Dossier/ La strategia della nuova Nato

Dall’invasione russa dell’Ucraina di febbraio 2022 la Nato è tornata ad essere una delle protagoniste della scena mondiale. Se infatti fino a poco tempo fa era da più parti percepita come un’organizzazione in forte crisi, definita anche dal presidente francese Emmanuel Macron come “cerebralmente morta”, con la mossa della Russia ne è uscita rafforzata.

A conferma di questo il vertice che si è svolto a Madrid alla fine di giugno 2022 che ha confermato la ‘salute’ del Patto Atlantico. Nella capitale spagnola si è infatti dato il via libera all’ingresso di Svezia e Finlandia, si è ampliato il numero di effettivi presenti in Europa e si è stabilita una strategia decennale. Lo strategic concept approvato nella dichiarazione congiunta finale enuncia infatti la linea di azione secondo la quale la Nato porterà avanti nel prossimo decennio i suoi tre compiti fondamentali: deterrenza e difesa, prevenzione e gestione delle crisi e sicurezza cooperativa. Nel documento si ribadisce l’impegno a sostenere la lotta dell’Ucraina contro l’invasione russa fornendo “attrezzature per la difesa non letali”, miglioramento delle difese informatiche e modernizzazione del settore della difesa ucraino.

In questo dossier si analizzano alcune delle novità emerse dall’ultimo vertice e si va ritroso nel tempo, ricordando alcune delle caratteristiche di funzionamento e azione del Patto Atlantico.

*In copertina e di seguito foto del vertice di Madrid realizzate dalla Nato

Soldati Nato in Europa e forza militare

Le forze Nato a disposizione del comando supremo, dopo la decisione presa al vertice di Madrid, arriveranno a quota 300mila. In netto aumento rispetto ai 40mila attivi finora. Il loro compito sarà presidiare i nuovi moduli (terra, mare, aria, cyber e spazio) secondo i vari impegni politici assunti. Per l’Italia si parla di 8mila uomini sul territorio nazionale e 2mila dislocati in Ungheria e Bulgaria, dove Roma ha assunto un comando.

Si stima poi che, dopo l’invasione russa di febbraio 2022, siano saliti a 100mila, i militari americani in Europa. Molti meno di quanti erano presenti negli anni ’80, al culmine della guerra fredda, quando si9, parlava di circa 400mila unità. Oggi la maggior parte delle truppe Usa si trovano in Germania (36mila  in Italia, Regno Unito (9mila) e Spagna (3mila). I militari Usa in Europa fanno parte anche della Nato response force e della High readiness task force, la forza speciale attivata per la prima volta in seguito all’invasione dell’Ucraina.

Al 3 aprile 2002, secondo dati Ispi, la dotazione militare complessiva della Nato si componeva di 5.407.700 personale militare, 20.723 di forza aerea, 14.682 carri armati e 2.049 navi militari.

Le missioni e il rafforzamento della polizia aerea

Le missioni Nato attive nel 2022 sono la Kfor in Kosovo, la missione di ‘Messa in sicurezza del Mediterraneo’, quella di ‘Sostegno all’Unione africana’ e la missione di addestramento in Iraq. Quando una missione o una specifica operazione viene approvata dal Consiglio Nord Atlantico, i paesi membri contribuiscono con le proprie forze civili e militari su base volontaria. Una volta completata la missione le forze ritornano sotto la responsabilità dei rispettivi paesi.

In Kosovo sono presenti 3.700 truppe alleate e partner. Le forze dalla Kfor, entrate nel Paese per la prima volta nel giugno 1999, continuano a mantenere una forte presenza in tutto il territorio. Dopo la dichiarazione di indipendenza del Kosovo nel febbraio 2008, la Nato ha infatti “deciso di continuare a mantenere la sua presenza sulla base della risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite”. Da allora la missione “ha contribuito a creare una forza di sicurezza del Kosovo professionale e multietnica, che è una forza armata leggera responsabile di compiti di sicurezza che non sono appropriati per la polizia”.

La missione di messa in sicurezza del Mar Mediterraneo è nata dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre. Nell’ottobre 2001 la Nato ha infatti lanciato l’operazione di sorveglianza marittima Active Endeavour , “incentrata sull’individuazione e la deterrenza delle attività terroristiche nel Mediterraneo”. L’operazione si è conclusa nell’ottobre 2016 ed è stata sostituita da Sea Guardian, una missione marittima flessibile in grado di svolgere l’intera gamma di compiti delle operazioni di sicurezza in mare. Sea Guardian, secondo quanto si legge, oggi svolge tre compiti nel Mar Mediterraneo: consapevolezza della situazione marittima, lotta al terrorismo in mare e supporto al rafforzamento delle capacità.

La Missione Nato in Iraq svolge compiti di “consulenza e rafforzamento delle capacità non di combattimento che mira ad aiutare a rafforzare le istituzioni e le forze di sicurezza irachene in modo che esse stesse possano prevenire il ritorno dell’Isis, combattere il terrorismo e stabilizzare il loro paese”. Il sostegno all’Unione Africana comprende varie missioni come quella in Somalia che fornisce supporto aereo e marittimo alle forze dell’Ua.

Già dall’annessione della Crimea da parte della Russia nel 2014 e dall’invasione iniziata il 24 febbraio 2022, la Nato ha adottato “misure di rassicurazione supplementari per i suoi alleati”. Tra queste c’è il potenziamento delle missioni di polizia aerea, ovvero missioni collettive che consentono all’Alleanza “di rilevare, tracciare e identificare tutte le violazioni e violazioni del suo spazio aereo e di intraprendere le azioni appropriate”. I caccia alleati pattugliano lo spazio aereo degli alleati che non hanno mezzi aerei propri. L’Alleanza ha poi schierato ulteriori velivoli per rafforzare le missioni in cinque regioni: negli Stati baltici, lungo i confini di Bulgaria, Polonia e Romania, nell’Adriatico orientale e nei Balcani occidentali (Albania, Montenegro, Macedonia del Nord e Slovenia), in Islanda e nei paesi del Benelux (Belgio, Lussemburgo e Paesi Bassi).

Tags: