Lula strappa l’intelligence dal controllo dei generali

E Bolsonaro dagli Usa torna a negare la sconfitta. A fianco di Donald Trump

di Maurizio Sacchi

Il Presidente del Brasile Luiz Inácio Lula da Silva  ha posto l’Agenzia Brasiliana di Intelligence (ABIN) sotto il controllo civile. Finora, rispondeva al Gabinetto di Sicurezza Istituzionale (GSI) i cui membri militari erano responsabili della sicurezza presidenziale e del palazzo Planalto, dove lavora il Presidente.. La decisione è stata ufficializzata i il 3 marzo, e alla sua radice sta la posizione pro-Bolsonaro di molti dei suoi membri. Gli attacchi dell’8 gennaio alle sedi dei tre rami del governo a Brasilia, e la risposta inadeguata degli organismi di sicurezza  hanno accelerato questo  trasferimento di potere.

L’ABIN  è la principale agenzia di intelligence del Brasile, ed è stata creata nel 1999 come organo di intelligence centralizzato dello Stato brasiliano. Nel 2019, con il Governo di Jair Bolsonaro, il GSI, cui i servizi dell’ABIN dovevano finora riferire,  ha riacquistato il suo status di Ministero sotto il comando del Generale Augusto Heleno. La missione dell’ABIN è garantire che l’Esecutivo federale abbia accesso alle conoscenze relative alla sicurezza dello Stato e della società, come quelle che riguardano la difesa estera, le relazioni estere, la sicurezza interna, lo sviluppo socioeconomico e lo sviluppo scientifico-tecnologico. 

E’ l’erede del Serviço Nacional de Informações (SNI), creato da Humberto de Alencar Castelo Branco, primo presidente della dittatura militare brasiliana dopo il colpo di Stato militare del 1964. Nel tentativo di portare le agenzie di intelligence militare sotto il controllo del governo guidato da civili, come parte del processo di democratizzazione iniziato in Brasile nel 1985, il Presidente Fernando Collor de Mello sostituì l’SNI con la Secretaria de Assuntos Estratégicos (SAE) o Segreteria per gli Affari Strategici, che ebbe vita breve (1990-94). Tuttavia, nonostante il licenziamento di 144 funzionari dell’SNI, l’agenzia continuò ad essere dominata dai militari e l’effettiva supervisione e controllo delle attività di intelligence del Paese sfuggirono al governo civile.

Nel 1995 il presidente Fernando Henrique Cardoso mise un civile a capo della SAE e successivamente creò l’ABIN. Fin dalla sua creazione, l’ABIN è stata  protagonista di uno scandalo di intercettazioni e di traffico di influenze che ha portato l’agenzia a essere posta sotto il controllo diretto del Presidente e del Gabinetto di Sicurezza Istituzionale, anziché nei confronti del Congresso nazionale. Questo ha minato ancora una volta il tentativo di ridurre l’influenza dei militari sulle agenzie di intelligence brasiliane e sulle loro pratiche. Malgrado i tentativi dei governi successivi di  ridurre l’influenza delle forze armate e delle relative agenzie di intelligence nella politica interna,  l’attenzione delle agenzie di intelligence brasiliane  è stata sempre più diretta alla gestione del dissenso interno. Ma da tempo nella società civile aumenta la spinta per   spostarne la focalizzazione sulle minacce esterne e sul sostegno alla democrazia della nazione.

Durante il suo primo mandato, il 1° settembre 2008, il Presidente Luiz Inácio Lula da Silva aveva sospeso la direzione dell’organizzazione, compreso il suo direttore Paulo Lacerda, e ordinato un’indagine sulle accuse apparse sulla rivista Veja di intercettazioni telefoniche di figure di alto livello, tra cui i capi del Senato e della Corte Suprema. E da allora, malgrado la resistenza dei vertici militari, si tenta di riportare l’Agenzia alla sua funzione principale, che é quella di indagare sulle minacce reali e potenziali alla società e al governo brasiliano e di difendere lo Stato di diritto democratico, la sovranità brasiliana e l’efficacia del potere pubblico. Il motto dell’agenzia è infatti “L’intelligence per la difesa della società, dello Stato di diritto democratico e degli interessi nazionali” (in portoghese: A Inteligência em defesa da sociedade, do Estado Democrático de Direito e dos interesses nacionais).

