Zucchine turche e guerra in Siria

di Andrea Tomasi

La guerra fredda (ma neanche tanto fredda) tra Russia e Turchia si combatte nei modi più atroci e più strani, passando anche sui banchi dei negozi di verdura. Le autorità russe hanno deciso di vietare le importazioni di zucche e zucchine dalla Turchia a partire dal 19 maggio, ufficialmente per motivi legati all’uso di fitosanitari. Mosca – scrive l’Ansa – è ai ferri corti con Ankara per la crisi siriana e ha già bandito le importazioni di numerose varietà di frutta e verdura dalla Turchia dopo l’abbattimento di un jet militare russo da parte degli F-16 turchi, avvenuto lo scorso autunno al confine turco-siriano.
Come racconta Francesco Martino su balcanicaucaso.org (in collaborazione con La Rivista Il Mulino), Russia e Turchia erano Paesi avversari in geopolitica ma partner in economia. Lo scontro sulla Siria ha però fatto saltare questo «equlibrio». Il 24 novembre 2015 i turchi abbatterono un bombardiere russo SU-24 – in volo in supporto al presidente siriano Bashar al-Assad.
Questo episodio (i turchi dicono che il jet aveva violato il loro spazio aereo) ha fatto toccare il punto di non ritorno nei rapporti tra i due Stati, che negli ultimi due decenni avevano collaborato nonostante divergenti interessi nella regione del Mar Nero, nel Caucaso e ora in Siria. «È una pugnalata alle spalle da parte di chi supporta il terrorismo internazionale» ha detto il leader russo Vladimir Putin, che ha accusato il presidente turco Recep Tayyp Erdogan di fare affari con il sedicente Stato islamico in Siria. «Non ci lasceremo intimidire», ha risposto Erdogan, promettendo di punire nuove presunte incursioni russe.
«Negli anni passati Turchia e Russia hanno costruito una fortissima collaborazione economica, con lo scambio commerciale salito nel periodo 2013-14 agli oltre 30 miliardi di dollari dai 23 del 2009. La Turchia è diventata la meta preferita dei turisti russi, che nel 2013 hanno fatto registrare oltre quattro milioni di presenze. Al tempo stesso, copre il 60% del proprio fabbisogno energetico grazie al gas russo, la compagnia russa Rosatom è impegnata nella costruzione della prima centrale atomica turca (ad Akkuyu, sulle coste del Mediterraneo) mentre molte compagnie turche – soprattutto nel campo delle costruzioni – operano con successo sul mercato russo». Insomma la decisione di bandire zucche e zucchine turche dal mercato russo la dice lunga su come stanno cambiando le cose. La scusa del «divieto per ragioni legate all’uso di fitofarmaci» è un qualcosa a cui fanno finta di credere le grandi diplomazie. Dietro pare esserci ben altro.
Salta quindi l’asse Mosca- Ankara, di cui avevano parlato gli osservatori internazionali dopo la visita di Putin nel dicembre 2014, quando il leader russo era impegnato nello «scontro da guerra fredda» con l’Occidente dopo l’annessione russa della Crimea (febbraio 2014). La Turchia – ricordiamo – aveva rifiutato di partecipare alle sanzioni occidentali contro la Russia e «veniva invitata da Putin a partecipare al progetto “Turkish Stream”, destinato nelle intenzioni del presidente russo a rimpiazzare il gasdotto “South Stream”, vittima delle frizioni tra Russia e Unione europea».
I segnali di una rottura, sul versante geo-economico, sono da far risalire al 2008 in occasione della guerra tra Russia e Georgia (2008) «con cui – scrive sempre Martino – Mosca ha di fatto interrotto la politica di integrazione nel Caucaso meridionale perseguita da Ankara, di cui Tblisi era il perno fondamentale. La stessa occupazione della Crimea, nonostante il sangue freddo mostrato da Ankara, ha rovesciato i rapporti di forza nel Mar Nero, facendo (nuovamente) della Russia il principale attore d’area proprio a scapito della Turchia, che non ha nascosto il proprio disappunto».
Un altro fronte è stato poi aperto con le «primavere arabe». Ankara era dalla parte delle forze rivoluzionarie in Tunisia, Libia, Egitto e Siria. Mosca stava con la Libia di Mu’ammar Gheddafi, con il generale golpista al-Sisi e il presidente al-Assad. Il caso della Siria – che confina direttamente con la Turchia – ha prodotto la crepa più grande nei rapporti con l’ex Unione sovietica: Putin ha inviato aerei e truppe a supporto di al-Assad (settembre 2015), mentre la Turchia, pur spiazzata, ha continuato a lavorare per il rovesciamento del regime siriano.
«L’abbattimento del bombardiere russo, avvenuto nella cornice di crescente tensione sui destini della Siria, ha avuto profonde ricadute sui rapporti politici, ma anche economici. Le sanzioni decretate da Putin in risposta all’incidente hanno limitato fortemente l’export e il business turco in Russia e ridimensionato le presenze turistiche russe in Turchia. Anche «Turkish Stream» è stato abbandonato in fretta. Solo per il 2016, i costi complessivi per l’economia turca potrebbero toccare i 9 miliardi di dollari, pari allo 0,3-0,4% del Pil». Lo scontro in Siria rischia di rivelarsi determinante. Il 14 marzo il presidente Putin ha ordinato il ritiro di buona parte delle truppe russe. Questo era stato letto come segnale di distensione con Ankara, ma adesso arriva lo stop alle zucchine, che pare annullare il tutto. Si aggiunga il fatto che «Mosca ha rafforzato in questi mesi i propri rapporti con i curdi siriani del Pyd, considerati da Ankara nemici e “compagni d’arme” del Pkk, con cui le forze di sicurezza turche combattono una vera e propria guerra civile nel sud-est della Turchia. La lotta contro il Pkk-Pyd, responsabile secondo la Turchia anche dell’ondata di attentati sanguinari che sta sconvolgendo il Paese – l’ultimo domenica 13 marzo ad Ankara – potrebbe portare la leadership turca a un intervento diretto in Siria contro il Pyd, già più volte minacciato. Uno sviluppo che metterebbe nuovamente faccia a faccia i due avversari, con conseguenze difficili da prevedere».
«Vi sono ragioni storiche che spiegano tale rivalità che rimontano ai secoli scorsi, ad un contrasto profondo tra la Russia degli zar e l’Impero Ottomano, ma oggi – conferma sul Fatto Quotidiano Franco Rizzi, storico e segretario generale di Unimed – il punto nevralgico di tale scontro è costituito dall’appoggio di Putin ai curdi siriani che intendono costituire, a ridosso della Turchia, una zona, domani uno stato, controllando già da ora una parte importante del nord della Siria. L’attentato del 18 febbraio scorso che secondo le autorità è stato organizzato dai curdi siriani, mentre è stato rivendicato da un gruppo ultra violento e dissidente del Pkk, non ha certo contribuito a rasserenare gli animi». Rizzi parla di possibile scenario da terza guerra mondiale con l’eventuale schieramento di truppe turche, però prive di copertura aerea. «Inoltre non bisogna dimenticare che la Turchia fa parte della Nato e che l’articolo 5 dell’atto fondatore prevede assistenza ad un paese che fosse attaccato».

http://www.balcanicaucaso.org/aree/Turchia/I-complessi-rapporti-tra-Russia-e-Turchia-169057

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/02/23/russia-e-turchia-i-rischi-di-una-terza-guerra-mondiale/2486365/

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