Migranti, prossima fermata Ventimiglia

di Redazione

Foto di Andrea Camillo

La verità è che a Ventimiglia i migranti accampati sugli scogli non stanno solo aspettando di passare la frontiera. Stanno protestando, stanno lottando. Il loro è un consapevole muro contro muro. Rivendicano davanti alla burocrazia europea i loro diritti inalienabili di uomini e donne, il diritto alla libertà, al viaggio anche, alla fuga. Il diritto a passare e proseguire.

Fermi giorno e notte sugli scogli – proprio accanto alla ufficialissima frontiera tra Italia e Francia – ce ne sono ancora almeno 150.

Il lungomare è un via vai di gente: attivisti, cittadini, giornalisti. Ogni tanto c’è un presidio di questa o quella associazione italiana, qualcuno urla da un megafono “siamo qui per dire no alle politiche europee …”, la gente tira fuori i telefonini e fotografa, i giornalisti restano appostati tra la Gendarmerie e la scogliera, la Croce rossa italiana e quella francese distribuiscono sul lungomare cibo, bevande, vestiti, il necessario per l’igiene personale. I funzionari umanitari guardano un po’ basiti il circo mediatico e i migranti fanno lo stesso. Ma Ventimiglia è solo una tappa del loro lungo viaggio, sono cose che hanno già visto.

Se ti fermi a parlare sono disponibili e raccontano, sapendo che chi ascolta può capire ma fino a un certo punto.

“Ho 23 anni, sono vecchio. Sono nato in Sudan, sono in viaggio da un anno. Prima in Ciad poi…tanti di quei paesi con tanti di quei problemi, la guerra, la fame”.

“Ma perché non vuoi restare in Italia?”

“La lingua è troppo difficile, anche il francese. Io parlo inglese e voglio andare in Inghilterra”

“E che vuoi fare lì?”

“Voglio studiare e poi mi sceglierò un lavoro”

“Perché resti qui sugli scogli? Perché non vai a dormire vicino alla stazione, dove c’è uno spazio per voi”

“Nooo, no. Io resto qui. Qui sono libero, io devo andare”.

Li guardi e ti rendi conto che a poco più di venti anni la maggior parte di questi viaggiatori ha già superato un gran numero di ostacoli e frontiere. Ognuno ha attraversato almeno tre o quattro Paesi in guerra, sono sopravvissuti al deserto del Sahara, hanno pagato per un posto su un barcone e hanno vinto il Mare. E sono vivi. Alcuni sono riusciti a mettere in salvo la famiglia intera. Noi al posto loro saremmo sopravvissuti?

Alcuni riescono a passare la frontiera tra Italia e Francia. La verità è che c’è modo, più di un modo di passare ma il problema è che poi vengono ripresi a Nizza o a Cannes e rimandati indietro.

Un ragazzo eritreo ci spiega che gli è già successo quattro volte. Quattro volte è passato e quattro volte l’hanno rispedito in Italia.

A Ventimiglia la Croce Rossa italiana ha attrezzato un’area accanto alla Stazione, negli ex magazzini, dove cerca di portare i migranti ancora accampati.

Alexandra, una coordinatrice della Cri ci spiega che all’interno della struttura oggi dormono regolarmente circa 150 migranti ma convincerli a lasciare l’interno della Stazione o gli scogli è stato difficile: “Hanno paura di essere identificati con le impronte digitali e di essere trattenuti. Una donna incinta al settimo mese continua a dire che non vuole partorire qui in Italia, che non vuole restare qui”.

All’interno dell’area allestita dalla Croce Rossa con l’aiuto di altre associazioni italiane e francesi, c’è una mensa, dei bagni, un dormitorio e un presidio sanitario. Tutti quelli che arrivano vengono visitati, curati se necessario, hanno vestiti puliti e un posto più sicuro dove dormire. Ci sono alcuni bambini di 4-5 anni e donne in gravidanza che vengono assistite regolarmente in ospedale.

I migranti entrano ed escono liberamente, girano per la città e gli abitanti della zona hanno per loro parole di solidarietà: “Sono persone educate e per bene – dice il proprietario di un grande bar davanti alla stazione di Ventimiglia – vengono a volte qui nel locale e non danno alcun problema”.

(migranti all’interno della stazione di Venimiglia @Andrea Camillo)

(migranti all’interno della stazione di Ventimiglia @Andrea Camillo)

(il dormitorio della Croce Rossa Italiana negli ex magazzini della Stazione @Andrea Camillo)

I cittadini non sembrano per niente allarmati dalle notizie pubblicate dai giornali, dalla presenza dei giornalisti, dai curiosi.

“Ce li abbiamo già avuti qui da noi – racconta il proprietario di un negozio di articoli per la casa –due volte sono arrivati i curdi, prima dell’euro non mi ricordo la data precisa, poi nel 2011 i tunisini e ora gli africani e la Francia ha sempre fatto la stessa cosa, mica solo oggi. Sono brava gente gli africani, non danno fastidio, vengono da me ogni tanto a ricaricare il telefono. Io se potessi li aiuterei, con i curdi una volta l’ho fatto lo ammetto, riuscivi a portarli di là in macchina ma gli africani no, sono troppo riconoscibili. Non si può fare”.

A Ventimiglia, i cittadini e i migranti si preparano a convivere, sono convinti che la Francia non aprirà la frontiera “c’è la stagione balneare, se ne riparlerà ad ottobre”.

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