Dopo il tentativo di colpo di Stato dell’8 gennaio, Lula ha accusato i servizi segreti  federali di non aver  bloccato i movimenti di estrema destra che hanno  poi invaso le sedi dei tre rami del Governo senza trovare resistenza. Il GSI, l’organo di controllo, è  ora comandato dal Generale Marco Gonçalves Dias, l’uomo scelto per epurare i funzionari di alto livello simpatizzanti di Bolsonaro. Alla fine di gennaio, 121 ufficiali militari erano stati nominati in posizioni di varia responsabilità all’interno del GSI.

L’idea di trasferire l’ABIN alla Casa Civil è stata avanzata da Lula, che ha scelto uno dei suoi uomini più fidati, Rui Costa, per dirigere il ministero,  con il compito assegnato dal nuovo governo di  smilitarizzare i servizi di intelligence. Attualmente è in corso un’indagine per stabilire se i funzionari militari nominati nell’amministrazione di Bolsonaro abbiano avuto un ruolo attivo nell’assalto alle sedi governative di gennaio. Nell’ambito dell’indagine, un giudice della Corte Suprema ha deciso il 27 febbraio  di mantenere in carcere il Ministro della Giustizia di Bolsonaro, Anderson Torres, in custodia dal 14 gennaio per “indicazioni di omissione” di fronte agli attacchi alle sedi dei tre rami del governo da parte di sostenitori radicalizzati di Bolsonaro. Il giudice ha ritenuto che non ci fossero i presupposti per accogliere la domanda di libertà di Torres, e che sarebbe stato “prematuro” concederla.

Nella sua decisione, il magistrato ha sottolineato che sono state “dimostrate l’omissione e la connivenza di varie autorità di sicurezza” con i vandali. Il giudice ha citato, tra gli altri punti, la presenza di un numero insufficiente di agenti di polizia il giorno degli attacchi e l’autorizzazione a più di cento autobus che trasportavano manifestanti di entrare nella capitale brasiliana senza alcun controllo di polizia. Torres si trovava negli Stati Uniti il giorno degli attacchi.

E dagli Stati uniti, alla Conservative Political Action Conference (CPAC) nel Maryland, il 4 febbraio, l’ex Presidente Jair Bolsonaro ha nuovamente messo in dubbio l’esito delle elezioni presidenziali del Brasile in occasione di un evento organizzato dallla destra radicale a stelle e strisce.  a cui  era stato invitato, e a cui ha partecipato anche il suo alleato Donald Trump. “Ho avuto molto più sostegno nel 2022 che nel 2018. Non so perché i numeri abbiano mostrato il contrario“, ha detto. Bolsonaro ha effettivamente ottenuto 400.000 voti in più nelle elezioni presidenziali del 2022 rispetto a quelle del 2018, come ha affermato. Tuttavia, ha perso le elezioni perché Luiz Inácio Lula da Silva (PT) ha ottenuto 2 milioni di voti in più rispetto a Bolsonaro. Cosa che Bolsonaro non ha menzionato, affermando invece:

“È indispensabile che io dica a tutti voi che il mio rapporto con il Presidente Donald Trump è stato semplicemente eccezionale“, ha detto Bolsonaro, suscitando gli applausi della folla. Bolsonaro, è diventato un volto familiare tra i circoli conservatori ed è spesso soprannominato il “Donald Trump del Sud America”. Ha accettato di apparire alla conferenza all’inizio di quest’anno,  un grande successo per il presidente del CPAC Matt Schlapp. La sua presenza serve ai conservatori per dimostrare quanto la loro piattaforma politica si sia diffusa oltre gli Stati Uniti. Ho sempre difeso la libertà. Non ho obbligato nessuno a vaccinarsi in Brasile“, ha detto Bolsonaro. “Quando parliamo di conservatorismo, ciò per cui lottiamo sono le cose fondamentali“, ha aggiunto, indicando la sua opposizione all'”ideologia di genere”, all’aborto e alle norme sul controllo delle  armi.

Poche ore dopo, Trump sale sullo stesso palco e tiene il discorso principale: “”Con voi al mio fianco, demoliremo lo Stato profondo. Espelleremo i guerrafondai… Scacceremo i globalisti. Cacceremo i comunisti. Scacceremo la classe politica che odia il nostro Paese… Batteremo i Democratici. Sconfiggeremo i media che diffondono notizie false. Smaschereremo e affronteremo in modo appropriato i Rino [Repubblicani solo di nome]. Elimineremo Joe Biden dalla Casa Bianca. E libereremo l’America da questi cattivi e furfanti una volta per tutte“, L’apparizione di Trump segna la fine della conferenza di tre giorni che ha visto la partecipazione di numerosi conservatori di alto profilo, tra cui due candidati che sfidano Trump per la nomination del GOP.

Nell’immagine ufficiale, la sede dell’ABIN a Brasilia

 

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