Dossier/ Mappe dell’accoglienza in Italia

Dati e numeri per capire le politiche migratorie e la gestione dell’accoglienza in Italia. Con questo intento è nata “Una mappa dell’accoglienza, centri d’Italia 2021”, l’analisi svolta da Openpolis e Action Aid con dati riferiti al 2018 e al 2019.

In questo dossier riportiamo alcuni dei dati più significativi emersi dall’analisi con link ai grafici e alle mappe. Nelle immagini di seguito, invece, altri spunti.

I comuni dell'accoglienza

Nel 23% dei comuni italiani erano presenti dei centri al 31 dicembre 2019, mentre l’anno precedente erano il 33,8%. Secondo il rapporto “la riduzione complessiva delle presenze non implicava necessariamente di limitare, e in maniera così significativa, il numero di comuni in cui sono attivi dei centri. Si sarebbe potuto decidere di agire in modo selettivo, iniziando dai territori dove la presenza di ospiti impattava di più sulle comunità accoglienti, chiudendo le strutture più grandi o gestite da soggetti senza competenze adeguate”.

Reggio Emilia è l’unica provincia italiana dove sia nel 2018 che nel 2019 oltre il 90% dei comuni è interessato dalla presenza di almeno un centro di accoglienza. Nel 2018 questa soglia era stata raggiunta anche dalle province di Pistoia e Arezzo, che l’anno seguente hanno invece visto calare i comuni interessati dall’accoglienza. Tra le prime 10 province italiane per comuni interessati dalla presenza di uno o più centri 4 si trovano in Toscana e 3 in Emilia Romagna.

A questo link le mappe che mostrano le percentuali del numero di comuni interessati dalla presenza di uno o più centri, rispetto al totale dei comuni nella provincia. Sono stati considerati i centri di accoglienza straordinaria (Cas) e i centri di prima accoglienza (Cpa/hotspot) attivi al 31 dicembre 2018 e al 31 dicembre 2019.

Il calo del prezzo di gestione

-22,11% è la variazione del prezzo giornaliero per ospite, passato da 35 euro nel 2018 a 27,2 nel 2019. Si nota come sono proprio i centri piccoli (-22,7%) ad aver subito i maggiori tagli. Sono consistenti ma minori le riduzioni di prezzo nei centri medi (-20,4%) e soprattutto nei centri grandi (-16%).

“La riduzione dei costi – si legge nel rapporto – per l’accoglienza straordinaria, in particolare per quella diffusa, e l’eliminazione dei servizi di integrazione nei Cas, fanno emergere il sospetto che questi importi siano considerati una semplice spesa. Sospetto che trova conferma in molte delle politiche portate avanti sia dal secondo governo Conte che dagli esecutivi precedenti. Tagliare i costi su progetti di integrazione può apparire un risparmio, ma si traduce in un costo netto che non produce effetti positivi nel medio e nel lungo periodo”.

A questo link il grafico che mostra la variazione percentuale del prezzo giornaliero per ospite, tra il 2018 e il 2019, nelle diverse tipologie di centro. Per “prezzo” si intende l’importo giornaliero per persona, per la gestione dei centri, indicato nei capitolati di gara. Tale importo stabilisce il costo per i servizi erogati. Per “centri piccoli” si intendono i centri con capienza fino a 20 posti, per “centri medi” con capienza da 21 a 50 posti, per “centri grandi” da 51 a 300 posti. Sono stati considerati i centri di accoglienza straordinaria (Cas) per adulti, fino a 300 posti, attivi al 31 dicembre 2018 e al 31 dicembre 2019.

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