Onu, aspettando la riforma: l’istituzione

a cura di Alice Pistolesi

Un’Organizzazione delle Nazioni Unite statica, scarsamente incisiva, a tratti poco democratica e incapace di rinnovarsi. Dell’immobilismo e di una riforma per le Nazioni Unite, organizzazione nata nel dopoguerra e mai mutata nella struttura, si parla da anni.

E da anni si discute di riformare l’Istituzione Nazioni Unite, partendo dal Consiglio di sicurezza, l’organismo, nato con l’obiettivo di creare e mantenere uno status quo che favorisse gli Stati vincitori della Seconda Guerra Mondiale.

Secondo una datata agenda di lavoro che risale al 2008, il negoziato intergovernativo sulla riforma del Consiglio di Sicurezza sarebbe incentrata su cinque tematiche: le categorie di membri del Consiglio (permanente, non permanente o altre opzioni), la questione del veto, la rappresentanza regionale, le dimensioni di un Consiglio allargato e i metodi di lavoro e i rapporti tra il Consiglio e l’Assemblea Generale.

I diversi interessi nazionali (vedi approfondimento 2) hanno bloccato e continuano a bloccare la riforma ma, secondo gli osservatori, l’arrivo del presidente Antonio Guterres del 2017 e di María Fernanda Espinosa Garcés, la presidente della 73ª sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite insediatasi nel giugno 2018, fanno ben sperare.

Durante il suo discorso di insediamento Espinosa Garcés ha promesso di “rafforzare il multilateralismo” e di lavorare alla riforma delle Nazioni Unite, alla finalizzazione del Global compact on migration e all’attuazione dell’agenda di Addis Abeba sul finanziamento allo sviluppo.

L’Onu in breve

All’organizzazione, nata il 24 ottobre 1945, aderiscono 193 Stati del mondo sul totale dei 196 riconosciuti. Taiwan è stato estromesso dall’Onu nel 1971 per permettere alla Repubblica Popolare Cinese di entrare a farne parte. La Santa Sede e lo Stato di Palestina godono dello status di osservatore permanente come Stati non membri.

Un membro osservatore è poi il Sovrano Militare Ordine di Malta. Nei primi due articoli dello Statuto delle Nazioni Unite sono riassunti gli scopi e i principi che l’organizzazione internazionale si è data: mantenere la pace e la sicurezza internazionale; promuovere la soluzione delle controversie internazionali e risolvere pacificamente le situazioni che potrebbero portare ad una rottura della pace; sviluppare le relazioni amichevoli tra le Nazioni sulla base del rispetto del principio di uguaglianza tra gli Stati e l’autodeterminazione dei popoli; promuovere la cooperazione economica e sociale; promuovere il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali a vantaggio di tutti gli individui; promuovere il disarmo e la disciplina degli armamenti; promuovere il rispetto per il diritto internazionale ed incoraggiarne lo sviluppo progressivo e la sua codificazione.

La sede dell’Assemblea Generale e del Segretariato Generale delle Nazioni Unite è a New York. I due organi su cui le Nazioni Unite si basano sono l’Assemblea generale e il Consiglio di Sicurezza.

L’Assemblea generale è composta dai rappresentanti di tutti gli Stati membri, ciascuno dei quali ha diritto di voto. Si riunisce a New York in sessione ordinaria, da settembre a dicembre, ma sono previste sessioni speciali e sessioni d’emergenza. Le decisioni più importanti sono prese con la maggioranza qualificata dei due terzi , mentre per le altre è sufficiente la maggioranza assoluta dei presenti.

Il tanto discusso Consiglio di sicurezza è composto da quindici membri: cinque sono permanenti (Stati Uniti, Russia, Gran Bretagna, Francia e Cina) e hanno il potere di veto. Dieci vengono eletti ogni due anni, in base al contributo dato nel mantenere la pace e a un criterio geografico. Non hanno il diritto di veto. Il Consiglio può adottare decisioni che gli Stati membri non sono tenuti a rispettare (raccomandazioni) o decisioni vincolanti (risoluzioni). Si riunisce solitamente due volte l’anno, ma può essere convocato anche in casi di urgenza.

Se uno Stato minaccia il mantenimento della pace, il Consiglio ha il potere di assumere decisioni che vanno dalle sanzioni economiche o blocco del commercio internazionale, al divieto di comunicazione aerea, marittima, terrestre e postale, all’interruzione delle relazioni diplomatiche, fino all’utilizzo di forze di pace (i cosiddetti caschi blu) ma solo con il consenso dello Stato coinvolto nel conflitto.

I blocchi Onu

La discussione attorno alla riforma dell’Onu ha portato gli attori internazionali ad organizzarsi in tre blocchi con posizioni contrapposte.

Da una parte i membri del G4: Giappone, India, Brasile e Germania, che chiedono di divenire membri permanenti del Consiglio di Sicurezza e si appoggiano a vicenda.

L’importanza economica, politica e militare di questi Stati è andata aumentando dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Per questo i quattro hanno creato questa unione diplomatica che ha lo scopo di ottenere un seggio permanente. La loro richiesta è appoggiata da alcuni Stati del gruppo dei cinque, ad eccezione della Cina, non troppo convinta dell’ingresso dell’India e tanto meno del Giappone. Secondo gli osservatori la proposta aumenterebbe ulteriormente il divario fra Stati e risulta quindi poco appetibile alla grande maggioranza degli altri Paesi.

Un altro blocco è il gruppo Uniting for Consensus, chiamato informalmente ‘Coffee Club’. Alla compagine, presieduta dall’Italia, appartengono il Pakistan, la Colombia, l’Egitto, il Canada e la Spagna, ma oltre 120 Nazioni hanno preso parte almeno in un’occasione alle iniziative del gruppo. Il Coffee Club si oppone alla richiesta del G4 e propone un allargamento del numero dei membri non permanenti, o a rotazione, del Consiglio di Sicurezza.

Il terzo blocco è quello dell’Unione Africana, che punta ad ottenere un allargamento a favore dei suoi Paesi con almeno due seggi permanenti.

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