Dossier/ Pace: progressi e regressi nel mondo

La Pace nel mondo è ancora lontana e la situazione globale è caratterizzata da miglioramenti in alcune aree o settori e da peggioramenti in altri. Il quadro delineato dalla quattordicesima edizione del Global Peace Index 2020 (Gpi), il rapporto dell’Institute for Economics and Peace, è composito.

L’istituzione non profit attribuisce un indice (il Gpi) per determinare progressi o regressi della pace nel mondo. L’indice misura più della semplice presenza o assenza di guerra, rileva l’assenza di violenza o la paura della violenza in tre ambiti: sicurezza, conflitto in corso e militarizzazione.

In questo dossier si affrontano alcuni tratti del rapporto e si segnala una potenziale risposta all’aumento della violenza, dell’insicurezza e dei conflitti con il Forum mondiale delle Città e dei Territori di pace (vedi Chi fa cosa).

La più pacifica e la meno

Per il sesto anno consecutivo la regione del Mena (Medio Oriente e Nord Africa) è rimasta la meno pacifica del mondo. Nessun Paese dell’area si è classificato più in alto della 27esima posizione. Nonostante i conflitti in corso e l’instabilità si sono registrati miglioramenti su molti indicatori. Il numero di vittime nei conflitti interni è diminuito, così come la loro intensità e i valori di import ed export di armi.

L’Europa rimane la regione più pacifica nel mondo, anche se ha registrato un leggero deterioramento della tranquillità. La Regione ospita 13 dei 20 Paesi più tranquilli e solo tre Nazioni non si sono classificate nella metà superiore dell’indice. Nonostante il livello di pace, però, l’Europa esporta più armi di altre regioni.

L’Islanda, al vertice dal 2008, rimane il paese più pacifico del mondo, seguito da Nuova Zelanda, Austria, Portogallo e Danimarca. In coda troviamo invece l’Afghanistan, che, per il secondo anno consecutivo, risulta essere il paese meno pacifico del mondo, seguito da Siria, Iraq, Sud Sudan e Yemen.

Terrorismo e omicidi in calo, tentazione autoritaria in aumento

Nel 2020 l’indicatore di impatto del terrorismo ha continuato a migliorare, con un totale di
morti scesi a 15.952, dal picco di 33.555 di cinque anni prima. In totale 92 paesi hanno registrato un miglioramento dell’indicatore di impatto del terrorismo. Allo stesso tempo anche il tasso di omicidi ha continuato a migliorare in 57 paesi, mentre sono 42 quelli in peggioramento. In El Salvador, il Paese con il maggior numero di omicidi il tasso di omicidi è diminuito del 25%.

Un altro elemento da segnalare è legato alla pandemia da Covid-19, che ha contribuito alla diminuzione del livello di agitazione sociale nella prima metà del 2020. Il rapporto segnala però che la possibilità di future violenze rimane alta. Il rapporto rileva anche la tendenza che sta portando molti Stati verso un governo più autoritario. Una ‘moda’ rilevata attraverso diversi indicatori: la scala del terrore politico, il tasso di polizia e quello di incarcerazione.

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