L’ultima sfida di Ortega

Il Nicaragua potrebbe diventare il detonatore di un’epidemia (ignorata) e di una recessione economica devastanti per tutta l’America Centrale

di Adalberto Belfiore

Il presidente Ortega da un mese non si mostra in pubblico. Sua moglie la vicepresidente Murillo organizza manifestazioni di massa e parla di miracoli. L’Organizzazione Panamericana della Salute è preoccupata per l’inadeguatezza della risposta alla pandemia e si attende un’esplosione del contagio per metà maggio. Il Nicaragua potrebbe diventare il detonatore di un’epidemia e di una recessione economica devastanti per tutta l’America Centrale.

Nel Nicaragua “sandinista” di Daniel Ortega può accadere che le squadracce del governo aggrediscano le persone per strada perché indossano le mascherine e che i militanti del Fronte Sandinista (Fsln) che vanno casa per casa a spiegare alla popolazione che non c’è di che preoccuparsi, per non essere presi a sassate debbano essere scortati dalla polizia e da paramilitari armati. Mentre il settantaquattrenne presidente Ortega, al potere dal 2007 con ripetute elezioni truccate, autore di una repressione delle proteste in corso dall’aprile del 2018 che ha causato centinaia di morti, migliaia di feriti e più di 150.000 profughi, oltre ai prigionieri politici e ai desaparecidos, è letteralmente sparito da ormai trenta giorni. Unico caso al mondo di un leader che non affronta la pandemia e si rinchiude in un suo bunker privato.

La vicepresidente, sua moglie Rosario Murillo, vera anima nera del regime, che pure si fa presente solo per telefono, usando radio e televisioni di proprietà dei figli, ha messo a punto la strategia per affrontare il problema: il Nicaragua è pronto ad affrontare il virus, ma per un miracolo del Signore onnipotente rimarrà immune. Dunque creare inutile allarme è un “atto criminale, oscuro e satanico”. Tant’è vero che l’iniziativa del vescovo Rolando Álvarez per realizzare un progetto di prevenzione in tutta la regione di Matagalpa è stato proibito, come riporta l’agenzia pontificia Fides. Il partito di governo, controllato dalla Murillo, ha convocato i militanti e gli impiegati pubblici a mobilitazioni di massa perché “l’amore sconfiggerà il virus”.

Ortega con la moglie

Inturismo, l’ente governativo per la promozione turistica, ha messo a punto un piano per l’estate (che in Nicaragua inizia a Pasqua) da fare fremere qualunque esperto di salute pubblica: trasporti gratuiti per raggiungere le spiagge, feste, elezioni di miss, balli in piazza e discoteche, gruppi folkloristici in tutti i principali stabilimenti turistici del paese. E anche proprie manifestazioni religiose per Pasqua non avvallate dalla Chiesa cattolica, che al contrario invita i fedeli a rimanere in casa.

La direttrice dell’OMS/OPS Carissa Etienne, dominicana, si è dichiarata “preoccupata per la mancanza di distanziamento sociale, la convocazione di manifestazioni di massa, la mancata notificazione dei casi e tracciabilità dei contatti”. Il Banco centroamericano di integrazione economica il 6 aprile ha donato 26.000 tamponi ma il Ministero della Salute (Minsa), come denuncia Dora María Téllez, comandante guerrigliera ed ex ministra del Minsa ai tempi della rivoluzione, non ha ancora informato se e come sono stati usati. il Tutto configura, nel linguaggio diplomatico dell’OMS, organismo delle Nazioni Unite, “una prevenzione e controllo del contagio assolutamente inadeguati”.

 

Ma il virus che dilaga ormai anche nei paesi vicini (il Salvador con sei decessi e 118 positivi è in lockdown dal 22 marzo, il Costa Rica con tre decessi e 550 positivi ha chiuso le frontiere, l’Honduras con 24 decessi e 394 positivi è sotto coprifuoco dal 16 marzo)

La sede dell’Oms/Pao a Washington

per i propagandisti del regime, è “l’Ebola dei ricchi”. I poveri dunque non si infetteranno, ha sostenuto uno dei più noti giornalisti di regime, il direttore della radio La Primerisima William Grisgby, in una delle sue inquietanti allocuzioni. Con buona pace delle notizie che giungono da Guayaquil, Ecuador, o dalle favelas del Brasile. Ma la popolazione nell’era di internet pur abbandonata a se stessa non la beve e cerca di proteggersi come può. D’altronde tutti hanno visto le immagini in tv del funerale del deputato Jacinto Suárez, vecchio amico di Ortega: il presidente e la moglie non si sono fatti vedere e i gerarchi presenti si coprivano ben bene con guanti e mascherine stando a grande distanza uno dall’altro.

Dunque le vie sono rimaste deserte, come anche le spiagge, i negozi chiusi o vuoti, il commercio e le attività economiche di strada, una risorsa vitale per gran parte delle famiglie di un paese poverissimo, languono per mancanza di clienti. Il politologo ed economista Oscar René Vargas, cofondatore del Fsln, principale consigliere economico del presidente Ortega negli anni della Rivoluzione e ora esule in Costa Rica per le minacce di morte ricevute, traccia uno scenario devastante: tutto il Centroamerica attraverserà una delle maggiori recessioni della sua storia, forse peggiore di quella degli anni ’30. In particolare il Nicaragua, il paese più debole e soffocato dalla corruzione, potrà sperimentare una contrazione economica attorno al 7 -10% del Pil, con “4 persone su 5 della popolazione attiva a rischio di disoccupazione”. Il direttore del Minsa, Carlos Sáens, ha ammesso ieri il nono caso di Coronavirus, dichiarandolo “di importazione”come tutti gli altri. Ma dagli ospedali filtrano notizie di numerosi casi come minimo sospetti.

Si registrano infatti ufficialmente circa 70 decessi rubricati come “polmoniti atipiche” a cui per ordine delle autorità non si fanno tamponi e le salme vengono bruciate senza che i familiari possano vederle. Tutti sanno però che in Nicaragua si muore di polmonite durante la stagione delle piogge, che termina ad aprile. Dunque nascondere la realtà sta diventando ogni giorno più difficile e l’OPS prevede un’esplosione di casi per la metà di maggio. Il Nicaragua, senza nessun piano di contenimento e le frontiere aperte potrebbe facilmente diventare un focolaio epidemico in grado di travolgere tutta l’America centrale. Perché tanta follia? Il colonnello in ritiro e analista politico Roberto Sancan, uno dei fondatori dell’Esercito sandinista negli anni ’80, anche lui rifugiato in Costa Rica, pensa che il piano di Ortega e Murillo sia quello di far dilagare l’epidemia per distogliere l’attenzione dai reati perpetrati e ottenere dagli Stati Uniti e dalla comunità internazionale la sospensione per ragioni umanitarie delle dure sanzioni decretate per le ripetute violazioni dei diritti umani. Sarebbe il gioco al massacro di un regime disperato. E criminale.

In copertina e nel testo un manifesto che circola in Rete

#NoiRestiamoaCasa

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