Dossier/ Un mondo di discriminazioni per le comunità lgbti (2)

L’omosessualità viene ancora criminalizzata in 69 Paesi del mondo e nessuna regione del Pianeta è immune alle discriminazioni. Il riconoscimento dei diritti delle persone lgbti (lesbica, gay, bisessuale, transgender, intersessuale) rientra tra gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e in particolare coinvolge il goal 10, ovvero quello che punta a ridurre l’ineguaglianza all’interno di e fra gli Stati.

Dopo aver analizzato la questione partendo dal continente africano nel precedente dossier, passiamo in rassegna gli altri Continenti.

*In copertina Photo by Mercedes Mehling on Unsplash.

**Di seguito la classifica ILGA-Europe. Il colore assegnato a ciascun paese dà un’indicazione di dove sono posizionati i paesi su una scala compresa tra 0% (gravi violazioni dei diritti umani, discriminazione) e 100% (rispetto dei diritti umani, piena uguaglianza). Le classifiche di Ilga-Europe si basano su come le leggi e le politiche di ciascun paese influiscono sulla vita delle persone Lgbti. 

Diritti in picchiata in Europa e Asia Centrale

Secondo la decima edizione del rapporto annuale della situazione dei diritti umani delle persone Lgbti in Europa e Asia centrale 2021 dell’Ilga-Europa, la pandemia Covid19 ha evidenziato “tutte le lacune in termini di realtà vissute dalle persone Lgbti in Europa e in Asia centrale”. Secondo l’organizzazione c’è stato un peggioramento in termini di democrazia.

In Polonia e Ungheria gli attacchi alla libertà di riunione continuano a essere una tendenza in crescita con repressioni, attacchi brutali e casi giudiziari contro le persone che hanno preso parte agli eventi del Pride nel 2019. Il rapporto mostra un aumento sostanziale dei discorsi di odio nelle regioni, sia da fonti ufficiali, nei media e online. La tendenza dei politici ad attaccare verbalmente le persone Lgbti è cresciuta notevolmente, mentre molti leader religiosi hanno direttamente incolpato le persone Lgbti per il Covid19.

L’Ilga-Europe Annual Review 2021 mostra poi una significativa crescita dell’opposizione ai diritti trans in tutta Europa, che sta iniziando ad avere un impatto ampio e negativo sul riconoscimento legale del genere. C’è una regressione legale e una stagnazione in 19 paesi, molti dei quali hanno visto le forze di opposizione diventare più rumorose, affermando che promuovere la protezione contro la discriminazione e l’autodeterminazione per le persone trans danneggerebbe i diritti delle donne o “la protezione dei minori”.

In Asia e Vicino Oriente

In Asia e nel Vicino Oriente ci sono vari Stati che criminalizzano l’omosessualità. Vediamo alcuni casi. L’Arabia Saudita prevede l’esecuzione pubblica per gli uomini sposati colpevoli di sodomia, ma alcuni funzionari dell’ambasciata saudita a Washington hanno recentemente precisato che la pena di morte si applica solo su reati di violenza sessuale con vittime minori.

Negli Emirati Arabi Uniti non si registrano esecuzioni capitali per persone omosessuali dal 2011, ma il sesso tra uomini è parificato allo stupro. La legge civile prevede invece la castrazione chimica e la deportazione per gli stranieri. Nello Yemen vige la censura sia per la stampa nazionale che per i siti web a sostegno dei diritti lgbt. Gli uomini sposati colpevoli di sodomia possono essere condannati a morte, mentre le donne possono subire fino a tre anni di reclusione.

In Afghanistan prevale la legge islamica. Sebbene il codice penale preveda pene “lievi” per la fornicazione tra uomini adulti consenzienti, viene applicata la shari’a come legge suppletiva. In Iran, l’omosessualità è stata criminalizzata nel 1979: i rapporti consensuali tra adulti sono puniti con la pena di morte.

L’omosessualità è poi gravemente condannata anche in Pakistan e nel Sultanato del Brunei. Il Bangladesh adotta, almeno sulla carta, il carcere a vita per chi pratica rapporti “contro natura” con uomini, donne o animali, mentre in Myanmar il codice penale prevede che gli atti contro natura siano puniti con una reclusione che può prevedere la durata a vita.

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