Maledetti giornalisti

di Ilario Pedrini

La categoria dei giornalisti fa di tutto per non farsi volere bene. Poi però ci sono anche quelli bravi, quelli che fanno le inchieste e sono i cronisti di guerra, gli inviati, quelli che vanno sul posto, che vanno là dove le cose accadono e che rischiano la pelle. E non sempre s tratta di dipendenti dei grandi media. Spesso sono freelance (e non dimentichiamo i fotografi) e spesso sono professionisti che vivono in quei territori, che quindi le ripercussioni potrebbero averle eccome, visto che loro e le loro famiglie abitano là. Reporter senza frontiere (Rsf) ha pubblicato il Worldwide Round-up 2016, un aggiornamento dell’ultimo rapporto che stila il bilancio annuale dei giornalisti attualmente reclusi, tenuti in ostaggio o scomparsi in tutto il mondo. I giornalisti possono essere uccisi, torturati e, nella migliore delle ipotesi, reclusi e dimenticati. Ad occuparsene è la rivista Nigrizia. «Secondo i dati raccolti da Rsf, 348 giornalisti sono oggi detenuti, con un incremento del 6% rispetto al 2015, mentre 52 sono tenuti in ostaggio: nove in meno rispetto a un anno fa. Oltre alla Turchia, gli altri tre paesi dove sono incarcerati il maggior numero di giornalisti sono Cina (103), Siria (28), Egitto (27) ed Iran (24)». Marco Cochi racconta che il regime di Abdel Fattah al-Sisi si è scatenato contro i media. Oggi sono in carcere 27 giornalisti. Parla poi del Burundi, dove un cronista è scomparso nel 2016. «È il trentasettenne Jean Bigirimana, del gruppo editoriale Iwacu e dell’agenzia Infos Grands Lacs, arrestato lo scorso 22 luglio nel sud del Burundi. Bigirimana è stato fermato da agenti del Servizio nazionale di intelligence (Snr) a Muramvya, una cittadina 50 chilometri a est di Bujumbura. Le autorità burundesi hanno inizialmente reso noto che era detenuto in stato di fermo, ma tre giorni dopo hanno categoricamente smentito la dichiarazione. Da allora nessuna notizia, né sugli autori del fermo, né sul suo luogo di detenzione». Il giornalista era considerato nemico del governo: una inimicizia per interposta persona. «Il suo arresto sarebbe stato infatti motivato dal legame di parentela con l’ex portavoce di Nkurunziza, Léonidas Hatungimana, finito nella lista nera del regime». Nigrizia spiega che i giornalisti di Iwacu si sono attivati «per rintracciare il loro collega e in uno dei numerosi sopralluoghi effettuati nella zona della sua scomparsa hanno rinvenuto due corpi nel fiume Mubarazi, ma lo stato di decomposizione era tale che non è stato possibile identificarli». Nessuna risposta da parte delle autorità. Nessuna autopsia, nessun esame del Dna, sepoltura immediata. L’ordine è chiaro: seppellire in fretta le notizie e seppellire anche chi le notizie le raccoglie e le diffonde.

 

http://www.nigrizia.it/notizia/giornalisti-sotto-assedio/notizie

foto tratta da http://www.thebanter.com.au/a-journalist-in-iraq-michael-wares-never-ending-war/

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