Nuovo Churchill o fabbricante di conflitti?

Chi e' Boris Johnson il nuovo controverso e roboante primo ministro britannico

di Lucia Frigo

Londra – Boris Johnson ha recentemente sostituito Theresa May come primo ministro del Regno Unito nel difficile compito di condurre il Paese fuori dall’Unione Europea entro il 31 ottobre 2019. E se in molti esprimono dubbi sulle sue competenze politiche e intenzioni, quel che è certo è che Boris Johnson ha lavorato alla Brexit probabilmente più di chiunque altro.

Prima di iniziare la sua carriera politica nel 2001 (nello stesso partito conservatore che rappresenta tuttora), Johnson è stato per cinque anni il corrispondente da Bruxelles del Daily Telegraph, uno dei giornali più letti in Gran Bretagna e il più amato dagli elettori conservatori. Al tempo (1989-1994) la cronaca dalle istituzioni europee non appariva interessante o rilevante quanto al giorno d’oggi, ma le storie di Alexander ‘Boris’ Johnson riuscivano sempre a finire in prima pagina per i loro titoli controversi o per le storie pazzesche. Piuttosto di trattare argomenti noiosi come i nuovi regolamenti europei o i negoziati per la creazione dell’Eurozona, Johnson inventava storie come quella secondo cui la Commissione Europea stesse pianificando di costruire per i suoi uffici l’edificio più alto del mondo.

I suoi racconti di un’ UE controversa, volubile, e sempre pronta a imporre nuovi regolamenti su un riluttante Regno Unito hanno fatto breccia tra i suoi lettori, divenuti poi i suoi elettori: una narrazione volutamente ostile e conflittuale che Johnson non ha avuto difficoltà ad alimentare durante la campagna per la Brexit, la stessa che continua a sostenere oggi dal numero 10 di Downing Street.

Nel frattempo la celebrità “Bo Jo” non ha dimenticato di costruire il suo lato pubblico: nel 2014, mentre era sindaco di Londra, ha pubblicato il libro Il fattore Churchill – come un uomo fece la stori“: in occasione del 50esimo della morte di Winston Churchill, Boris Johnson ha colto l’occasione non solo per tessere le lodi del suo mito, ma soprattutto per paragonare se stesso (in maniera più o meno velata) all’uomo che fu capace di vincere la Seconda guerra mondiale. Johnson si presenta così come l’uomo forte, simbolo del Regno Unito, capace di prendersi cura del Paese nonostante le critiche per le sue opinioni forti e la sua figura pubblica molto controversa.

Un Primo Ministro capace di condurre il Paese a una soluzione soddisfacente sarebbe, in effetti, quello di cui il Regno Unito avrebbe bisogno. L’economia britannica non è mai stata traballante come negli ultimi mesi del 2019: la sterlina ha raggiunto uno dei minimi valori degli ultimi anni, gli agricoltori in Irlanda del Nord non smettono di cercare di vendere i loro terreni, vista l’incertezza della situazione al confine, e il Paese sembra in stallo da quando la May ha dato le dimissioni.

Johnson, al contrario del suo eroe Churchill, finora è parso più incline a creare conflitti piuttosto che fare chiarezza. Nei suoi anni a Westminster ha, da un lato, lodato a gran voce il Mercato Unico Europeo; nel frattempo ha sostenuto vivacemente la Brexit, che potrebbe strappare il Paese al mercato unico completamente. Confliggenti anche le sue dichiarazioni sul confine irlandese, sul quale ha già cambiato idea un paio di volte.

Nei prossimi mesi Boris Johnson dovrà davvero dimostrarsi all’altezza dello statista e stratega di cui si proclama successore. E si troverà a gestire il conflitto sociale alimentato dalla sua narrazione, l’instabilità economica causata da più di tre anni di campagna pro Brexit e un Paese sempre più disilluso.

In copertina: immagine di John Cameron per Unspalsh. Nel testo: Boris Jhonson in una foto istituzionale e in una vignetta satirica (Chappatte in NZZ am Sonntag (Zürich). Sotto: Winston Churchill con Edoardo VIII

 

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