Le Università italiane e il boicottaggio a Israele

Negli atenei le manifestazioni di solidarietà al popolo palestinese si sono trasformate in richieste concrete di azione

di Maurizio Sacchi

Il 5 dicembre il Cub Trento  e l’ SBM-Sindacato di Base Multicategoriale Trento hanno inviato una richiesta di cessazione di ogni collaborazione con lo Stato d’Israele al rettore dell’Università di Trento, alla PAT (Provincia Autonoma di Trento) e alla Fondazione Bruno Kessler: “Considerato che:

– Contro lo Stato di Israele è in corso presso la Corte internazionale di giustizia dell’Aja un processo per genocidio intentato a partire da un dossier presentato dal Sudafrica.

– In attesa che il processo si concluda (cosa che può richiedere anni), la stessa corte ha intimato a Israele di interrompere i bombardamenti sulla Striscia di Gaza per prevenire la consumazione di un potenziale genocidio. La decisione della Corte – che, in termini di diritto, ha valore cogente – inquadra come corresponsabili quei Paesi, istituzioni e aziende che continuano a fornire a Israele sostegno politico, economico e militare.

In precedenza, il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Trento ha negato l’aula per lo svolgimento della conferenza “Il diritto di boicottare Israele”, che il 14 novembre avrebbe dovuto ospitare l’attivista per i diritti umani Stephanie Westbrook, da anni impegnata nel movimento BDS – Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni. Il Dipartimento avrebbe  utilizzato articolo del regolamento interno, che vieta la concessione di spazi per iniziative politiche o sindacali, allargandolo a “una qualsiasi iniziativa politica” promossa all’interno dell’Università. Tuttavia, denunciano gli studenti, 9 anni fa la stessa Westbrook era stata ospite di un ciclo di incontri della rassegna “Occupare un territorio”, che avevano in oggetto i medesimi argomenti ed erano organizzati da un’associazione che aderiva alla campagna BDS.

Gli attivisti attaccano direttamente il Magnifico Rettore Flavio Deflorian, evidenziando come egli sia “membro del Comitato scientifico della Med-Or, la fondazione istituita dalla fabbrica di morte Leonardo S.P.A per intrecciare sempre più il sapere scientifico all’industria bellica” e sottolineando quanto sia “preoccupante” constatare “come negli ultimi anni il livello di collaborazione dell’ateneo trentino con la Leonardo sia diventato sempre più stretto, arrivando addirittura all’istituzione di interi dottorati in partnership con l’azienda che in questo momento si sta arricchendo grazie alla fornitura degli armamenti che Israele sta utilizzando per commettere un genocidio a Gaza”. La rete BDS, nata nel 2005, coordina una campagna di boicottaggio verso Israele che si sostanzia, in particolare, nell’invito lanciato ai consumatori a non acquistare prodotti di una precisa lista di marchi. La finalità è quella di rendere l’occupazione economicamente insostenibile e contribuire in maniera attiva alla sua fine.

Nelle università italiane le manifestazioni di solidarietà al popolo palestinese si sono trasformate in richieste concrete di azioni per i singoli atenei. In particolare le rivendicazioni degli studenti si sono concentrate sulla cessazione degli accordi di collaborazione scientifica tra le università italiane e quelle israeliane.  Le manifestazioni hanno toccato tutta la penisola. A Roma, alla Sapienza, l’apice è stato raggiunto lo scorso 18 aprile.  Il Senato Accademico della Sapienza ha votato una mozione che condanna le azioni di Israele a Gaza, ma non ha accolto le richieste dei manifestanti riguardanti le collaborazioni con istituzioni israeliane e aziende del settore bellico. All’Università Federico II di Napoli i collettivi studenteschi hanno occupato il rettorato per chiedere l’interruzione di ogni collaborazione con Israele.  A fine marzo, i Senati accademici dell’Università di Torino e della Scuola Normale Superiore di Pisa avevano approvato mozioni di sospensione della partecipazione all’ultimo bando di collaborazione proposto dal Ministero degli Esteri. Anche l’Università di Cagliari ha sospeso tutti gli accordi con enti Israeliani dopo le proteste.  A Bologna gli organi di autogoverno delle università non hanno accolto le richieste degli studenti, e il 5 maggio i Giovani Palestinesi hanno organizzato la prima “Intifada studentesca”.  A Bari, a seguito delle proteste dei collettivi, il rettore si è dimesso dal comitato scientifico di Med-Or, una fondazione vicina a Leonardo S.p.A., azienda che opera nel settore degli armamenti.   Manifestazioni contro gli accordi verso Israele che si sono diffuse ben presto a tutta la penisola: tensioni e proteste sono state registrate anche nelle università di Firenze, Siena, Pisa, Roma, Genova, Padova, Milano Statale e Politecnico. Sull’onda di questi avvenimenti e in seguito ai disordini nelle università statunitensi, è stato organizzato per il 13 maggio un incontro del Comitato per l’ordine e la sicurezza con la ministra per l’Università Anna Maria Bernini, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e i rettori delle università italiane.

