La pioggia che paralizza Dakar

Foto e testi: Lucia Michelini e Al Bachir Yaya Bodian
logo-per-internet-footer-1-e1488465079413

L’estate in Senegal, Africa sub-sahariana, dura da agosto ad ottobre e coincide con la stagione delle piogge. Un centinaio di giorni in cui questo lembo di Sahel è bagnato sporadicamente dall’acqua, tanto agognata nelle zone rurali del paese per l’avvio della stagione agricola, quanto temuta nelle città, dove ogni anno si verificano inondazioni con conseguenti danni ad abitazioni, attività commerciali, ma anche vittime e sfollati.

Nella capitale del paese bastano pochi minuti d’acqua e tutto si blocca. Le strade principali si allagano, mentre quelle secondarie, a base di terra e sabbia, vedono l’acqua piovana mescolarsi lentamente con quella delle fogne che straripano. A Ngor, quartiere centrale di Dakar, il grande campo da calcio che fa da punto di riferimento per i giovani del posto, in questo periodo dell’anno diventa un grande bacino d’acqua, ottimo ambiente per lo sviluppo delle larve di zanzare. Ma questo non è nulla in confronto a quanto accade nella banlieue della grande capitale senegalese.

A Dakar, come in molte altre metropoli africane, il fenomeno dell’urbanizzazione è in piena crescita: tra l’esodo rurale, ancora più incalzante per gli strascichi del Covid-19, e gli affitti dei quartieri centrali decisamente insostenibili ai più (secondo Le Monde tra il 1994 e il 2014 nella regione di Dakar gli affitti sono aumentati del 256%, link), la periferia sta registrando una crescita demografica vertiginosa. Nel cuore della capitale un affitto si aggira sui 400.000 fcfa, ovvero 600 euro, nella banlieue vale quattro volte di meno, col vantaggio di trovarsi poco distanti dal centro ma, purtroppo, molto lontano dagli occhi delle autorità. 

Oltre alle abitazioni, la periferia della città è dilaniata anche da grandi progetti infrastrutturali quali l’autostrada, che collega la capitale al nuovo aeroporto (progettata dal gruppo francese Eiffage) e ora dai cantieri del Treno Espresso Regionale, che stanno ostacolando le naturali vie di deflusso dell’acqua. E secondo un detto locale l’acqua non abbandona mai il suo cammino

Piani edilizi non rispettati, mala gestione, negligenza, il tutto condito con un bel po’ di cambiamento climatico che nei paesi saheliani avanza a ritmi galoppanti, come evidenziato dal recente studio dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) 2021 che prevede un aumento della frequenza e dell’intensità delle precipitazioni in caso di ulteriore incremento del riscaldamento globale. 

Molti degli immigrati senegalesi che ogni anno arrivano via mare in Italia partono proprio queste zone di periferia, forse ci sarà un perché. 

La storia del reportage

Questo reportage è stato realizzato per Unimondo e Atlante delle guerre da Lucia Michelini e Al Bachir Yaya Bodian