L’export di armi francesi

a cura di Alice Pistolesi

La Francia è uno dei cinque maggiori esportatori di armi insieme a Stati Uniti, Russia, Germania e Cina.

Secondo i dati forniti dal Sipri (Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma) la Francia ha aumentato le esportazioni di armi del 27 per cento rispetto al periodo 2008-12 ed è stato il terzo maggiore esportatore di armi nel 2013-17.

Questo nonostante il 2017 non sia stato un anno particolarmente ricco per le esportazioni armate made in France (vedi approfondimento 1).

In questo dossier analizzeremo lo stato di questo export, dove queste armi vengono inviate (e a spese di chi), e forniremo cenni sulla politica futura del settore, emersa dalla legge di programmazione militare promulgata nell’estate 2018.

Qui i precedenti dossier su alcuni dei principali esportatori o importatori di armi.

La Russia che vende armi

La politica delle armi negli Stati Uniti

Il commercio delle armi dell’Arabia Saudita

Armi Made in China nel mondo

 Export in calo nel 2017: le mosse di Macron

Nonostante la Francia sia ancora una delle Potenze che più esportano armi nel 2017 il suo export ha subito un dimezzamento delle vendite. Nel rapporto annuale sull’export militare le aziende francesi hanno vinto nel 2017 ordini per un valore di 6,9 miliardi di euro: la metà rispetto ai 14 miliardi dell’anno precedente.

Ben lontani anche dal 2015, anno in cui l’industria francese stabilì il record di 16,9 miliardi di euro di esportazioni, grazie ai corposi contratti per la vendita dei caccia multiruolo Dassault Rafale a India, Qatar ed Egitto. Dalle rilevazioni di Parigi il calo del 2017 era dovuto all’attesa per il risultato delle elezioni in Francia, la stagnazione economica di molti Paesi produttori di petrolio a causa del prezzo del greggio e la crisi del Golfo, nata dal blocco saudita nei confronti del Qatar.

L’Emirato ha infatti da sempre rappresentato uno dei maggiori destinatari dell’export militare francese. Doha ha impiegato otto mesi per ottenere un prestito bancario che servisse per l’acconto del 15% sull’ordine di 24 Rafale dal valore di 6,3 miliardi di euro. Alla luce di tutto questo l’obiettivo di Macron è quello di tornare ai fasti del 2015. Per questo il presidente ha avviato una campagna di operazioni in tutto il mondo per dimostrare le capacità delle armi francesi.

I mercati più importanti per l’export francese sono due: il Medio Oriente e l’Asia-Pacifico. Nel 2017 le vendite in Medio Oriente hanno rappresentato poco più del 60 per cento del valore totale. La Francia è anche il terzo esportatore di armi in Arabia Saudita dopo Stati Uniti e Gran Bretagna. I dati si riferiscono al periodo 2013 – 2017 e sono forniti dal Sipri di Stoccolma.

La regione dell’Asia-Pacifico ha rappresentato invece circa il 17% delle vendite. Per differenziare i clienti Macron ha iniziato un dialogo anche con India e Australia. Ad esempio la flotta francese è arrivata nel Mar Cinese Meridionale e la visita di Macron in Australia è stata preceduta da un contratto di 50 miliardi di dollari per la costruzione di 12 sottomarini da parte della Dcns Naval Group.

Nucleare militare e difesa cibernetica

Il nucleare militare continua ad essere il fulcro della strategia militare francese.

Secondo la legge di programmazione (vedi chi fa cosa) il settore sarà rafforzato e ammodernato nei prossimi anni.  Il comparto dovrebbe infatti dotarsi di nuovi missili dalla gittata maggiore dei precedenti.

Un altro dei propositi francesi è la realizzazione di un sottomarino nucleare lanciamissili di terza generazione oltre all’acquisizione di  navigli per la guerra di mine, sottomarini nucleari d’attacco, aerei da pattugliamento marittimo, fregate e rifornitrici.

La legge ha poi previsto  il finanziamento per l’aggiornamento continuo dei sistemi di sicurezza e dei mezzi di trasmissione che permetterebbero di lanciare gli strike nucleari.

Sempre secondo la legge, poi, Il Ministero della difesa potrà assumere circa 6mila effettivi entro il 2023, metà dei quali civili. Alcuni di questi saranno destinati alle funzioni di sostegno all’export.

Oltre al nucleare la programmazione militare punta sull’intelligence e la difesa cibernetica, che sarà potenziata in tutti i segmenti, a partire da quello spaziale. Entro il 2015 si prevede infatti  l’arrivo degli ultimi due satelliti del sistema di osservazione multinazionale, per l’acquisizione di immagini ad altissima risoluzione.

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