di Miriam Rossi
Oggi e domani gli elettori sono chiamati a esprimersi su quattro quesiti referendari riguardanti il mondo del lavoro. Ora che l’esistenza dell’appuntamento referendario appare essere stato comunicato diffusamente, l’attenzione si concentra sul merito dei quesiti. Per avere una maggiore chiarezza su questi referendum e ampliare la riflessione sul mondo del lavoro in Italia, Unimondo ha intervistato Luca Nogler, docente di diritto del lavoro dell’Università di Trento.
Può spiegare brevemente quali sono i quesiti referendari oggetto del referendum?
Il primo quesito (scheda grigia) riguarda i licenziamenti ingiusti: con il “sì” si intende abrogare l’articolo che nel Jobs Act del 2015 ha limitato il diritto al reintegro per i lavoratori licenziati senza giusta causa. In poche parole, un lavoratore potrebbe essere reintegrato quando sussiste una sproporzione tra inadempimento dei propri obblighi e licenziamento.
Il secondo quesito (scheda rossa) riguarda le unità produttive con meno di 16 dipendenti che attualmente possono essere sanzionate per un licenziamento illegittimo con un indennizzo massimo molto contenuto. Il referendum vuole abrogare questa soglia, restituendo ai giudici la piena discrezionalità nella determinazione dell’indennità, anche per rafforzare il principio di equità tra lavoratori. Da notare, però, che il prossimo 23 giugno è stata fissata l’udienza della Corte Costituzionale per discutere proprio in relazione all’abrogazione di questa norma.
Il terzo quesito (scheda arancione) ha per oggetto le liberalizzazioni dei contratti a termine subordinati, senza alcuna giustificazione. La normativa attuale ha, infatti, creato maggiore precarietà lavorativa, proprio consentendo dopo l’ormai consueto periodo di stage, apprendistato, co.co.co. di un giovane lavoratore, di porre un limite temporale anche al lavoro subordinato e senza che questo sia giustificato, ad esempio, dalla stagionalità del lavoro in agricoltura.
Il quarto quesito (scheda verde) riguarda la responsabilità del committente nei casi di infortunio per lavori affidati in appalto o subappalto. Attualmente, le norme limitano questa responsabilità. L’obiettivo del referendum è rendere i committenti corresponsabili in caso di mancato rispetto delle norme di sicurezza da parte degli appaltatori e dunque obbligare anch’essi a rimborsi per i danni del lavoratore che subisce l’infortunio, inclusi i danni psicofisici.
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In copertina un manifesto della Cgil di Ferrara