Dossier/ Gasdotti: cosa si muove per aggirare la Russia

Con l’invasione russa dell’Ucraina e la crisi energetica mondiale in atto vaste pozioni di Pianeta si stanno organizzando per dipendere sempre meno dal gas russo. La Federazione è infatti il secondo produttore mondiale di gas naturale, dopo gli Stati Uniti ed è il più grande esportatore. Nel 2021 il Paese ha prodotto 762miliardi di metri cubi di gas naturale e ha esportato circa 210miliardi di metri cubi tramite gasdotti. Secondo la Iea (l’agenzia internazionale dell’energia) il gas naturale russo ha rappresentato il 45% delle importazioni e quasi il 40% della domanda di gas dell’Unione europea nel 2021. Germania, Turchia, Italia Bielorussia e Francia sono i maggiori importatori.

In questo dossier si analizzano alcuni dei movimenti che riguardano i gasdotti, in particolare quelli frutto di nuovi accordi e riposizionamenti. A questo link una tabella dell’European Gas Crisis Tracker del General Energy Monitor che fornisce aggiornamenti sui potenziali progetti di gas emersi dall’inizio della guerra in Ucraina.

Qui il dossier di Atlante delle guerre su gasdotti e oleodotti nel mondo.

 

*In copertina Photo by SELİM ARDA ERYILMAZ on Unsplash. Di seguito il gasdotto Nord Stream 2 e i gasdotti (in costruzione e già operativi) che attraversano l’Algeria, dalle mappa multimediali del Glbal Energy Monitor.

L'Ue si mette al riparo a discapito del clima

Una nuova indagine dell’Europa Gas Tracker del Global Energy Monitor mostra che a fine febbraio 2022 l’Ue stava pianificando un aumento della capacità del 24,9% di gas per un totale di 160,2miliardi di metri cubi all’anno (bcm/anno). Il costo stimato di questa espansione è di 26,4miliardi di euro (14,1miliardi di euro per i nuovi gasdotti di importazione e 12,3miliardi di euro per i nuovi terminali di importazione di Gnl).

Alcuni dati. 16 sono i gasdotti in costruzione, per una lunghezza totale di 3.200 chilometri e un costo di 6,5miliardi di euro. Di questi 2,1miliardi di euro sono destinati al Baltic Pipe Project, lungo 613 km, che aumenterà la capacità di importazione di gas nell’Ue di 10miliardi di metri cubi all’anno dal 1° gennaio 2023. 62 progetti di gasdotti proposti nella fase di pre-costruzione avrebbero un’estensione di 12.500 km e un costo aggiuntivo di 29,7miliardi di euro. Di questi, 12,1miliardi di euro andrebbero alla costruzione di 3.600 km di gasdotti di importazione e un’espansione della capacità. Il gasdotto transadriatico, ad esempio, sta aumentando la capacità di importazione di gas nell’Ue di almeno 69,5miliardi di metri cubi all’anno.

Nell’Ue sono poi in costruzione quattro terminali di importazione ed espansione di terminali di GNL con una capacità di 4,3miliardi di metri cubi/anno e un costo di 987milioni di euro. 26 poi le proposte di terminali di importazione ed espansione di terminali di Gnl che aggiungerebbero 102,7miliardi di metri cubi/anno a un costo di 11,3miliardi di euro. Tutto questo non include i piani recentemente annunciati in Estonia, Francia, Germania, Grecia, Italia e Paesi Bassi per lo sviluppo di unità galleggianti di stoccaggio e rigassificazione e in Italia per rilanciare due terminali Gnl precedentemente abbandonati.

L’indagine del Gem però sottolinea che esisterebbe già una capacità di importazione sufficiente senza fare affidamento sul gas russo. Secondo l’ente di ricerca l’espansione della capacità di importazione attualmente pianificata è incompatibile con i requisiti dell’Ue secondo cui il consumo di gas sarà drasticamente ridotto entro il 2030 e con lo scenario Net Zero previsto entro il 2050 dell’Agenzia internazionale per l’energia, oltre che dei nuovi avvertimenti dell’Intergovernmental Panel on Climate Change in merito al ruolo catastrofico che le emissioni di metano stanno giocando nella crisi climatica.

Il Nord stream 1 e 2

Il Nord Stream 2 è un gasdotto di proprietà della compagnia energetica russa Gazprom che si estende sul fondo del Mar Baltico per oltre 1.200 km, dall’Ovest della Siberia fino alla Germania. Il progetto, costato 11miliardi di dollari, è nato nel 1997 con l’obiettivo di portare il gas naturale russo in Germania senza attraversare i Paesi baltici, nè quelli del gruppo di Visegrad (Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia, Ungheria) la Bielorussia e l’Ucraina. Con il Nord Stream 2, quindi, questi Paesi perdono il ricavato dei diritti di transito e non possono più fare pressioni negoziali alla Russia. Il progetto è stato completato nel settembre del 2021, ma non è ancora operativo perché si attende il via libera degli enti regolatori tedeschi e della Commissione Ue.

Con l’invasione dell’Ucraina la messa in funzione del gasdotto si è fermata ed è difficile dire se potrà entrare in funzione a breve. Contro il Nord Stream 2 si sono scagliati da subito gli Stati Uniti. Contrari anche l’Ucraina e alcuni Stati europei membri della Nato come la Polonia. Per i critici il gasdotto consegna di fatto a Mosca un’arma di controllo geopolitico sull’Europa e in particolare sulla Germania, dominando di fatto il mercato energetico. Il nuovo gasdotto raddoppia la capacità di Nord Stream 1 (in funzione dal 2011) portandola a 110miliardi di metri cubi di gas all’anno.

Anche il Nord Stream 1 sta affrontando varie problematiche. Gazprom ha infatti a luglio 2022 comunicato di non poter garantire il buon funzionamento del gasdotto a causa di una turbina Siemens rotta, ferma in Canada per le riparazioni. Le sanzioni terrebbero tutto fermo, secondo il colosso russo e quindi il gasdotto non può funzionare. Il governo canadese ha però deciso di sbloccare la consegna della turbina, che dovrebbe essere installata proprio dalla Siemens.

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