di Rita Cantalino
La regione Asia-Pacifico è afflitta da disordini politici, repressione e conflitti armati, con gravi impatti sui diritti umani. Negli ultimi anni nuove leggi hanno limitato la libertà d’espressione e le proteste sono state represse violentemente, causando vittime. Oppositori, giornalisti e difensori dei diritti subiscono sorveglianza, detenzioni arbitrarie, torture e uccisioni illegali, spesso impunite. In Myanmar, l’escalation del conflitto ha provocato gravi violazioni. I diritti di donne e ragazze in Afghanistan sono stati ulteriormente ristretti dal regime dei talebani. Cina e Corea del Nord continuano la severa repressione del dissenso.
Discriminazioni di genere e violenza contro donne, ragazze e LGBTI permangono, malgrado alcuni progressi. I diritti dei popoli nativi e delle minoranze etniche sono ignorati, spesso per lasciare spazio a progetti estrattivi con gravi impatti climatici ed ecosistemici. Le violazioni dei diritti economici e sociali, come casa e istruzione, restano altissime. I governi non hanno agito urgentemente contro il cambiamento climatico, che causa devastazione di ampi territori. Persone in fuga da conflitti e repressione rischiano espulsioni forzate o detenzioni arbitrarie.
Dossier/ Sull’orlo dell’abisso: i diritti umani nel 2024
Dossier/ Sull’orlo dell’abisso: i diritti umani nel 2024 (Africa Subsahariana)
Dossier/ Sull’orlo dell’abisso: i diritti umani nel 2024 (Americhe)
Foto Shutterstock

Attaccate le libertà d’espressione, associazione e riunione
Nei paesi dell’area Asia-Pacifico lo spazio per le libertà fondamentali è in constante restringimento. Diversi governi hanno promulgato nuove leggi restrittive che attaccano la libertà d’espressione, associazione e riunione politica, come accaduto in Pakistan. In Cina e Corea del Nord è sempre più frequente la repressione violenta delle proteste. Giornalisti, attivisti e voci critiche subiscono violenze, intimidazioni, arresti arbitrari, lunghe pene detentive, procedimenti giudiziari e talvolta vengono uccisi in circostanze poco chiare. In Indonesia e Bangladesh, ad esempio, sono stati documentati arresti di massa e sparizioni. La censura, sia online sia offline, è stringente. Si fa sempre più uso di tecnologie di sorveglianza per spiare manifestanti pacifici.
Nello scorso anno è continuato il trend di proteste pacifiche affrontate con un uso eccessivo e illegale della forza, che spesso ha portato morti, feriti e arresti di massa, frequenti in India. In particolare, questo si è verificato per le manifestazioni pro-Palestina e che chiedevano la fine del genocidio a Gaza. Il diritto di associazione è sotto un aperto attacco, diversi partiti sono stati sciolti ed esponenti politici sottoposti ad accuse infondate. Anche la libertà di associazione per i lavoratori è negata. Un barlume di speranza è emerso in Corea del Sud, dove le proteste popolari hanno portato al ritiro di una legge marziale.
Crisi climatica e diritti umani
Gli effetti della crisi climatica e umanitaria sulla regione sono devastanti e hanno un impatto diretto anche sui diritti umani. Caldo insopportabile o inondazioni hanno causato centinaia di morti. Milioni gli sfollati in India e Bangladesh. Questa situazione ha aggravato la già gravissima situazione dell’inquinamento di città come Delhi e in Pakistan, e ha un impatto più violento sulle fasce sociali già fragili.
I governi non sono in grado di rispondere in maniera efficace e contribuiscono alla crisi. In Giappone e Australia si continua ad investire in energie di natura fossile; la Nuova Zelanda ha indebolito le proprie leggi di tutela ambientale; gli obiettivi climatici dell’India sono altamente insufficienti. Chi si erge a difesa dei diritti umani subisce violenta repressione, come accaduto a Truong Van Dung, noto attivista climatico vietnamita arrestato per “propaganda contro lo stato” per aver concesso interviste a testate straniere.
Si fa sempre più grave anche la crisi umanitaria. In Afghanistan ha colpito il 50% della popolazione. Donne e ragazze hanno un accesso minimo alla sanità. Il 40% della popolazione in Corea del Sud è denutrito. I lavori forzati sono istituzionalizzati. Milioni di minori, tra cui bambine in Afghanistan e bambini in Myanmar, vedono negato il loro diritto all’istruzione. In Mongolia e Nepal ci sono stati sgomberi forzati di migliaia di famiglie.