Le rotte marittime commerciali sono in mutamento. A determinare la necessità di variare ci sono molteplici fattori che vanno dai conflitti che interessano aree strategieche per i trasporti (vedi caso Ucraina), agli attacchi alle navi nel canale di Suez, fino alla siccità del canale di Panama.
A tutto questo si uniscono gli scontri (più o meno aperti) per il controllo degli oceani e dei chockepoints, i passaggi obbligati delle vie marittime. In questo dossier, l’ultimo di questo trittico dedicato agli Oceani e al commercio che vi transita, si affrontano alcuni casi che riguardano l’Oceano Indiano e la sempre più attiva e discussa Rotta Artica, che sta aprendo nuovi scenari, sia economici, che, soprattutto, geopolitici.
- Dossier/ Rotte commerciali e nuove strategie. Il Pacifico (1)
- Dossier/ Rotte commerciali e nuove strategie. L’Atlantico (2)
*In copertina Foto di Annie Spratt su Unsplash, di seguito un grafico tratto dal rapporto di Unctad di febbraio 2024
Rotta Artica, l'accordo Russia-Cina
La rotta artica, nel nord del mare Artico, potrebbe quasi dimezzare i tempi di percorrenza tra Asia ed Europa e aprire così nuove vie commerciali. Tra gli obiettivi della Russia c’è che la Northern Sea Route (Nsr) diventi una rotta di navigazione utilizzabile tutto l’anno, grazie allo sviluppo di flotte di rompighiaccio e al riscaldamento globale.
Nell’agosto 2024 il premier cinese Li Qiang è stato a Mosca per firmare, con il suo omologo russo, Mikhail Mishustin, un comunicato congiunto per sviluppare nuove rotte di navigazione nell’Artico. Nel mese di giugno l’agenzia nucleare russa Rosatom aveva firmato un accordo con la Hainan Yangpu NewNew Shipping, una compagnia di navigazione cinese, per la progettazione e la costruzione di navi portacontainer adatte al transito nella Northern Sea Route. L’accordo, firmato durante il Forum economico internazionale di San Pietroburgo, puntava ad ampliare l’attività lungo la rotta. Fino al 2023 erano sette i viaggi che si potevano effettuare e si prevede di arrivare a 12 in breve tempo.
L’interesse della Cina sulla rotta Artica parte nel 2018, quando nel suo Libro Bianco si dichiarò un “Near-Arctic State” (Stato vicino all’Artico) e delineò il suo piano per diventare un attore rilevante nella Regione. Il documento, come spiega l’Istituto Iari, ha segnato la formalizzazione della Polar Silk Road come una via commerciale parallela alle rotte marittime storiche, che permetterebbe alla Cina di bypassare canali cruciali, ma congestionati come quello di Suez e Malacca. “La Polar Silk Road – scrive Iari – permetterebbe poi a Pechino, oltre a ridurre i tempi di percorrenza delle navi commerciali e diversificarne le rotte, di accedere alle risorse energetiche presenti nell’Artico e di espandere la propria rete di influenza e relazioni a livello internazionale, soprattutto grazie al partenariato con la Russia”.
L‘Artico è la fonte di quasi un decimo del petrolio e di un quarto del gas naturale mondiale, la maggior parte non ancora scoperti. Secondo gli analisti sotto il permafrost russo ci sarebbero più di 35.700 miliardi di metri cubi di gas naturale e oltre 2.300 milioni di tonnellate di petrolio e gas condensato. Oggi l’Artico contribuisce a circa il 20% del Pil russo e al 22% delle sue esportazioni globali. Cifre destinate a crescere, di pari passo con le temperature.
Nuova Delhi vs Pechino nell’Oceano Indiano
L’Oceano Indiano è sempre più teatro di scontro tra Cina e India perché passaggio delle forniture di petrolio e delle rotte commerciali con l’Europa. Negli ultimi anni la Repubblica Popolare Cinese ha aumentato la pressione sull’India. Nello scontro un ruolo importante è rivestito dalla Repubblica delle Maldive, dove il neo presidente Mohamed Muizzu ha portato le isole a schierarsi a fianco della Cina, dopo anni di alleanza con l’India.
Come contropartita la Marina militare indiana ha annunciato la volontà di realizzare una nuova base navale presso l’isola di Minicoy, territorio indiano parte dell’arcipelago delle Laccadive, a solo un centinaio di chilometri dalle Maldive. Mossa che svolgerà, secondo un’analisi del Cesi (Centro Studi Internazionali) “un ruolo rilevante per l’India in termini di mantenimento delle capacità di vigilanza delle strategiche linee di comunicazione marittima presenti nell’area”. Secondo il Cesi, poi, nel breve-medio periodo, la competizione strategica tra India e Cina assumerà sempre maggiore rilevanza, anche alla luce dell’interesse crescente nei confronti dei Paesi della costa orientale africana e delle tensioni mediorientali.
Già tra ottobre e dicembre 2023, i leader di Tanzania e Kenya, (al centro nei progetti infrastrutturali legati alla Bri, Belt and Road Initiative, cinese), hanno svolto visite ufficiali in India per rilanciare le relazioni bilaterali. Incontri che hanno prodotto per l’India la formalizzazione di un partenariato strategico con la Tanzania e la pubblicazione di un “Joint Vision Statement on Maritime Cooperation” per l’Oceano Indiano con il Kenya. Mosse rilevanti da parte di India e Cina si registrano anche nel settore centro-orientale dell’Oceano Indiano e, in particolare, in Sri Lanka, da tempo al centro della contesa tra le due potenze asiatiche.