Il mondo accademico si quindi è spaccato tra i sostenitori del dialogo e quelli della rottura: le mozioni di sospensione del bando scientifico e degli altri accordi sono state contestate sia da parte di accademici che da esponenti politici, oltre che dall’Unione delle Comunità Ebraiche. Una reazione totalmente diversa da quella che il mondo accademico aveva avuto per l’invasione russa ai danni dell’Ucraina nel febbraio 2022.  Subito dopo l’attacco, la mobilitazione delle istituzioni accademiche era stata immediata. La ministra per l’Università e la Ricerca Cristina Messa del governo Draghi  il 27 febbraio 2022 affermava che queste misure sarebbero state necessarie per «scongiurare l’ipotesi che pur legittime collaborazioni nei settori della ricerca potessero fornire involontario sostegno all’azione militare della Federazione russa». Di contro circa 2500 tra docenti e personale dell’università in tutta Italia hanno sottoscritto una lettera aperta al ministro degli Esteri, Antonio Tajani, per chiedere la sospensione del bando scientifico 2024.

Il principale obiettivo delle proteste degli studenti è il Bando Scientifico 2024 nell’ambito dell’Accordo di Cooperazione Industriale, Scientifica e Tecnologica tra il Ministero degli Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI) italiano e il Ministero dell’innovazione, della Scienza e della Tecnologia israeliano. Il bando, che potrebbe coinvolgere istituti di ricerca e università sia pubblici che privati, è scaduto il 10 aprile scorso. Si propone di finanziare fino ad 11 progetti congiunti di ricerca per il 2024 con un massimo di 100mila euro per la parte italiana e altrettanti per quella israeliana per ciascun progetto selezionato. In totale si tratta di 1 milione e 100mila euro disponibili e distribuiti in 3 anni.

Leonardo ha collaborazioni di ricerca con circa 60 università italiane e istituzioni di ricerca italiane. Vi é il caso della partnership tra La Sapienza di Roma e Thales Alenia Space Italia (TASI) SpA, in collaborazione con Leonardo. Thales è legata all’esercito israeliano attraverso una collaborazione con l’azienda israeliana Elbit Systems, il fornitore principale delle attrezzature terrestri e dei veicoli aerei senza pilota dell’IDF. Tutti i diritti sulle tecnologie ottenute dalla collaborazione vengono ceduti a TASI. Un caso emblematico è il “Drone Contest”, un concorso lanciato da Leonardo che coinvolge il Politecnico di Torino, il Politecnico di Milano, l’Università di Bologna, la Scuola Superiore S. Anna di Pisa, l’Università di Roma Tor Vergata e l’Università di Napoli Federico II. La competizione consiste nello sviluppo di nuove tecnologie di guida per droni senza pilota attraverso l’intelligenza artificiale. Tecnologie che potrebbero essere a completa disposizione dell’azienda, con il pericolo che possano essere utilizzate per sviluppare nuovi droni da vendere poi agli eserciti di tutto il mondo

In quanto a Israele, la Hebrew University di Gerusalemme  ha deciso di sospendere la professoressa Nadera Shalhoub-Kevorkian, un’importante studiosa di diritto e cittadina palestinese di Israele, senza una regolare udienza, subito dopo la puntata del podcast in cui esponeva le sue posizioni critiche nei confronti del sionismo e dell’assalto di Israele a Gaza. Ma la studiosa è stata nel radar dell’università per mesi (e addirittura anni), dopo aver firmato una petizione a fine ottobre che chiedeva un cessate il fuoco a Gaza e descriveva la guerra come un “genocidio”. La Shalhoub-Kevorkian, ha scritto l’università, dovrebbe “trovare un’altra sede accademica che corrisponda alle sue posizioni”.

Tags:

Ads

You May Also Like

La legge che accoglie i bimbi migranti

I bambini migranti soli non potranno essere ‘rimandati indietro’. La proposta di legge è ...

L’Onu chiede il cessate il fuoco tra Sudan e Sud Sudan

Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu si è detto preoccupato per  i continui scontri che ...

Ucraina 15 punti per negoziare secondo il Financial Times

Le indiscrezioni del quotidiano economico sugli sviluppi del negoziato e il possibile status neutrale di Kiev

“I negoziatori ucraini e russi hanno discusso l’accordo proposto per la prima volta lunedì” ...