Le atrocità della guerra del Tigrai

Una nuova relazione dell'Ocha e un rapporto firmato da Amnesty e Hrw descrivono la drammatica situazione in Etiopia

Tutte le parti coinvolte nella guerra in Etiopia stanno commettendo gravi violazioni dei diritti umani. A dirlo sono, ancora una volta, le Nazioni Unite. In una sessione urgente sull’Etiopia del Consiglio per i diritti umani a Ginevra, l’Onu ha sottolineato come, il rischio riguardi l’intera regione. Nella sua relazione Nada Al-Nashif, Vice Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ha denunciato, tra le altre violazioni, anche l’utilizzo della misura di stato d’emergenza istituito dal 2 novembre dal governo etiope.

“In particolare – si legge – lo stato di emergenza autorizza l’arresto, la perquisizione e la detenzione di chiunque sia sospettato di sostenere il Fronte di liberazione popolare del Tigray e l’Esercito di liberazione dell’Oromo, designati “gruppi terroristici” nel maggio 2021. Questa disposizione eccessivamente ampia ha portato ad arresti e detenzioni di massa di migliaia di etiopi, compreso il personale delle Nazioni Unite, e, secondo il Committee to Protect Journalists, almeno 14 giornalisti. La maggior parte degli arrestati sono di etnia tigrina”.L’Ocha stima che siano tra i 5 e i 7mila i detenuti, inclusi 9 membri del personale delle Nazioni Unite.

C’è poi la questione sfollati. “Almeno 2milioni di persone nelle regioni di Tigrai, Amhara e Afar sono state costrette a lasciare le loro case a causa del conflitto e molte di loro non ricevono l’assistenza di cui hanno bisogno per sopravvivere. Ci sono anche preoccupazioni che gli sfollati interni possano essere spinti a tornare o trasferirsi in aree che potrebbero non essere sicure”.

“Sono anche preoccupata per la situazione dei rifugiati eritrei che vivono in Etiopia , molti dei quali esprimono il timore di ritorsioni da parte delle forze eritree che operano nel paese. Evidenziando il potenziale impatto regionale del conflitto, più di 50.000 etiopi sono fuggiti dalla regione del Tigrai per il Sudan orientale, principalmente tra novembre e dicembre 2020, complicando la situazione  del Sudan”.

L’impatto umanitario del conflitto, inoltre, è sempre più drammatico. Secondo l’Ocha, l’insicurezza alimentare acuta colpisce ora più di 9,4milioni di persone nel Nord dell’Etiopia. Nella regione del Tigrai 5,2 milioni di persone (circa il 90% della popolazione) si trovano in situazione di necessità. Dopo la sessione, caldeggiata dall’Unione Europea, si deciderà se nominare una squadra internazionale per indagare sulle violazioni che, secondo i gruppi per i diritti, possono costituire crimini di guerra.

Il 3 novembre le Nazioni Unite avevano prodotto un rapporto di 100 pagine che descriveva nel dettaglio le principali violazioni nel Tigrai, tra cui il bombardamento di città, l’uccisione di civili e la diffusa violenza sessuale. Il 16 dicembre Amnesty International e Human Rights Watch hanno descritto in un rapporto ulteriori atrocità: detenzioni di massa, torture e sfollamento forzato di ampi strati della popolazione del Tigray.

“I civili del Tigray – si legge – che tentavano di sfuggire alla nuova ondata di violenza sono stati attaccati e uccisi. Decine di persone in stato di detenzione affrontano condizioni pericolose per la vita, tra cui tortura, fame e negazione delle cure mediche”.

Secondo quanto riferito anche le stesse agenzie umanitarie delle Nazioni Unite hanno un accesso limitato a varie zone di conflitto. Nel rapporto delle due ong si descrive come, da novembre, le forze di sicurezza di Amhara, tra cui la polizia della Regione e membri della milizia locale, hanno rastrellato i tigrini che vivono in diverse città e ne hanno espulso con la forza alcuni. Tra novembre e dicembre, Amnesty International e Human Rights Watch hanno condotto interviste telefoniche con 31 persone, tra cui 25 testimoni e sopravvissuti, nonché parenti delle persone detenute ed espulse, sugli abusi delle milizie di Amhara e delle forze di sicurezza regionali contro i civili del Tigrai nelle città di Adebai, Humera e Rawyan.

Dall’inizio di novembre, le forze di polizia e le milizie regionali di Amhara, compresi i gruppi di miliziani noti come Fanos, hanno sistematicamente rastrellato i tigrini ad Adebai, Humera e Rawyan. Queste forze hanno separato le famiglie, arrestato adolescenti dai 15 anni in su e uomini e donne civili. Hanno espulso con la forza donne e bambini piccoli, oltre a malati e anziani dalla zona. Alcuni degli espulsi da allora sono arrivati ​​nel Tigrai centrale, mentre altri rimangono dispersi. Il governo di Amhara non ha ancora reagito alle accuse. Le forze delle regioni di Amhara e Afar stanno infatti aiutando il governo federale nella guerra contro il fronte ribelle del Tigray.

di Red.

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