Dossier/ Sull’orlo dell’abisso: i diritti umani nel 2024 (Africa Subsahariana)

di Rita Cantalino

La regione dell’Africa Subsahariana è tormentata da conflitti armati che coinvolgono la popolazione negandone i diritti umani. Il rapporto sui diritti umani nel 2024 di Amnesty International riporta un quadro di violenza, repressione e costanti attacchi alla popolazione civile. La mortalità è molto elevata, insieme alle violazioni in generale e alla violenza, anche sessuale. Le risposte internazionali non sono sufficienti. La crisi climatica, la crescita costante dei prezzi, il debito e la corruzione stanno aggravando una crisi del costo della vita che sembra permanente. Anche in questo caso l’intervento internazionale è del tutto inadeguato. Quando la società civile, in qualunque assetto, prova a protestare, viene puntualmente repressa. Le violazioni della libertà d’espressione, gli arresti arbitrari e le sparizioni di attivisti e voci critiche sono all’ordine del giorno. C’è un clima di endemica discriminazione di genere. I conflitti e la crisi climatica generano continui sfollamenti di popolazione; la popolazione civile è soggetta a costanti e ripetuti attacchi e uccisioni illegali su vasca scala operati sia dalle forze di sicurezza governative sia da gruppi armati. 

Dossier/ Sull’orlo dell’abisso: i diritti umani nel 2024

Foto Shutterstock.com

Violenza sui civili 

La violenza sui civili riguarda molti paesi. Dal Burkina Faso alla Repubblica Democratica del Congo (Rdc), dall’Etiopia al Mali, a Nigeria, Somalia, Sudan. In Mali, Niger e Somalia i raid aerei e gli attacchi con i droni militari hanno causato moltissime vittime innocenti, spesso minori. Gli attacchi più letali provengono quasi sempre da gruppi armati, come Gsim, Adf e Al-Shabaab; queste formazioni prendono di mira e uccidono deliberatamente centinaia di persone. Nel caso del Sudan, sono frequenti rappresaglie di questo genere da parte delle Forze di supporto rapido. Oggetto privilegiato degli attacchi sono i luoghi di culto, le scuole, gli ospedali: in Burkina Faso ci sono stati molti attacchi a chiese e moschee; in Mozambico si sono verificati diversi incendi in scuole e ospedali. 

La discriminazione di genere in Africa Subsahariana è endemica. In questo clima di violenza si registra un’elevata crescita dei casi di violenza sessuale usata come arma nei conflitti. Nella Repubblica Centrafricana e nella Repubblica Democratica del Congo ci sono moltissime segnalazioni; in Sudan le Forze di supporto rapido hanno compiuto stupri diffusi, anche di gruppo, spesso alla presenza dei familiari delle vittime. Questo è accaduto soprattutto nel Darfur, ma anche in Somalia e Sud Sudan. 

Diritti umani, civili e sociali

In Africa subsahariana persistono gravi violazioni dei diritti fondamentali. La fame è una realtà concreta, quotidiana, che colpisce milioni di persone. La siccità ne mette in pericolo circa 68 milioni nel sud; l’insicurezza alimentare riguarda soprattutto Car, Sud Sudan e Somalia, dove sono milioni le persone colpite e moltissimi i minori malnutriti. 

Anche il diritto all’istruzione è negato a milioni di persone, soprattutto a causa dei costanti conflitti e del clima di generale insicurezza. Durante gli attacchi sono state distrutte centinaia di scuole; spesso sono utilizzate come rifugi, in violazione della Dichiarazione sulle scuole sicure. Nel Sudan più di 17 milioni di minori non hanno una scuola. Migliaia di edifici scolastici sono chiusi anche in Africa occidentale e centrale. 

I governi sarebbero tenuti a destinare il 15% del bilancio statale alla sanità, ma la spesa media arriva solo a 7,4%. Gli alti costi di cure e prestazioni gettano nella povertà più di 150 milioni di persone. Nel 2024 l’epidemia di mpox ha registrato quasi 15 mila casi e portato a 456 decessi. La situazione è particolarmente grave in Repubblica Democratica del Congo, ma è stata dichiarata una vera e propria emergenza internazionale. 

Gli sgomberi forzati hanno tolto la casa migliaia di persone, divenute ora senzatetto. È accaduto in Congo, per favorire la crescita dei siti di estrazione mineraria, e in Kenya, dove a causa delle inondazioni sono stata sfollate 6 mila famiglie. 

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