Migranti: fermarli prima che partano!

Il progetto più avanzato e più inquietante di contrasto alla migrazione si chiama EUMigraTool. Serve a "prevedere" i flussi

di Stefano Bocconetti

Ancora prima dei confini, molto, molto prima dei muri. Di più: provare a fermarli quando hanno solo pensato di mettersi in marcia. Per il Sahel o per il Turkmenistan. Per i Balcani o per Lampedusa. Fermarli molto prima che partano, appena ci siano i “segnali” che stanno per muoversi. O c’è solo il “sospetto” che stiano per muoversi.  Si parla tanto in questi giorni di come la fortezza Europa utilizzi i suoi strumenti in violazione dei diritti umani dei migranti: dal rapporto dell’ufficio antifrode, l’Olaf (che ha portato al rifiuto del parlamento di Bruxelles a votare il bilancio di Frontex) a tante inchieste giornalistiche, che hanno raccontato l’uso disumano delle tecnologie alle frontiere.  Di meno, però, anzi quasi per nulla si è parlato degli strumenti più abietti che il Vecchio Continente ha messo in campo: l’”anti immigrazione predittiva”. Ed in questo settore – in questo brutto settore – il progetto più avanzato e più inquietante si chiama EUMigraTool.

Solita sigla altisonante, che evoca strumenti tecnologici avanzati ma che in realtà nasconde un progetto che definire distopico è riduttivo: servirà esattamente a “prevedere” i flussi migratori. Un’intelligenza artificiale, allenata con miliardi di dati e volti raccolti non si sa come, sarà lì a mettere “in guardia” le polizie europee. Tipo: badate, agenti, che in Ciad da settimane l’allarme alimentare è diventato drammatico e che da quel che “intuisco” cinquecento persone stanno per partire. O attenzione: la repressione in Iran ha ormai investito qualsiasi categoria sociale e si segnalano forti movimenti di persone. Cose così, avvertimenti di questo tipo, insomma. O cose probabilmente molto più dettagliate, visto che – come è stato denunciato tante volte dalle Ong – è proprio l’Europa a fornire a decine di paesi autoritari gli strumenti per un controllo di massa, capillare. Strumenti che vanno dalla “formazione professionale” in Marocco per il tracciamento delle persone ai tredici milioni di euro regalati al Niger per acquistare droni, telecamere, software di sorveglianza.

Raccoglieranno dati su tutto, dati su qualsiasi cosa si scriva o si muova, li passeranno all’intelligenza artificiali che farà le proprie previsioni.  Questo è EUMigraTool. Un “pezzo” del più generale programma Horizon 2020, pensato per dare supporto tecnologico al controllo, al “loro controllo”, delle frontiere, con molti sotto-progetti al suo interno. Fra questi ITFLows, finanziato con tanti, tanti euro: l’ultima tranche prevede 4 milioni e 871 mila 832 euro virgola cinquanta centesimi (non è uno scherzo, è indicato così nella pagina ufficiale della commissione europea). Piano dentro il quale c’era il famigerato progetto IBOrderCtrl, pensato per “testare” una macchina che avrebbe dovuto capire dall’espressione del volto se una persona, alla frontiera, dicesse la verità o meno. Progetto accantonato un po’ per l’evidente inconsistenza scientifica, molto per l’opposizione della società civile.  Soldi, comunque, spesi per criminalizzare le migrazioni. Spesi per “inventarsi” nuove e assurde tecniche di criminalizzazione. Ora – sempre all’interno di ITFlows – ci riprovano con EUMigraTool.

No, i sistemi predittivi, pericolosi ovunque ed in qualsiasi campo, non possono avere spazio quando si parla di politiche migratorie. Non possono, non devono trovare spazio in Europa”. Almeno nell’Europa che abbiamo conosciuto fino a ieri. Le virgolette sono di Caterina Rodelli, EU Policy Analyst per AccessNow – forse una delle più autorevoli organizzazioni per i diritti digitali nel mondo – che si occupa esattamente di passare al setaccio tutto ciò che riguarda tecnologie e frontiere del vecchio continente. Non servirebbe ma la giovane studiosa ci elenca le ragioni per le quali è semplicemente assurdo pensare ad una intelligenza artificiale chiamata a governare questo fenomeno: perché può essere utilizzato – e la storia recente fa capire che così sarà – in violazione del principio di “non respingimento”. Perché sarà utilizzato per aggirare ed anticipare il divieto di rimpatrio forzato delle persone in cerca di asilo. Perché sarà usato per violare ancora di più tutti i diritti umani. Se ci si pensa, arrivando addirittura a “bloccare” i sogni di chi anche solo ipotizza di lasciare una guerra, un paese in carestia, un regime di violenza.

Ed ancora, di ugualmente grave. Il progetto EUMigraTool è stato varato e finanziato proprio mentre l’Europa sta discutendo le sue nuove regole per l’uso dell’intelligenza artificiale. Un inizio di discussione che ha già suscitato molte perplessità. Tante perplessità. Per le “deroghe” che la normativa consente a tutto ciò che riguarda i migranti.  E comunque mentre ancora si discute, l’Europa già si porta avanti, approntando l’EUMigraTool.  Una volta tanto però le organizzazioni per i diritti non si accontentano solo del solito comunicato di denuncia o della richiesta di emendamenti. Stavolta, fanno sul serio. “E’ evidente: EUMigraTool non è riformabile, non è modificabile. – dice ancora Caterina Rodelli – Va ritirato. Semplicemente: cancellato”.

E forse questa può essere l’occasione per ripensare tutta la filosofia che accompagna le politiche sui migranti. Può essere l’occasione per ridiscutere di come la tecnologia in Europa è usata per discriminare e reprimere. I tempi stringono: come detto c’è già una proposta di regolamentazione sull’intelligenza artificiale, presentata dalla presidenza di turno ceca, che non tutela i migranti. Sarà discussa nel consiglio d’Europa entro la prima metà di dicembre. Che almeno siano cancellate le parti più discriminanti: lo chiede un documento, promosso da AccessNow e firmato da decine di altre associazioni e da tanti esponenti politici e della cultura.

In copertina uno scatto di Sujeeth Potla (Unsplash)

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