Il 14 ottobre 2024 una nave della Marina Militare italiana ha trasportato decine di profughi partiti dalle Libia e salvati in mare in centri di accoglienza di nuova costruzione in Albania. Si tratta dei primi richiedenti di protezione portati nel Paese Balcanico. SOS Humanity è tra le ong che ha criticato il fatto che le loro richieste d’asilo saranno trattate con una procedura accelerata al di fuori dell’Unione Europea, mettendo a repentaglio i loro diritti umani. Ne abbiamo parlato con Mirka Schäfer, esperta politica di SOS Humanity.
Secondo Sos Humanity l’accordo Italia-Albania viola il diritto marittimo internazionale. Ci può spiegare meglio questa affermazione? Quali norme viola?
L’accordo comporta ritardi nello sbarco delle persone soccorse in mare e viola l’obbligo di sbarcare le persone soccorse da una situazione di pericolo in mare nel luogo sicuro più vicino. Il porto albanese di Shengjin dista 1000 chilometri dall’area di salvataggio, il che significa diversi giorni di transito in più rispetto a uno sbarco a Lampedusa o in Sicilia. L’Albania non è quindi il luogo sicuro più vicino per le persone soccorse nel Mediterraneo centrale. Secondo il diritto marittimo internazionale e le risoluzioni, il luogo sicuro designato dovrebbe essere raggiunto con una deviazione minima dalla rotta della nave”; gli Stati “devono garantire che lo sbarco avvenga il prima possibile”; e “i governi e i centri di coordinamento del salvataggio (Rcc) competenti dovrebbero fare ogni sforzo per ridurre al minimo il tempo in cui le persone soccorse rimangono a bordo della nave che le assiste”. (Emendamenti del 2004 alla Convenzione internazionale sulla ricerca e il salvataggio marittimo (1979), risoluzione MSC.155(78) dell’Imo, risoluzione MSC.167(78) dell’Imo). Inoltre, il diritto di asilo è limitato anche a causa della situazione non ottimali dei centri d’accoglienza in Albania.
Dal momento che è un accordo lesivo del diritto internazionale e dei diritti dei rifugiati, secondo voi perché è stato possibile farlo?
L’accordo evidenzia lo stato disastroso dell’erosione del quadro dei diritti umani in Italia e nell’Ue. SOS Humanity critica l’accordo come un’altra strategia per allontanare la responsabilità dei diritti umani dei rifugiati, minando il sistema europeo e globale di protezione internazionale. È già chiaro che i diritti fondamentali di coloro che cercano protezione vengono violati. Le persone colpite e i loro difensori dei diritti umani non rimarranno in silenzio e contesteranno queste violazioni nei tribunali.
L’opinione pubblica italiana non ha posto molta attenzione su questo tema. Secondo voi perché? Cosa può fare in questo caso la cittadinanza?
La mancanza di informazioni trasparenti sulla costruzione e sul costo dei centri albanesi è certamente un problema che ha ostacolato la consapevolezza generale della società civile su questo accordo. L’accesso per gli attori e le organizzazioni della società civile è attualmente poco chiaro. Le agenzie dell’Ue hanno un accesso limitato ai centri e anche i giornalisti riferiscono che l’accesso è difficile. Ciò rende difficile il monitoraggio indipendente dei diritti umani. Tuttavia, ci sono state diverse reazioni da parte della società civile e varie organizzazioni come Amnesty, Human Rights Watch, il Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa e altre hanno criticato fortemente l’accordo.
Come attori della società civile e difensori dei diritti umani, dobbiamo chiedere che l’accordo venga interrotto, poiché mette in pericolo i diritti fondamentali e umani dei rifugiati e mina il diritto di asilo. Inoltre, secondo l’istituto di ricerca italiano Openpolis, i costi di attuazione nei prossimi cinque anni ammontano a 653 milioni di euro dei contribuenti italiani. I cittadini potrebbero chiedere che questo budget di centinaia di milioni venga invece utilizzato per creare percorsi sicuri e legali per i rifugiati verso l’Ue e istituire un programma europeo di ricerca e soccorso.