Dossier/ Riarmo europeo: il Libro Bianco della Difesa

Il 19 marzo la Commissione Europea ha presentato il “Libro bianco per la difesa”, un documento di indirizzo politico che riunisce le proposte per rafforzare l’industria della difesa in Europa. Il testo rappresenta un’estensione del noto piano “ReArm Europe/Readiness 2030” e contiene varie misure legali e strategiche che vanno a dettagliare le cinque proposte (di natura prettamente finanziaria) presenti nel piano ReArm.

Il Libro bianco, come si legge sul sito della Commissione Europea, “definisce un nuovo approccio alla difesa e individua le necessità di investimento per colmare le lacune critiche in termini di capacità e costruire una solida base industriale della difesa”. Si definiscono quindi i passi necessari per rafforzare la difesa europea: fornire un sostegno incrollabile all’Ucraina; colmare le lacune in termini di capacità di difesa dell’Europa per le forze armate degli Stati membri; rafforzare l’industria europea della difesa; preparare l’Ue alle contingenze militari più estreme; rafforzare la sicurezza attraverso i partenariati. Il Libro bianco mira inoltre a sottolineare “il valore aggiunto dell’Ue nelle sue iniziative industriali in materia di difesa e a presentare nuove e ambiziose proposte”.

Il Consiglio europeo delibererà sulle proposte nelle prossime riunioni previste per il 26 e 27 giugno, che dovrebbero tradursi in impegni concreti per concretizzare la visione delineata nel Libro bianco.

 

Maxi prestiti con il Safe

Un nuovo strumento specifico per “la sicurezza dell’Europa” è il sistema di prestiti denominato Safe. La Commissione raccoglierà fino a 150 miliardi di euro sui mercati dei capitali, “per aiutare gli Stati membri dell’Ue ad aumentare rapidamente e in modo sostanziale gli investimenti nelle capacità di difesa dell’Europa”. I fondi saranno erogati, su richiesta, agli Stati interessati sulla base di piani nazionali. Si tratta quindi di prestiti a lunga scadenza, con una durata massima di 45 anni e un periodo di grazia di 10 anni per il rimborso del capitale e “a prezzi competitivi e strutturati in modo attrattivo”, che dovranno essere rimborsati dagli Stati membri beneficiari.
Il Safe consentirà, secondo la Commissione, “di aumentare immediatamente e in modo consistente gli investimenti nella difesa grazie al ricorso ad appalti comuni nell’industria europea della difesa, con concentrazione sulle capacità prioritarie”. La scadenza per richiedere prestiti è il 30 giugno 2027 e i paesi possono ricevere il denaro fino alla fine del 2030. Il 13 maggio 2025 ne hanno discusso i ministri delle finanze, riuniti nell’EcoFin, ma una quadra non è stata trovata. A oggi sono 16 gli Stati che hanno deciso di richiedere l’attivazione della clausola di salvaguardia nazionale proposta dalla Commissione.
L’altro strumento-chiave è la deroga immediata (sulla base dell’articolo 122 del TFUE) dalle regole del Patto di Stabilità per eventuali spese supplementari in materia di difesa, fino all’1,5 % del Pil, per una durata iniziale di quattro anni. La proiezione a medio termine del possibile impatto di un tale aumento delle spese nazionali di tutti e 27 i paesi Ue si aggira attorno ai 650 miliardi supplementari di investimenti a livello di Unione. Ma, come rileva l’Ispi, “mentre i 150 miliardi di SAFE costituiscono una somma già tangibile e disponibile, i 650 sono ancora del tutto virtuali, e comunque soggetti a decisioni nazionali”.

Buy European

Tra i piani della Commissione c’è quello di promuovere appalti in comune per l’acquisto di armi che siano almeno per il 65% di origine europea. “Dobbiamo acquistare più prodotti europei. Perché ciò significa rafforzare la base tecnologica e industriale della difesa europea”, ha affermato la presidente della Commissione Ursula von der Leyen nell’annunciare il programma Readiness 2030.

Nel caso le armi provenissero in parte da Paesi terzi è essenziale che i Paesi membri abbiano il controllo totale dello strumento. Il fondo pianificato escluderebbe quindi i sistemi d’arma in cui un paese non Ue ha autorità di progettazione, ovvero il controllo delle sue costruzioni o del suo utilizzo.

Potranno partecipare agli appalti comuni all’interno dei prestiti Safe anche l’Ucraina e i paesi Efta/See (Norvegia, Svizzera, Islanda e Liechtenstein), i paesi in via di adesione, i paesi candidati e potenziali candidati e i paesi che hanno sottoscritto con l’Ue un partenariato in materia di sicurezza e di difesa. Questi ultimi possono anche negoziare, con reciproco beneficio, accordi specifici sulla partecipazione dei rispettivi settori industriali a tali appalti. Sull’operatività dello strumento il dibattito è in corso.

Ad oggi quindi aziende della difesa di Stati Uniti (negli ultimi anni, circa due terzi degli ordini di appalto dell’Ue sono andati a società di difesa statunitensi), Regno Unito e Turchia saranno escluse, a meno che i governi non firmino patti di difesa e sicurezza con Bruxelles. Pare che il Regno Unito abbia fatto forti pressioni per essere incluso nell’iniziativa e l’Alta Rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Kaja Kallas ha annunciato che un’intesa con Londra è attualmente oggetto di negoziato e potrebbe essere finalizzata nel mese di maggio.

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