Dossier/ Pacifisti di Russia e Ucraina

In tempo di guerra è difficile parlare di Pace. In Russia, se le manifestazioni che dopo la fase inziale dell’invasione di febbraio 2022, avevano subìto una battuta d’arresto, hanno riperso vigore a settembre dopo l’annuncio del presidente Vladimir Putin di una ‘mobilitazione parziale’ che coinvolgerebbe 300mila riservisti.

L’annuncio ha provocato decine di manifestazioni in 38 città russe. L’agenzia di stampa russa Interfax ha citato il ministero dell’Interno dicendo di aver respinto i tentativi di “organizzare raduni non autorizzati”. Tutte le manifestazioni sono state fermate e coloro che hanno commesso “violazioni” sono stati arrestati e portati via dalla polizia in attesa di un’indagine e di un procedimento giudiziario.

Se parlare e manifestare per la pace in Russia è difficile, lo è anche in Ucraina, dove il movimento pacifista è in estrema difficoltà. In questo dossier si riportano alcuni esempi ed esperienze di mobilitazione pacifista in corso in Russia e Ucraina.

 

*In copertina e di seguito due immagini delle tratte dal profilo Twitter del movimento Vesna

Il pacifista ucraino Yurii Sheliazhenko

Il principale esponente del pacifismo in Ucraina è Yurii Sheliazhenko. Docente alla Krok University in Ucraina, è esponente del Beoc (Ufficio europeo obiezione di coscienza) e della War Resisters’ International (Internazionale dei resistenti alla guerra), nonché referente del movimento nonviolento ucraino. L’attivista da mesi chiede sostegno internazionale alla popolazione civile e agli obiettori, “per pensare non solo in termini di ricollocamento dei rifugiati ma per costruire un futuro di pace”.

Nel suo intervento in un webinar dell’International Bureau of Peace e in uno promosso dalla Rete Italiana Pace e Disarmo e dal Movimento Nonviolento, insieme a esponenti del Movimento Obiettori di Coscienza Russi l’attivista ha dichiarato che “in Ucraina non esiste una cultura della nonviolenza, della pace, dei diritti umani. La cultura della pace è sottosviluppata. È vincente la logica della violenza”.

“La propaganda mediatica del governo è impregnante – ha dichiarato in un’intervista pubblicata sulla rivista della Papa Giovanni XXIII – L’esercito è guidato da uno spirito di combattimento che viene alimentato ulteriormente dal sostengo militare internazionale, che dovrebbe invece concentrarsi ad aiutare i civili e gli obiettori di coscienza. La propaganda ha creato una polarizzazione all’interno della società ucraina, fino ad arrivare ad una tale escalation: oggi la normalità è avere civili armati”.

L’attivista si è anche scagliato contro l’invio di armi dall’Occidente a Kiev. Al Morning Star ha dichiarato che “i nuovi investimenti del governo del Regno Unito nella perpetuazione della guerra russo-ucraina, sono dannosi per il popolo dell’Ucraina, del Regno Unito e del mondo intero. Non è solo un osceno spreco di denaro pubblico di cui c’è un disperato bisogno per far fronte a pressanti bisogni sociali: significa più spargimenti di sangue, distruzione, povertà, inquinamento. È barbaro e altamente inappropriato nel ventunesimo secolo spendere una fortuna per omicidi di massa organizzati e pochi centesimi per la costruzione della pace”.

Secondo Sheliazhenko “ciò di cui abbiamo veramente bisogno è una diplomazia multi-traccia e una soluzione pacifica, un cessate il fuoco e colloqui di pace globali e inclusivi che cerchino la riconciliazione non solo tra l’Ucraina e la Russia, ma anche tra l’Est e l’Ovest”. L’attivista ha poi invitato la premier inglese Liz Truss ad aiutare i disertori e gli obiettori di coscienza al servizio militare in Russia, Bielorussia e Ucraina a richiedere asilo in Gran Bretagna, “invece di aggiungere benzina sul fuoco della guerra”.

Il sostegno in Ucraina a Sheliazhenko è scarso. Sulla sua pagina Facebook è stato spesso oggetto di insulti: in molti lo additano di essere un “traditore della Patria”.

Il movimento russo Vesna e altri

Il movimento russo giovanile democratico “Vesna” è nato nel 2013 a San Pietroburgo ed è membro della Federazione Internazionale della Gioventù Liberale e della Gioventù Liberale Europea. Con l’invasione dell’Ucraina di febbraio 2022 il movimento è diventato uno degli organizzatori delle proteste in Russia contro la guerra. Il movimento ha coordinato le azioni di protesta il 27 febbraio (che hanno provocato circa 2.800 detenuti in tutta la Russia), il 13 marzo (più di 800 arresti) e il 2 aprile (più di 200 detenuti in tutta la Russia).

Il 3 maggio Vesna ha poi annunciato l’azione “Non hanno combattuto per questo”. Il movimento ha infatti proposto di uscire per le strade il 9 maggio, Giornata della vittoria contro il Nazismo, con i ritratti dei suoi veterani, slogan contro la guerra, foto di ucraini morti e città distrutte. Con l’inizio della mobilitazione in Russia, il movimento Vesna ha organizzato raduni in tutta la Russia dal 21 al 24 settembre.

Nel maggio 2022 è stato aperto un procedimento penale contro alcuni esponenti del movimento Vesna. I sostenitori di Vesna hanno presentato una petizione a sostegno degli imputati e nello stesso mese, il Comitato per la protezione dei giornalisti ha riconosciuto gli imputati nel procedimento penale di Vesna, che lavorano per i media Skat, come operatori dei media perseguitati.

Ci sono poi casi individuali, come quello di Olga Nazarenko, docente della scuola di medicina che da marzo 2022 ha condotto, quasi ogni settimana, proteste a Ivanovo, a circa 250 chilometri a nord-est di Mosca. Secondo quanto riportato da Radio Free Europe aveva inizialmente di aver partecipato a manifestazioni contro la guerra abbastanza consistenti, ma man mano che diventavano sempre più rare, ha cominciato a mettere in campo azioni di tipo individuale, anche attraverso i social media. In molti hanno reagito “aggressivamente” alle sue proteste: è stata cosparsa di vernice e qualcuno ha dipinto la lettera Z (simbolo che in questa fase indica il sostegno alla guerra e all’esercito) e le parole “Animale ucraino” sulla sua cassetta della posta a casa.

In tutta la Russia, inoltre, sono stati vari gli insegnanti che hanno preso posizione contro la guerra. Molti sono stati licenziati e perseguiti. In alcuni casi sono stati denunciati alle autorità dai loro stessi studenti.

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