Le crepe del Consiglio di Sicurezza

Il dibattito sulle sanzioni alla Corea riporta alla luce l'annoso dilemma del diritto di veto. E qualcosa si muove

di Gianna Pontecorboli da New York

”Oggi, dopo che ci sono state delle domande sull’abilita’ del Consiglio di Sicurezza di adempiere al suo mandato e in un momento in cui lo stesso multilateralsmo e’ minacciato, l’Assemblea Generale e i suoi membri dimostrano il loro impegno nel difendere la Carta dell’Onu e la legge internazionale”, ha detto il presidente dell’Assemblea Generale Abdulla Shahid nell’aprire mercoledi scorso sotto il tetto del Palazzo di Vetro una sessione probabilmente destinata a rimanere storica. ”Ci sono delle buone ragioni per cui e’ stata definita ”rivoluzionaria” da diversi leader mondiali che ho incontrato recentemente”, ha poi aggiunto.

Dopo molti anni di inutili sforzi per modificare i rapporti di forza all’interno del Consiglio di Sicurezza e rendere l’intera Onu più adeguata per risolvere i problemi attuali, la risoluzione ”Veto Initiative” approvata dall’Assemblea Generale a fine aprile ha costretto per la prima volta due membri permanenti del Consiglio di Sicurezza a spiegare di fronte a 193 paesi diversi la loro decisione di utilizzare il diritto di veto. E lo ha fatto su una questione, quella della Corea del Nord, che già nel lontano1950 aveva messo alla prova l’unita’ e la capacita’ decisionale del Palazzo di Vetro. Da molti punti di vista, la riunione di mercoledi scorso ha riservato poche sorprese. In un momento in cui la tensione tra gli Stati Uniti e la Corea del Nord sembra destinata a salire ancora dopo che solo negli ultimi giorni gli Stati Uniti e la Corea del Sud hanno risposto con il lancio di otto missili a un analogo lancio effettuato domenica dalla Corea del Nord e hanno minacciato una ”robusta risposta” in caso di ripresa dei test nucleari, ognuno ha recitato la sua parte.

Salito sul podio per primo, l’ambasciatore cinese all’Onu, Zhang Jun ha giustificato con con la preoccupazione per la disastrosa situazione umanitaria della popolazione il suo veto nei confronti della risoluzione presentata dagli Stati Uniti la settimana scorsa per imporre all’inquieto paese asiatico delle sanzioni più dure in caso di nuovi lanci di missili intercontinentali . ”Ci sono molte cose che gli Stati Uniti potrebbero fare, come alleviare le sanzioni in alcune aree e terminare le esercitazioni militari congiunte con la Corea del Sud. La chiave e’ agire, non solo parlare della propria disponibilita’ per un dialogo senza condizioni”, ha detto. Da parte sua, la vice ambasciatrice della Russia, Anna Evstigneeva ha osservato in un secco e breve intervento che le sanzioni già applicate hanno avuto ben pochi risultati e che imporne delle nuove sarebbe inutile per fare dei passi avanti nel settore della non proliferazione nucleare.

”Tutti quelli che si sono occupati seriamente del problema della Corea del Nord hanno capito da tempo che sarebbe inutile attendersi un disarmo incondizionato di Pyongyang sotto la minaccia di una spirale di sanzioni.”ha spiegato la diplomatica”La creazione di un nuovo blocco militare nella regione come quello creato dagli Stati Uniti, la Gran Bretagna e l’Australia fa sorgere dei seri dubbi sulle buone intenzioni di questi paesi”. A entrambe, poco dopo, ha risposto il vice ambasciatore statunitense Jeffrey DeLaurentis, che ha accusato la Corea del Nord di aver accelerato la preparazione per un nuovo test nucleare. ”Il presidente Biden e il segretario di Stato Anthony Blinken ,” ha aggiunto,”, hanno detto ripetutamente e pubblicamente che cerchiamo un dialogo con Pyongyang, senza precondizioni. Gli Stati Uniti sono più che pronti a discutere un alleviamento delle sanzioni per ottenere una completa denuclearizzazione della penisola coreana, ma l’unica risposta che abbiamo ottenuto sono stati dei lanci destabilizzanti che minacciano non solo la regione ma il mondo intero”.

Di fatto, l’intera discussione ha avuto soprattutto un effetto immediato, quello di dimostrare a tutti quanto rischi di diventare profonda la spaccatura che paralizza il Consiglio di Sicurezza dopo l’invasione dell’Ucraina e quanto poche siano le vere armi dell’organizzazione internazionale per difendere la pace e il multilateralismo,Per chi ricorda la storia della guerra fredda, poi, i richiami sono stati anche più allarmanti. Oltre settantantadue fa, a giugno del 1950, dopo che l’ambasciatore russo Jakov Malik aveva abbandonato per protesta l’aula del Consiglio di Sicurezza, i membri rimanenti avevano approvato con un storica risoluzione l’operazione militare multinazionale delle Nazioni Unite per difendere la Corea del Sud dall’invasione delle truppe nordcoreane. Ed era stato l’inizio di uno dei periodi piu’ drammatici della guerra fredda e di un conflitto che avrebbe causato milioni di morti. Parlando dal podio, uno dopo l’altro, gli oltre settanta oratori hanno pero’ mostrato la volonta’ di esplorare delle strade diverse e meno pericolose e di non lasciare il futuro totalmente in mano a chi puo’ decidere con un semplice diritto di veto.

In copertina il Consiglio di SicurezzaNeptuul ) dell’Onu

 

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