Dossier/ Materie prime critiche (5)

di Rita Cantalino

La crescente domanda di minerali critici e il perpetuarsi di un approccio estrattivo al loro approvvigionamento comportano un rischio significativo di abusi sistemici sui diritti umani e di danni ambientali. Per questo, una transizione ecologica giusta ed equa è realizzabile solo ponendo i diritti umani al centro e superando i tradizionali modelli. L’efficacia di un percorso in questa direzione richiede la volontà politica di approvare norme vincolanti e un monitoraggio costante, con un’azione incisiva da parte di governi (sia importatori che esportatori), imprese e istituzioni internazionali per una transizione sostenibile e giusta.

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*Foto Shutterstock

Responsabilità e governance

La crescente domande di minerali critici e le proiezioni sul suo vertiginoso aumento futuro aumentano il rischio di abusi sistemici sui diritti umani e di danni ambientali. Questo accade soprattutto perché l’approvvigionamento di queste materie prime è al momento condotto con un approccio estrattivo di business as usual, che non tiene conto delle cause sistemiche che hanno generato la crisi climatica. Una maggiore attenzione alla radice della crisi imporrebbe invece una transizione sì rapida, ma allo stesso tempo equa. Fondamentale, in questo caso, la responsabilità delle imprese, a partire dalla necessità di una dovuta diligenza sugli impatti ambientali e sui diritti umani della loro azione. Le attuali politiche delle aziende sui diritti umani sono carenti: meno della metà delle miniere problematiche, per esempio, risulta coperta da una policy adeguata. Essenziali, in questo senso, sarebbero trasparenza e tracciabilità lungo l’intera catena di fornitura, per poter identificare gli eventuali rischi e intervenire con azioni di mitigazione o rimedio. Da questo punto di vista serve un’azione maggiormente incisiva da parte dei governi, sia dei paesi importatori sia di quelli esportatori, per rafforzare le normative nazionali e individuare strumenti sovranazionali che regolino le filiere più rischiose.

Riforme possibili

La costruzione di una transizione ecologica giusta ed equa è possibile solo mettendo al centro i diritti umani e superando i tradizionali modelli estrattivisti coloniali. Qualsiasi intervento legislativo dovrebbe tenere conto innanzitutto del diritto al Consenso Libero, Previo e Informato dei popoli indigeni, che devono avere strumenti pratici ed efficaci per negare il proprio consenso a progetti minerari sulle terre ancestrali. Essenziali sono inoltre la tutela dei diritti di lavoratrici e lavoratori, che devono poter avere accesso a condizioni dignitose, salari equi, sicurezza, libertà di associazione e contrattazione collettiva, e l’eliminazione del lavoro minorile, con sanzioni realmente efficaci in caso di violazioni. Dal punto di vista ambientale, occorre risanare quanto prodotto con interventi immediati di bonifica, oltre che azioni preventive per l’inquinamento idrico, atmosferico e dei suoli, e di tutela della biodiversità. Un approccio di economia circolare potrebbe minimizzare impatti e dipendenze promuovendo riciclo, riuso e riduzione della domanda di minerali vergini. Per costruire un quadro di riforme che vada in questa direzione, è però necessaria la volontà politica di approvare norme vincolanti e di monitoraggio costante.

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