di Emanuele Giordana
Si chiama Myat Thet Thet Khaing la prima vittima della repressione delle manifestazioni di protesta contro il golpe birmano del 1 febbraio. Aveva 20 anni e non ne compirà ventuno. E’ morta nell’ospedale di Naypyidaw – la nuova capitale – come ci hanno riferito fonti locali dal Paese già ieri quando ancora non si sapeva il suo nome. La conferma stamattina. Non sappiamo se fosse un’attivista o una delle tante ragazze scese in piazza con amici, genitori, parenti, colleghi – persino figli – per manifestare contro i golpisti.
Testimoni dicono che si stava difendendo dal getto di un idrante e che non stava facendo assolutamente nulla, come accade in questa manifestazioni completamente non violente. Ma la polizia, che fino ad allora aveva usato pallottole di gomma e sparato in aria, ha tirato ad altezza uomo. Lei è stata colpita alla testa e un’altra persona al petto. Erano i due più gravi e inizialmente si era detto fossero morti entrambi. Ma non sono gli unici. Ce ne sono almeno altri cinque feriti da proiettili e decine presi a manganellate. Un centinaio gli arresti. Myat Thet Thet Khaing è stata portata in ospedale in coma cerebrale e ha potuto vivere ormai vegetalmente ancora per qualche ora, ventilata e con l’aiuto delle macchine. Poi il decesso. La polizia da ieri ha alzato il tiro in quello che era il quarto giorno consecutivo della protesta. E ieri sono apparsi, dietro ai poliziotti, i primi militari (anche perché qualche poliziotto si è unito ai manifestanti). La protesta comunque non si ferma ma certo tutto diventa più difficile.
Intanto continua la pressione della comunità internazionale e, secondo fonti locali, agli americani sarebbe stato opposto un rifiuto alla richiesta di vedere Aung San Suu Kyi che dovrebbe apparire in tribunale il prossimo 15 febbraio. E se per gli americani è l’ennesimo sgarbo, c’è chi pensa che anche i cinesi, che alla fine hanno attenuato all’Onu la loro opposizione alla condanna del golpe, non siano troppo contenti di come vanno le cose con tutto il frastuono che il colpo di stato sta suscitando. Frastuono che ha già fatto lasciare il Paese ad alcuni imprenditori tra cui persino un’azienda di Singapore che aveva accordi con un conglomerato in mano ai militari.
Qui il video postato su Facebook dove si vede la ragazza su un letto di ospedale. Contiene immagini molto forti non adatte a un pubblico non adulto
In copertina un grande corteo nell’ex capitale Yangon. Nel testo la giovane uccisa in una foto pubblicata oggi da Irrawaddy