Nagasaki, monito nucleare

di Elia Gerola.

Alle 11:02 del 9 agosto di 74 anni fa, era il 1945, “Fat Boy”, una bomba nucleare gravitazionale al plutonio, veniva sganciata da un bombardiere statunitense B-29 sopra la città di Nagasaki, in Giappone. Erano le battute finali della Seconda Guerra Mondiale, l’Impero del Sol Levante si sarebbe arreso pochi giorni dopo, il 15 agosto 1945. La bomba atomica esplose a circa mezzo chilometro di distanza dal suolo, liberando un’energia pari a 25 chilotoni, che si stima uccisero circa 20/30 mila persone all’istante, radendo al suolo centinaia di edifici. (nella foto gli effetti su Nagasaki) Era la seconda nell’arco di 3 giorni, infatti il 6 agosto a Hiroshima era già stata lanciata “Little Boy,” più piccola ma ancor più mortifera.

In entrambi i casi il computo delle vittime continuò a salire anche nei giorni, mesi, anni successivi alle esplosioni. Secondo l’International Physicians for the Prevention of Nuclear War, i morti totali accertati sarebbero stati, nel caso di Nagasaki, circa 64 mila. Le cause non furono solo le terribili ustioni dovute all’ondata di calore che nel momento dell’esplosione nucleare avrebbe raggiunto decine di milioni di gradi celsius, da non dimenticare sono infatti anche gli effetti del cosiddetto fallout nucleare, ovvero della mortifera cascata di particelle, cenere e pulviscolo radioattivi che ricadendo al suolo contaminarono il terreno, tutti i viventi e quindi anche migliaia di persone. Molti di coloro che inizialmente sopravvissero, nel lungo periodo rimasero vittime dei duraturi effetti delle subdole armi nucleari, sviluppando sindromi da radiazione acuta, tumori, leucemie ed altre patologie mortali.

“Coloro che sono stati colpiti dal bombardamento,” ma almeno inizialmente sopravvissero, in giapponese “Hibakusha divennero così i testimoni dell’Olocausto nucleare di Hiroshima e Nagasaki.  Oltre a ricevere una particolare assistenza dal governo nipponico, molti Hibakusha si sono quindi impegnati attivamente nella trasmissione della memoria di ciò che accadde, il termine ha dunque acquisito anche una forte valenza simbolica.

Cosa abbiamo imparato dal passato? Ad osservare i numerosi fronti di crisi nucleare che si sono aperti negli ultimi anni e si stanno acuendo negli ultimi mesi, verrebbe da dire ben poco. La minaccia nucleare è proliferata ed oggi sembra stare riemergendo in maniera persino più complessa di prima, infatti a differenza della Guerra Fredda della seconda metà del XX secolo, i fronti di tensione sono multipli e oltre a Usa ed Urss (oggi sostituita dalla Federazione Russa), vi sono anche Stati come Corea del Nord, Cina, Francia, Gran Bretagna, India, Pakistan e Israele che possiedono tale capacità distruttiva. Mentre altri, come l’Iran, almeno a detta di alcuni starebbero cercando di acquisire tali armi ed aumentare la cosiddetta proliferazione orizzontale. Inoltre i vettori di lancio sono sempre più avanzati, gli ordigni sempre più potenti, e i danni così come i morti potenziali sempre maggiori.

Dopo il passato il presente. Ecco una rassegna stampa di ciò che abbiamo scritto nell’ultimo periodo su questo tema:

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