L’editoriale di Raffaele Crocco
E finalmente ce l’hanno detto. Qualche sospetto – diciamolo – lo avevamo. Alcune voci, insistenti talvolta, si erano insinuate. Ora, la ricerca della Fondazione Leone Moressa ha certificato in modo inattaccabile la cosa: 5 milioni di stranieri che vivono qui – richiedenti asilo compresi – producono tutti assieme 127miliardi di euro di Pil, pari all’8,8 per cento del totale. Valgono più della Fiat e a differenza della società degli Agnelli, non più italiana, loro le tasse le pagano qui, da noi e come noi. Sono 10,9milardi di euro di contributi previdenziali , il che vuol dire che di fatto pagano le pensioni a 640mila pensionati italiani. Versano anche 7miliardi di euro di Irpef. Non sono spiccioli, diciamolo. Sono cifre importanti che fanno apparire gli stranieri – tutti – come una ricchezza del presente e un possibile investimento per il futuro. Producono denaro, che rimane sul territorio, a disposizione. Un’inchiesta della Tgr Rai del Trentino – qualche tempo fa – aveva dimostrato che l’indotto creato dai soli richiedenti asilo presenti era di quasi 12milioni di euro all’anno, divisi in acquisti nei negozi, affitti di appartamenti, stipendi agli operatori e ai maestri d’italiano, compensi ai professionisti. In tempi di crisi permanente la cosa dovrebbe far riflettere. E se il presente non basta a convincerci che forse non sono poi tanti i danni che subiamo dall’arrivo di migranti, il futuro dovrebbe darcene la certezza. Le università statunitensi hanno studiato il problema “forza lavoro” nei prossimi decenni, proiettando il dato al 2050. Bene: tutti i Paesi industrializzati, Europa compresa, Italia inclusa, perderanno circa il 42 per cento di forza lavoro, per ragioni demografiche. Vuol dire che non avremo più persone in numero sufficiente per tirare bulloni in fabbrica, asfaltare strade o raccogliere mele. E così, questa gente andremo a cercarla esattamente là da dove oggi provengono i migranti. È intelligente, la cosa. Oggi li cacciamo o cerchiamo di non farli entrare, domani andremo a prenderli offrendo contratti d’oro per battere la concorrenza. Mettiamolo così allora: lo studio della Fondazione Leone Moressa ci fa capire, al di là di ogni altra considerazione, che gestire bene la partita migranti conviene. Ci guadagniamo tutti, creiamo più ricchezza e più sicurezza, uscendo dalle logiche militar-poliziesche dell’emergenza. Non vuol dire, lo giuro, essere buoni. Vuol dire essere intelligenti.