Il 19 marzo la Commissione Europea ha presentato il “Libro bianco per la difesa”, un documento di indirizzo politico che riunisce le proposte per rafforzare l’industria della difesa in Europa. Il testo rappresenta un’estensione del noto piano “ReArm Europe/Readiness 2030” e contiene varie misure legali e strategiche che vanno a dettagliare le cinque proposte (di natura prettamente finanziaria) presenti nel piano ReArm.
Il Libro bianco, come si legge sul sito della Commissione Europea, “definisce un nuovo approccio alla difesa e individua le necessità di investimento per colmare le lacune critiche in termini di capacità e costruire una solida base industriale della difesa”. Si definiscono quindi i passi necessari per rafforzare la difesa europea: fornire un sostegno incrollabile all’Ucraina; colmare le lacune in termini di capacità di difesa dell’Europa per le forze armate degli Stati membri; rafforzare l’industria europea della difesa; preparare l’Ue alle contingenze militari più estreme; rafforzare la sicurezza attraverso i partenariati. Il Libro bianco mira inoltre a sottolineare “il valore aggiunto dell’Ue nelle sue iniziative industriali in materia di difesa e a presentare nuove e ambiziose proposte”.
Il Consiglio europeo delibererà sulle proposte nelle prossime riunioni previste per il 26 e 27 giugno, che dovrebbero tradursi in impegni concreti per concretizzare la visione delineata nel Libro bianco.

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Tra i piani della Commissione c’è quello di promuovere appalti in comune per l’acquisto di armi che siano almeno per il 65% di origine europea. “Dobbiamo acquistare più prodotti europei. Perché ciò significa rafforzare la base tecnologica e industriale della difesa europea”, ha affermato la presidente della Commissione Ursula von der Leyen nell’annunciare il programma Readiness 2030.
Nel caso le armi provenissero in parte da Paesi terzi è essenziale che i Paesi membri abbiano il controllo totale dello strumento. Il fondo pianificato escluderebbe quindi i sistemi d’arma in cui un paese non Ue ha autorità di progettazione, ovvero il controllo delle sue costruzioni o del suo utilizzo.
Potranno partecipare agli appalti comuni all’interno dei prestiti Safe anche l’Ucraina e i paesi Efta/See (Norvegia, Svizzera, Islanda e Liechtenstein), i paesi in via di adesione, i paesi candidati e potenziali candidati e i paesi che hanno sottoscritto con l’Ue un partenariato in materia di sicurezza e di difesa. Questi ultimi possono anche negoziare, con reciproco beneficio, accordi specifici sulla partecipazione dei rispettivi settori industriali a tali appalti. Sull’operatività dello strumento il dibattito è in corso.
Ad oggi quindi aziende della difesa di Stati Uniti (negli ultimi anni, circa due terzi degli ordini di appalto dell’Ue sono andati a società di difesa statunitensi), Regno Unito e Turchia saranno escluse, a meno che i governi non firmino patti di difesa e sicurezza con Bruxelles. Pare che il Regno Unito abbia fatto forti pressioni per essere incluso nell’iniziativa e l’Alta Rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Kaja Kallas ha annunciato che un’intesa con Londra è attualmente oggetto di negoziato e potrebbe essere finalizzata nel mese di maggio.