“Lo scioglimento del PKK non significa la scomparsa del gruppo e della sua influenza”

Per Aliza Marcus, scrittrice statunitense considerata tra le maggiori esperte di nazionalismo curdo, il passaggio alla politica democratica dell’organizzazione creata da Öcalan nel 1978 “è necessario anche per cercare di difendere la Rojava siriana”

di Alessandro De Pascale

Lo scorso 12 maggio, con una dichiarazione ritenuta storica, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), organizzazione considerata terroristica dalla Turchia e dall’Occidente, ha annunciato il suo scioglimento dopo quattro decenni di lotta armata. Ne abbiamo parlato con Aliza Marcus, scrittrice statunitense considerata tra le maggiori esperte di nazionalismo curdo e in particolare del PKK. Tra le sue pubblicazioni, il noto saggio del 2009 “Blood and Belief: The PKK and the Kurdish Fight for Independence”, pubblicato dopo essere stata a più riprese sulle montagne con i guerriglieri dell’organizzazione nazionalista curda d’ispirazione marxista-leninista, fondata nel 1978 da Abdullah Öcalan.

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La scrittrice Aliza Marcus

Marcus, chi pensa tragga vantaggio dallo scioglimento del PKK? Nell’interesse di chi è stato fatto?
La decisione di Öcalan di porre fine alla guerra e sciogliere questo gruppo armato è una mossa tesa a riportare nella legalità politica la loro lotta. Öcalan e il PKK cercano da tempo un accordo di pace. È bene però ricordare che negli ultimi vent’anni ci sono stati altri due grandi tentativi falliti: i colloqui di Oslo e poi quelli di Imrali. Quello attuale è la naturale prosecuzione di quei processi, favorito dal fatto che la Turchia ha manifestato il suo interesse per un accordo, anche se non sappiamo ancora come si concluderà.

Quindi il PKK cesserà di esistere?
Lo scioglimento del PKK non significa la scomparsa del gruppo e della sua influenza ma la fine della lotta armata. È un passo importante per il PKK e ha senso data la necessità di ridurre le tensioni con la Turchia per cercare di proteggere le conquiste nella Rojava siriana. Un altro motivo è che nella lotta contro la Turchia, militarmente sono da tempo sulla difensiva. I ribelli sono stati in gran parte cacciati dal Paese e il loro quartier generale ha ormai sede da tempo nelle montagne del Kurdistan iracheno. Tutto ciò contribuisce a rendere logico un allontanamento dalla guerra e un passaggio alla politica democratica.

Cosa significa concretamente, come hanno affermato, che il processo di scioglimento “deve essere gestito da Apo”?
La leadership del PKK a Kandil, nel Kurdistan iracheno, ha bisogno del coinvolgimento di Öcalan per far avanzare il processo. Il motivo principale è che, se Ankara permettesse a Öcalan di essere direttamente coinvolto sarebbe un segnale per il PKK che lo Stato turco è seriamente intenzionato a intraprendere un processo di pace.

La Turchia potrebbe rilasciare Öcalan, detenuto dal 1999 e in isolamento sull’isola turca di Imrali? I curdi credono davvero in una sua possibile liberazione?
Non è chiaro cosa accadrà a Öcalan in questo processo. Ma credo che il massimo possano sperare in un miglioramento delle sue condizioni detentive a Imrali e che gli venga consentito un contatto più aperto con la famiglia e gli attivisti curdi. È qualcosa che i suoi sostenitori probabilmente accetterebbero.

Qual è il tuo bilancio di questi 46 anni di PKK?
La guerra del PKK negli ultimi decenni ha aiutato i curdi a rivendicare la propria identità in Turchia e ha imposto profondi cambiamenti in merito a ciò che facevano e potevano fare politicamente e culturalmente all’interno del Paese, come descrivo dettagliatamente nel mio libro. I combattenti del PKK sono stati fondamentali anche per salvare la Rojava dall’ISIS. Ma all’incirca dal 2018, i ribelli curdi hanno avuto difficoltà a proseguire la loro lotta armata all’interno della Turchia, a causa dei droni militari turchi e di altre armi avanzate. La guerra ora si svolge principalmente dal Kurdistan iracheno, dove i ribelli combattono da basi sotterranee. In questa situazione, rivolgersi alla politica e rinunciare alla lotta armata ha senso.

Come valuta l’evoluzione del PKK negli anni di Öcalan?
Dopo la cattura di Öcalan, il PKK è diventato un’organizzazione più complessa e molto più grande. Da semplice forza armata, è cresciuto fino a diventare un movimento con vaste affiliazioni legali e illegali, dall’Iran alla Siria.

Cosa ricorda della sua esperienza a contatto con loro? Anche recentemente è tornata a Kandil…
Presto pubblicherò un secondo libro sulla storia del PKK dopo la cattura di Öcalan, anche per questo negli ultimi anni ho realizzato numerose interviste in tutta la regione, con persone all’interno e all’esterno dell’organizzazione.

Nella foto in copertina, un guerrigliero del PKK a Kandil, nel Kurdistan iracheno (©Shutterstock.com)

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