Mare agitato tra Grecia e Turchia

Ankara e Atene ai ferri corti con accuse reciproche. La Francia mostra i muscoli: Parigi “rinforzerà temporaneamente la propria presenza nell’area"

di Maurizio Sacchi

 Due navi da guerra, greca e turca, sono entrate in collisione a Est dell’isola di Rodi il 12 agosto. Solo due giorni dopo è giunta la versione di Ankara sull’incidente: la fregata greca Limnos sarebbe entrata in collisione con la nave da esplorazione turca Oruc Reis, impegnata in attività di ricerca energetica all’interno della Zona economica esclusiva (Zee) greca non riconosciuta da Ankara. Secondo la Turchia, a questo punto sarebbe intervenuta la nave turca di scorta Kemal Reis, che si è diretta sulla fregata greca, urtandola, danneggiandola e costringendola al rientro. Secondo il giornale greco Ekhatemirini, invece, vi è stata una collisione dovuta apparentemente ad un errore di manovra della nave da guerra turca, che avrebbe riportato i danni maggiori. La marina ellenica ha diffuso foto della Limnos, apparentemente intatta.

La Francia è entrata immediatamente nella querelle: in un tweet, il Presidente Emmanuel Macron ha dichiarato la situazione “preoccupante”; ha aggiunto che la Francia “rinforzerà temporaneamente” la propria presenza nell’area, e ha inviato la fregata “La Fayette” e due aerei da combattimento a pattugliare il tratto di mare conteso. Immediata la reazione di Ankara: Il Ministro degli esteri turco Mevlut Cavusoglu ha dichiarato che “ [la Francia] non andrà da nessuna parte mostrando i muscoli, né in Libia, né in Siria o in Iraq, nè nel Mediterraneo”.
Già il mese scorso Macron aveva chiesto sanzioni dell’UE contro la Turchia per quelle che ha descritto come “violazioni” della sovranità greca e cipriota sulle loro acque territoriali.

I Ministri degli esteri dei Paesi dell’UE si sono riuniti d’urgenza il 14 agosto, e ci si attende che sostengano il diritto esclusivo della Grecia sulle acque contese, specie da quando vi sono state scoperte importanti riserve di idrocarburi. I trattati vigenti danno ragione alla Grecia; ma da parte di Ankara si sostiene che, data la grande vicinanza delle isole del Dodecanneso con la costa turca, di fatto il braccio di mare che le separa apparterrebbe naturalmente alla Turchia.

Angela Merkel ha già richiamato le due parti a riallacciare il dialogo, che lei stessa aveva promosso ed ospitato da quando la querelle è iniziata. Ma la tensione si è riaccesa il 6 di agosto,quando Grecia ed Egitto hanno firmato un accordo per la ricerca e lo sfruttamento congiunto delle risorse petrolifere nel Mediterraneo. L’ambasciatore egiziano ad Atene, Bassam Rady, ha detto che il premier greco Kyriakos Mitsotakis e il presidente egiziano Fattah al Sisi hanno parlato al telefono proprio il giorno dell’incidente, e hanno espresso la loro soddisfazione per l’accordo firmato il 6 agosto.Da quella data Erdogan ha reagito,
dando l’ordine della spedizione di ricerca all’origine del confronto attuale.

“La Grecia abbandona i migranti in mare”: così titola il 17 agosto il New York Times, riportando che, secondo i propri reporter, da marzo i funzionari greci avrebbero scaricato in mare almeno 1.072 richiedenti asilo con almeno 31operazioni distinte. In esse, i rifugiati venivano portati fino al confine delle acque greche, e poi abbandonati su zattere di salvataggio gonfiabili e talvolta sovraccariche. Le espulsioni così effettuate sono illegali secondo il diritto internazionale. Il governo greco ha negato ogni illegalità.

Foto di copertina di Samuel Ferrara on Unsplash

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