità del Paese

di Andrea Tomasi Gli iraniani non ci stanno a fare la parte dei cattivi. ...