La scelta di Bolsonaro

Il controllo sociale curato  dalla criminalità organizzata: sarà questa la ricetta del Brasile alla crisi? Un pericoloso compromesso tra  la legge delle armi e la miseria

di Maurizio Sacchi

Recentemente Jair Bolsonaro, presidente del Brasile, è andato in piazza, privo di mascherina,  per sostenere la mobilitazione di centinaia di persone che difendevano il suo governo e protestavano contro gli ordini di stare a casa emessi dai governatori statali per rallentare la diffusione del nuovo coronavirus. Ma non è l’unica scelta discutibile del Presidente brasilaino.

Alcune bande criminali hanno iniziato a imporre il proprio “coprifuoco di coronavirus” nelle favelas di Rio de Janeiro. Ancora affollate pochi giorni fa, le strade delle favelas di Rio si sono svuotate improvvisamente lo scorso fine settimana, dopo che le bande avevano avvertito i cittadini di rimanere a casa. Lo ha dichiarato in un’intervista telefonica alla OCCRP –Organized crime and corruption reporting project,  un consorzio di centri investigativi, media e giornalisti che operano in Europa orientale, Caucaso, Asia centrale e America centrale, João Carlos Monteiro, uno studente di dottorato in geografia urbana.

Nelle favelas nel nord della città, in cui Monteiro abita, “i trafficanti di droga hanno annunciato (il loro coprifuoco), prima su grandi manifesti. Quindi hanno inviato messaggi sulle app social, e infine “lo hanno annunciato su megafoni montati su auto che guidavano su e giù per le strade”. “Attenzione a tutti i residenti […] coprifuoco a partire oggi dalle 20:00. Chiunque sarà visto per strada dopo ques’ora imparerà ad avere rispetto per gli altri “. “Vogliamo il meglio per la popolazione”, ha affermato un altro messaggio, “Se il governo non ha la capacità di ripararlo, il crimine organizzato lo risolverà”.

In Brasile cresce la paura che la malattia possa causare scompiglio nelle favelas del paese, dove vivono circa 15 milioni di persone. “Può trasformarsi in una tragedia. Esistono già problemi sanitari e di accesso all’acqua. Nelle favelas, la densità di popolazione è enorme, le persone vivono in promiscuità “, ha detto Monteiro. “Molti di loro non riescono a smettere di lavorare e continuano a camminare per le strade esponendosi al rischio di infezione”, ha affermato un’organizzazione che promuove l’istruzione, lo sport e la cultura nelle favelas,

La Central Unica de Favelas, in collaborazione con altre ONG, ha lanciato il movimento #FavelaContraOVirus al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla vulnerabilità dei quartieri più poveri del Paese. Il Governo brasiliano non ha adottato misure specifiche per prevenire la diffusione della malattia nelle favelas, ad eccezione di sollecitare le persone a “combattere il coronavirus” ed “evitare di lasciare” la casa. Lunedì erano già 61 le persone sospettate di avere Covid-19 nelle favelas di Rio, ha riferito il dipartimento di salute municipale a O Globo.

In quei quartieri mancano servizi di base come la raccolta dei rifiuti, l’acqua e l’elettricità, mentre “i trafficanti di droga mantengono i loro rapporti con la comunità attraverso la distribuzione di cibo e medicine e aiutando le famiglie povere”, ha spiegato Monteiro. Sebbene tale relazione sia talvolta alterata dalla violenza, i trafficanti di droga assumono spesso il ruolo di fornitori in queste comunità. I coprifuoco fanno parte della cultura nelle favelas, poiché i trafficanti di droga spesso li impongono quando muore un membro importante della loro banda. Ma mai a Rio si sono spinti fino all’annullamento del “funk bailes” – grandi feste danzanti che organizzano ogni fine settimana per vendere droga.

L’ex presidente del Paese Luiz Inácio Lula da Silva,  ha detto che “Jair Bolsonaro sta portando i brasiliani al macello” con la sua gestione criminalmente irresponsabile del coronavirus. Infatti, dopo aver seguito la linea iniziale di Trump, dichiarando poco più di un raffreddore la pandemia, e aver poi chiuso spiagge, discoteche e bar, sta ora sposando la linea della riapertura. In un’intervista al Guardian di Londra – quando  il bilancio ufficiale del Covid-19 del Brasile era di 2000 vittime – Lula ha affermato che defenestrando il proprio Ministro della Sanità Luiz Henrique Mandetta, favorevole al lockdown, il “troglodita” leader brasiliano rischia di ripetere le scene devastanti che si svolgono in Ecuador, dove le famiglie hanno dovuto scaricare i cadaveri dei loro cari nelle strade: “Purtroppo temo che il Brasile soffrirà molto a causa della sconsideratezza di Bolsonaro … Temo che se questo cresce il Brasile potrebbe vedere alcuni casi come le immagini orribili e mostruose che abbiamo visto a Guayaquil”,.

La Città di Dio, la favela di Rio resa famosa dall’omonimo film di Fernando Meirelles del 2002 – è stata la prima area in cui è stato registrato un caso di coronavirus. Anche qui  i capibanda del Comando Vermelho, la gang che controlla la favela, hanno ordinato ai residenti di rimanere a casa. Un video registrato nella Città di Dio è stato diffuso sui social media e mostra un altoparlante che diffonde l’avviso: “Chiunque sia trovato fuori a passeggiare sarà punito”. Nel Morro dos Prazeres, e a Rocinha, una delle favelas più grandi dell’America latina, la stessa scena si è ripetuta, come a Pavão-Pavãozinho vicino a Copacabana, Cantagalo nei pressi di Ipanema, e a Vidigal, a Leblon. Insomma, immediatamente a ridosso delle più belle e prestigiose spiagge carioca.

Bolsonaro aveva già firmato un decreto a gennaio per rendere più facile possedere un’arma. E poi ha liberalizzato l’importazione di pistole e fucili:“Abbiamo rotto il monopolio “, ha detto Bolsonaro durante la cerimonia di firma del provvedimento al palazzo presidenziale. “Fino ad ora non era possibile importare armi, e ora abbiamo superato questo problema.” I suoi sostenitori hanno applaudito la decisione di consentire l’autodifesa, ma si teme un’escalation dell violenza, che già colpisce duramente la società brasiliana. Tra le altre cose, il decreto innalza il limite per gli acquisti di munizioni a 5.000 cartucce all’anno per le armi “normali”. Il limite precedente era di 50 cartucce all’anno. Il decreto consente inoltre di acquistare fino a 1.000 cartucce all’anno per l’uso in armi con restrizioni, comprese armi semiautomatiche e di grosso calibro, in teoria tuttora limitate all’uso militare e di polizia.

Il caso del Brasile riflette una realtà più generale, che investe molti dei Paesi più popolosi dell’America latina: in previsione di un aumento della miseria, e col rischio che le proteste per la diseguaglianza assumano la forma di vere e proprie insurrezioni, quel sistema di controllo sociale violento e illegale basato sulle bande criminali, i paramilitari, e i narcotrafficanti, si delinea come una vera e propria strategia. Che potrebbe essere la tragica soluzione delle classi dirigenti alla crisi economica che già accompagna la pandemia.

In copertina un gesto di Bolsonaro per cui è tristemente famoso qui in uno scatto a Brasilia nel 2019 di Marcos Corrêa (Flikr particolare). Nel testo un’immagine del presidente brasiliano

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