La vendita di armi tedesche

a cura di Alice Pistolesi

La Germania è tra i maggiori esportatori di armi nel mondo. Secondo il Sipri (Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma), infatti, il Paese si piazza in classifica dopo Stati Uniti, Russia e Francia.

Questi paesi, insieme alla Cina hanno rappresentato nel 2017 il 74 per cento di tutte le esportazioni di armi. La Germania, da sola, ha contribuito all’export mondiale con il 5,58 per cento.

Sul fonte della spesa la Germania si piazza nelle classifica Sipri al nono posto dopo Stati Uniti, Cina, Arabia Saudita, Russia, India, Francia, Regno Unito e Giappone, contribuendo alla spesa militare mondiale con il 2,5 per cento.

Nella spesa rientra il progetto che la Germania condivide con la Francia del presidente Macron per costruire un superjet cacciabombardiere della nuova generazione per far concorrenza e dare una risposta politica allo F-35 americano.

In questo dossier analizziamo alcuni aspetti fondanti della politica tedesca dell’esportazione di armi.

Qui i precedenti dossier su alcuni dei principali esportatori o importatori di armi.

L’export di armi francesi

La Russia che vende armi

La politica delle armi negli Stati Uniti

Il commercio delle armi dell’Arabia Saudita

Armi Made in China nel mondo

Il giro d’affari della Coalizione

Tra il 2014 e il 2017 il governo della coalizione Spd-Cdu ha consegnato armi nel mondo per un valore complessivo di 25,1 miliardi, segnando un 21% d’incremento rispetto al valore registrato negli anni del governo di Unione e Liberali.

Nello stesso periodo la Germania ha venduto agli Stati extra-Unione Europea e Nato prodotti militari per 17,8 miliardi: il 47% in più rispetto al secondo mandato di Merkel (14,48 miliardi).

Nel 2017 sono state consegnate armi e attrezzature per un valore di 3,79 miliardi di euro, a paesi terzi, ovvero 127 milioni di euro in più dell’anno precedente.

Nell’elenco spiccano gli ordini per 1,3 miliardi dell’Algeria ma è ingente anche il business con Arabia Saudita, Egitto, Emirati Arabi e Turchia.

I dati sono emersi dalla risposta del Ministero dell’Economia a un’interrogazione parlamentare del partito della Linke.

Tra le principali aziende produttrici tedesche ci sono sono la Mtu di Monaco che fabbrica i motori per gli Eurofighter, la Diehl di Norimberga che costruisce razzi per gli F-16 Usa, la ThyssenKrupp per i sottomarini italiani, la Rheinmetall delle munizioni perforanti e il consorzio Eads con l’Airbus militare.

La Germania ha poi nel corso del 2017 e 2018 annunciato una partnership per costruire armi da utilizzare nella “difesa europea” insieme alla Francia.

L’embargo ai sauditi per Khashoggi

Il governo tedesco ha fermato l’esportazione di armi in Arabia Saudita, compresi i casi di vendite che avevano ottenuto in precedenza l’approvazione del governo (vedi focus 1).

L’embargo deciso dai tedeschi è arrivato il 19 novembre 2018 tramite un portavoce del ministero dell’economia, che ha ribadito la linea già annunciata dal governo dopo la  morte del giornalista Jamal Khashoggi, ucciso nell’ambasciata saudita in Turchia. La sospensione delle vendite all’Arabia proseguirà, a detta del governo tedesco, almeno finché non saranno fornite spiegazioni chiare sull’assassinio.

Inizialmente Berlino aveva dichiarato di bloccare le nuove vendite ma non era chiaro su come voleva agire sulle procedure in corso di approvazione o già approvate.

La decisione tedesca ha quindi bloccato le consegne già stabilite, come le venti  motovedette prodotte dalla Lürssen-Werft e destinate alla marina saudita.

All’embargo di armi hanno aderito anche Olanda, Danimarca e Finalndia. Il Regno Unito, la Francia e la Spagna, invece, non hanno bloccato i propri traffici armati.

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