L’Argentina al voto

I due concorrenti sono l’uscente Mauricio Macri, e il rappresentante del movimento peronista Alberto Fernandez. Per vincere al primo turno, un candidato ha bisogno del 45% dei voti, o del 40  con un vantaggio di 10 punti sul  secondo

di  Maurizio Sacchi

Oggi  l’Argentina va al voto per scegliere il suo nuovo presidente. I due concorrenti sono l’uscente Mauricio Macri, e il rappresentante del movimento peronista Alberto Fernandez. Per vincere le elezioni al primo turno, un candidato ha bisogno del 45 percento dei voti, o del 40 percento con un vantaggio di 10 punti su quello arrivato secondo. Se non ci fosse  un vincitore chiaro, il ballottaggio  è previsto per il 24 novembre. La votazione è obbligatoria per i cittadini di età superiore ai 18 anni e facoltativa per i giovani dai 16 ai 18 anni, nonché per coloro che hanno più di 70 anni. Ci sono quasi 34 milioni di elettori registrati.

Il vincitore, stando ai risultati delle primarie argentine e ai sondaggi, dovrebbe essere, da subito, Fernandez. Che gode dell’appoggio della ex presidente de KIrchner, che secondo il Guardian di Londra “…sembra rappresentare una versione moderna di Eva Perón, la patrona ufficiosa dei poveri dell’Argentina, la carismatica moglie del presidente Juan Perón. Come Evita, Fernández de Kirchner è diventata un personaggio popolare in Argentina …per il suo sostegno ai poveri con programmi di aiuto sociale, pur rimanendo una schiava confessa della moda. La ex presidente è un oratore pubblico di talento. Macri, al contrario, è un oratore spesso senza grazia,il cui atteggiamento rigido non ha aiutato quando ha annunciato misure governative impopolari come enormi aumenti delle tariffe. Ha anche guadagnato l’antipatia di molte donne per il suo sessismo e il suo sostegno al movimento anti-aborto argentino, che ha impedito l’approvazione di una legge che legalizza l’aborto durante la sua presidenza”.

Fernández de Kirchner ha anche dato prova di acume politico quando scelse di non candidarsi alla presidenza, preferendo invece il moderato Fernández,, ex capo di gabinetto nell’amministrazione di Néstor Kirchner. La mossa ha disarmato  la strategia di Macri di rappresentare le elezioni come una scelta tra un paio di mani sicure (se stesso) e una donna affamata di potere e polarizzante che stava godendo la prospettiva di un ritorno al più alto ufficio del paese. Attirando gli elettori della classe media delusi da Macri e compattando, per ora, le diverse anime del peronismo.

Ma il tema dell’economia è per tutti il fulcro di queste elezioni. Con il 35 percento dei cittadini al di sotto della soglia di povertà, e un’inflazione al 55 percento,.Fernandez ha fortemente criticato la gestione dell’economia da parte del suo avversario. In un recente dibattito televisivo, ha affermato che la chiave per creare più occupazione è incoraggiare le piccole imprese a riaprire, e “la prima cosa che faremo è assicurarci che [le piccole imprese] smettano di pagare le tariffe convenute che beneficiano solo gli amici del presidente “. Ha promesso di rendere la lotta alla povertà e alla fame una priorità per il suo governo.

Fernandez ha fortemente criticato la gestione dell’economia da parte del suo avversario. In un recente dibattito televisivo, ha affermato che la chiave per creare più occupazione è incoraggiare le piccole imprese a riaprire, e “la prima cosa che faremo è assicurarci che [le piccole imprese] smettano di pagare le tariffe convenute che beneficiano solo gli amici del presidente “. Ha promesso di rendere la lotta alla povertà e alla fame una priorità per il suo governo.

Tra le altre misure che Fernandez promette, un aumento del 20 percento di salari minimi e pensioni, equivalenti alla perdita di potere d’acquisto subita durante il governo Macri; un patteggiamento con le grandi reti di distribuzione per legare l’aumento dei prezzi dei beni di consumo al salario minimo, e non all’inflazione; e sbloccare i grandi stock di granaglie da esportazione, patteggiando con i potenti esponenti del settore agroalimentare la vendita dei grani accumulati a scopo speculativo in questi anni, per rifornire di valuta pregiata le esauste casse dello Stato. 

Una impresa non da poco, a cui si aggiunge il problema della corruzione, fatale durante le presidenze dei coniugi Kirchner, e che anche con Macri è rimasta una piaga nazionale, e un freno a ogni soluzione. Ma l’appoggio popolare di cui sembra godere Fernandez per ora è un atto di fiducia. Se tradita, la violenta protesta che attraversa tutto il Sudamerica, e non solo, è destinata a riaccendersi.

Tradizione peronista: in un dipinto dell’epoca, la coppia Peron

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